"Il pronunciamento negativo della Corte di Giustizia
dell'Unione Europea, in Lussemburgo, relativa alla proroga delle concessioni
demaniali marittime al 2020, rappresenta un colpo durissimo per l'intero
sistema turistico nazionale. Tocca adesso al governo trovare gli strumenti che
consentano alle 30mila imprese balneari italiane di proseguire la propria
attivita', garantendo gli investimenti realizzati, i livelli di occupazione e
il lavoro di una vita".
Ecco il Comunicato Stampa della Assobalneari Italia Federturismo Confindustria
Apprendiamo la notizia della Sentenza
della Corte di Giustizia del Lussemburgo che sapevamo già essere scontata viste
le conclusioni dell’ Avvocato generale della Suprema Corte – dichiara Fabrizio
Licordari Presidente di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria – e non
ne siamo per nulla sorpresi. Certamente il risultato non è quello che ci
aspettavamo perché oggi abbiamo la dimostrazione certificata che esiste una
Europa con sfaccettature diverse, che riserva trattamenti differenti ai vari
Paesi che la compongono e che tutto dipende dagli interessi economici in gioco,
e dal peso politico che ogni Nazione è in grado di esercitare.Ecco il Comunicato Stampa della Assobalneari Italia Federturismo Confindustria
Quello che sta avvenendo in Italia per
le concessioni demaniali ai fini turistico ricreativi è una “Suprema
Ingiustizia” - denuncia il Presidente Licordari – perché è ormai noto a
tutti coloro che hanno seguito questa vicenda, che le Concessioni dello stesso
tipo di quelle di cui stiamo parlando che si trovano in Spagna o in Portogallo
hanno ottenuto trattamenti completamente diversi e sono state tutelate dai
rispettivi Governi con norme a tutela del valore economico e occupazionale che
queste rappresentano. Infatti il Governo Iberico ha prorogato fino a 75 anni le
concessioni in scadenza nel 2018, permettendo anche di regolarizzare tutte le
situazioni abusive, e il Portogallo, la nazione di appartenenza dell’ ex
Presidente della Commissione europea Barroso, nel 2007 ha introdotto il diritto
di preferenza per il concessionario uscente. Per questi Stati non sono state
sollevate obiezioni di sorta, non si sono aperte procedure di infrazione, anzi:
la Commissaria alla Giustizia europea Viavian Reading con un comunicato Stampa
del 2012 ha fornito i crismi per Ley de Costas che sarebbe stata approvata l’
anno successivo, nel 2013, con le giuste motivazioni a favore della tutela di
migliaia di posti di lavoro, degli investimenti effettuati, dell’ importanza
economica del comparto turistico balneare per l’ economia spagnola.
E per l’ Italia – si domanda
il Presidente di Assobalneari Confindustria – chi ha preso posizioni a
Bruxelles a difesa di 30.000 aziende, di 300.000 posti di lavoro, di un indotto
che gravita intorno al turismo balneare che rappresenta numeri di primaria
importanza costituito da imprese fornitrici tipicamente italiane,
professionisti e artigiani, e produttori di attrezzature che tutti vedono sulle
nostre spiagge??? Abbiamo avuto un manipolo di alcuni Parlamentari europei che
hanno rappresentato le nostre istanze ma senza approdare a nulla.
In questi anni abbiamo fatto incontri
con i vari Rappresentanti dei Governi che si sono succeduti, abbiamo consegnato
la normativa di Spagna e Portogallo e mai abbiamo trovato una posizione forte a
difesa delle imprese italiane da fare valere a Bruxelles riscontrando sempre
una posizione di sudditanza dei diktat europei.
Oggi gli equilibri politici in Europa
sono cambiati e sono in evoluzione (Brexit ci insegna), vedremo anche i
risultati delle consultazioni elettorali del 2 Ottobre in Austria e in Ungheria
che cosa determineranno - continua il Presidente Licordari – ed è per questo
motivo che noi riteniamo che il nostro Governo abbia tutte le possibilità, la
forza e soprattutto il dovere, di recarsi a Bruxelles per alzare il livello
delle trattative con la Commissione europea che è l’ organismo preposto a
emanare le Direttive che poi la Corte di Giustizia è tenuta a fare rispettare,
ottenendo una proroga di almeno trent’ anni per le concessioni esistenti come
ha fatto la Spagna. E’ solo in questo modo che si potrà risolvere il problema
delle concessioni balneari italiane, ma non solo: lo stesso problema lo hanno i
concessionari delle Acque minerali, i concessionari dei Porti turistici, delle
imprese della Nautica, dei commercianti ambulanti.
Come è possibile pensare che tutte queste attività siano cancellate da una
sentenza di un’ aula di tribunale? Io ero convinto che a decretare la
fine di una azienda fossero le leggi di mercato e la capacità imprenditoriale –
conclude il Presidente di Assobalneari Italia Licordari - Oggi invece
centinaia di migliaia di posti di lavoro sono a rischio perché lo affermano
giudici provenienti da chissà quale Paese con un nome anche impronunciabile.
Ci attendiamo perciò una forte azione di
tipo Politico visto che quella giudiziale è naufragata miseramente, nonostante
l’ impegno di chi ha tentato di fare comprendere le tipicità italiane.
NOTA COMPARAZIONE NORMATIVA:
Cosa accade in Portogallo ed in Spagna:
In Portogallo nel 2007,
recependo una direttiva Europea, è stato approvato il Decreto Legge denominato
“Legge di Acqua” dove troviamo il diritto del concessionario uscente ad essere
preferito rispetto ad altri concorrenti (è lo stesso articolo che la
commissione europea ha fatto abrogare all’Italia con la procedura di infrazione
del 2009); il rinnovo prevede la durata delle concessioni esistenti fino
a 75 anni.
Nessuna procedura d’infrazione è stata
posta in essere per il Portogallo dal 2007 ad oggi,
In Spagna nel 1988, dopo
una disattenta politica di urbanizzazione delle coste, che ha provocato la
costruzione sconsiderata nelle aree costiere più pregevoli del Paese, il
Governo blocca ogni tipo di intervento promulgando la Ley de Costas del
1988 che va a disciplinare e tutelare l’ambiente costiero iberico,demanializzando (espropriando)
tutto ciò che era stato costruito sulla costa, ma concedendo in contropartita
ai proprietari, privati ed aziende, una concessione di 30 anni con scadenza nel
2018. Gli investitori stranieri, ex proprietari e oggi concessionari,
fortemente preoccupati dell’imminente scadenza del 2018, attraverso una forte
azione di lobby in ambito UE, ottengono prima una relazione svolta dalla
deputata danese Margrete Auken, che invoca l’ art 17 della Carta dei diritti
fondamentali dell’ Unione Europea riguardante il diritto di godere della
proprietà dei propri beni, e poi il viatico da parte della Commissaria europea
alla Giustizia Vivian Reding che avvalla la legge di riforma della Ley de
Costas del 1988 con un comunicato stampa del 3 Agosto 2012. Viene varato così
dal Regno di Spagna il nuovo provvedimento legislativo, La Ley de Costas del
2013, che prevede una proroga secca da 30 a 75 anni delle
concessioni in essere in base alla loro tipologia, senza procedure di evidenza
pubblica imposte invece per l’Italia praticamente nel corso dello stesso
periodo temporale.
Ma non è tutto.
Facendoci aiutare da alcuni articoli del Pais, il maggior quotidiano
spagnolo, apprendiamo che in Spagna l’ industria turistica è la prima industria
nazionale e il 29 marzo del 2009 un articolo denuncia che solo uno su cinque
stabilimenti balneari della Costa del Sol è in regola, e l’ autorevole giornale
chiarisce che la situazione è ormai insostenibile poiché solo il 21% degli
stabilimenti balneari aperti ha una concessione regolare. Perciò si pone il
problema di come rendere compatibile il rispetto della normativa e la
protezione ambientale con le attività di un settore strategico per l’ economia.
Ed ecco allora il legislatore spagnolo che interviene sia nella direzione
auspicata da Bruxelles per tutelare chi aveva fatto investimenti di tipo
residenziale, ma anche per sanare tutte quelle situazioni irregolari venutesi a
creare dopo la legge di riforma del 1988 che prevedeva, tra l’ altro, il
divieto di qualsiasi insediamento entro i 100 metri dal mare.
Infatti se approfondiamo la
lettura del testo spagnolo scopriamo all’ interno del Regolamento
attuativo una disposizione che permette per coloro i quali, con una
concessione scaduta o in via di perfezionamento hanno continuato ad esercitare
l’ attività, il diritto di preferenza da esercitarsi nei sei mesi
successivi all’ entrata in vigore della legge.
Ciò che ho circostanziato è la palese
volontà del legislatore ispanico di proteggere, e valorizzare le imprese turistiche
della costa che rappresentano come cita sempre “il Pais” un settore strategico
per l’ economia.
100 deputati socialisti del Parlamento
spagnolo impugnano questa Legge presso il Tribunale Costituzionale spagnolo ma
con scarso risultato perché qualche tempo dopo la sentenza della Suprema Corte
avvalla la costituzionalità della nuova regolamentazione della Legge di Costa
del 2013 anche in relazione alla proroga delle concessioni demaniali, ben
argomentando che “la concessione demaniale è configurata come un titolo di
occupazione del demanio pubblico” e che perciò si tratta di un
affidamento di un bene pubblico e non di un servizio.
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