giovedì 7 luglio 2016

BICENTENARIO DELLA MORTE DI DOMENICO ROSSETTI GRANDE LETTERATO VASTESE

Famiglia Rossetti. In alto a sinistra, DOMENICO ROSSETTI, fratello di Gabriele
di Lino Spadaccini

Duecento anni fa, il 7 luglio del 1816, alla prematura età di 43 anni, si spegneva a Parma il letterato vastese Domenico Rossetti, fratello maggiore del Tirteo d'Italia.

Avvocato, letterato, poeta estemporaneo, drammaturgo, librettista, giornalista e traduttore, Domenico Rossetti è stato tutto questo e molto altro ancora, ma ancora oggi, a duecento anni dalla morte, rappresenta una di quelle figure affascinanti ed enigmatiche, scarsamente considerate e studiate,
ricordate soprattutto per la notorietà dell'illustre fratello Gabriele.
Tra le opere più importanti del letterato vastese ricordiamo la tragedia San Gavino, scritta durante il periodo vissuto in Sardegna ed il libretto per l'opera Sofonisba, musicata dal compositore Ferdinando Paer, per l'apertura del Teatro del Corso di Bologna, inaugurato nientemeno che da Napoleone Bonaparte; ma il nome del Rossetti è legato anche alla scoperta della Grotta di Monte Calvo ed al mistero della piramide posta al suo ingresso, che dopo oltre duecento anni fa ancora discutere, senza dimenticare la direzione del Giornale del Taro (oggi Gazzetta di Parma), il giornale più antico ancora in stampa,e l'importante incarico di Segretario Generale del Conte Starhemberg, assunto in una fase politica molto delicata per le sorti dell'Italia.
Le principali notizie su Domenico Rossetti provengono essenzialmente da due biografie, la prima, a cura di Sebastiano de Rubeis, risalente al 1813, inserita nella raccolta di poesie Opere poetiche vol. 1, e l’altra, del 1817, di Andrea Mazzarella da Cerreto, inclusa nel tomo IV della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, preceduta da una bella incisione del Morghen.
In riferimento alle Notizie storico-letterarie del de Rubeis, è doveroso fare un’immediata precisazione per porre rimedio ad un "errore" che ormai perdura da duecento anni.  Grazie al necrologio pubblicato sulla Gazzetta di Parma, il giorno successivo la morte del letterato vastese, il cronista, parlando della raccolta di poesie data alle stampe dal Rossetti tre anni prima, afferma che in realtà, la biografia è stata scritta dall’autore, come egli stesso ha ingenuamente confessato ad un amico, che aveva sollevato dubbi a riguardo. A questo punto, possiamo definitivamente affermare che le Notizie storico-letterarie risguardanti l’autore di poesie rappresentano una vera e propria "autobiografia".
Dal 1819 sino a qualche anno fa, nessuno storico vastese ha approfondito la figura di Domenico Rossetti e gli stessi Luigi Marchesani e Luigi Anelli, nelle loro fatiche editoriali, si sono limitati a riportare le notizie già pubblicate nelle due biografie sopra citate. Antonio De Nino, storico abruzzese, nel 1889 pubblica un articolo sul giornale locale Istonio, ripercorrendo la figura del poeta vastese attingendo dalle fonti già esistenti, Giuseppe Peluzzo, nel suo prezioso lavoro Scrittori a Vasto, dedica al suo concittadino solo poche righe, mentre Olindo Rocchio in Ricordi di Vasto, parlando dei cittadini illustri vastesi, inserisce erroneamente Domenico tra i "medici", insieme a Francesco Romani e Francesco Laccetti. Un breve cenno su Domenico Rossetti è riportato da Antonio Lombardi nella sua Storia della Letteratura Italiana (1829) e da Francesco Fortunato Carloni ne Gl'italiani all'estero dal secolo VIII ai di nostri, vol.2 (1890).
Gli studi sono stati ripresi da chi scrive nel 1996, dopo un viaggio nella città di Parma, dove il Rossetti ha dimorato per molti anni, e proseguiti dalla studiosa Eleonora Mugoni, collaboratrice dell’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti, che in seguito ad un viaggio in Sardegna ed al ritrovamento di numeroso materiale inedito, ha ricostruito un periodo della vita del Rossetti quasi del tutto sconosciuto.
Alla luce delle ultime importanti acquisizioni e dopo ulteriori ricerche svolte nelle città di Bologna, Parma, Firenze, Lucca e Nizza credo sia opportuno rendere omaggio e il giusto merito, in occasione dei duecento anni dalla morte, ad una delle figure più contrastanti della letteratura vastese.

Domenico nasce a Vasto, l’antica Histonium, il 10 ottobre 1772 da Nicola e Francesca Pietrocola, nella casa dietro i vicoli di S. Maria. Terzogenito dopo Andrea e Antonio, Domenico apprende le prime nozioni scolastiche da uno dei canonici di S. Maria Maggiore, da uno dei padri del Convento di S. Spirito e da suo fratello Andrea, appena tornato da Chieti dove aveva compiuto gli studi presso il Seminario. Dotato di intelligenza non comune, spinto dal continuo desiderio di conoscenza, Domenico mostra sin da ragazzo grande capacità di apprendimento verso qualsiasi materia e, in particolar modo, verso la poesia e le materie letterarie.
Gabriele, più piccolo di Domenico di dieci anni, è molto legato ed affascinato dall’estro poetico del fratello, come è testimoniato dall’affettuoso ricordo che gli dedicherà, alcuni anni più tardi, nelle sestine de La vita mia, dove piange la prematura lontananza del fratello:

lo dovrai proibir rigor galenico,
termine a prevenir sì miserabile.
Così morì quel mio frateldomenico,
che in esercizio tal fu destro ed abile.
Non mi sembra, per dio, cosa da ridere,
per dar gusto ad altrui, se stesso uccidere.

io non intesi mai quel mio germano,
che bambin mi lasciò, ma men rappello;
e so ben che nel foro parmigiano
salutato venia tullio novello:
ei giovine mancò dai suoi diviso,
e perché mai morì? per l’improvviso.

Infatti, «desideroso di ascoltare la viva voce dei cattedratici delle principali Università del Regno», Domenico si allontana dalla città natale senza farne più ritorno.
Napoli è la meta obbligata per tutti i giovani che vogliono proseguire gli studi giuridici. Qui studia legge sotto l’insegnamento di famosi personaggi quali Napodano e Maffei, ma soprattutto di Luigi Serio, avvocato di grande fama ed eccellente poeta estemporaneo, famoso per i suoi componimenti improvvisati. Affascinato da questa singolare figura, capace di comporre versi in rima in pochi istanti, egli stesso comincia ad improvvisare versi. Una sera, passeggiando in compagnia di alcuni colleghi verso il lungomare di Posillipo, non lontano dal luogo ove la tradizione vuole che si trovi la tomba di Virgilio, Domenico improvvisa per la prima volta in eptasillabi, sul poeta latino, ottenendo immediatamente un buon successo e l’incoraggiamento a continuare e coltivare questa preziosa dote.
Per questo suo modo originale di poetare, il giovane Rossetti inizia ad acquistare notorietà e fama ed il suo nome comincia a circolare sempre più frequentemente tra gli ambienti letterari della capitale del Regno. Lo stesso Saverio Mattei, docente di lingue orientali, noto traduttore di salmi, lo vuole conoscere personalmente: tra i due nasce una buona amicizia che contribuisce ad aumentare la popolarità del giovane Rossetti. Sempre presso l’università partenopea, oltre gli studi giuridici e letterari, il Rossetti apprende proficue nozioni di scienze fisico-matematiche.

Uno degli eventi decisivi, per la vita di Domenico Rossetti, avviene tra il 1792 ed il 1793, quando il re di Napoli decreta la leva per la spedizione di una flotta di navi a Tolone,in aiuto degli alleati inglesi.
Nel 1792 vengono preallertati e tenuti a disposizione circa sedicimila uomini tra i 18 ed i 40 anni «non ammogliati e dalla statura non minore di cinque piedi e due pollici», per la formazione di sessanta battaglioni di fanteria e venti squadroni di cavalleria. Tra il luglio ed il settembre, vengono preparati,per la spedizione marittima di Tolone, il Tancredi, un vascello dalla capacità di 74 cannoni, sotto il comando del capitano Francesco Caracciolo, il Sannita ed il Guiscardo, che salpano dal porto di Napoli il 17 settembre insieme a due fregate ed a tante corvette, formando una discreta squadra al comando del generale Bartolomeo Forteguerri.
Per sottrarsi alla coscrizione obbligatoria, molti giovani escogitano i più svariati stratagemmi: c'è chi contrae matrimonio, chi si tagliaun dito, chi paga un sostituto da presentare al posto del proprio figlio e chi fugge all’estero. Quest’ultimo è il caso del nostro Rossetti «…in cui dalle care sue scienze e dalle predilette Muse avrebbe dovuto forzatamente, e forse per sempre, accomiatarsi», il quale preferisce riparare alla volta di Roma. Questa fuga segnerà per sempre la vita di Domenico, perché sul suo capo, fino alla fine dei suoi giorni, penderà l’accusa di diserzione.
Stabilita la nuova dimora nella Città Eterna, il Rossetti entra nel convento di S. Maria Sopra Minerva, retto dai padri domenicani, e prosegue gli studi, in particolare di teologia, presso l’Archiginnasio della Sapienza, sotto l’insegnamento di autorevoli luminari, tra i quali Padre Olivarez Spagnuolo, esperto conoscitore di teologia dogmatica. A questi studi, il Rossetti affianca quello della lingua ebraica, sotto il rabbino IokannanIeroscialaim, e quello della lingua greca: studi che gli serviranno per approfondire e tradurre le sacre scritture.
Il Rossetti discute varie tesi, ed una in particolare di storia ecclesiastica riguardante lo scrittore greco cristiano Eusebio di Cesarea, accusato di arianesimo, che gli vale molti elogi, tra i quali anche quello di Giuseppe Nicolai, professore di storia ecclesiastica dell’Archiginnasio e cerimoniere pontificio.

Per i tipi di Gioacchino Puccinelli a S. Andrea della Valle, nel dicembre del 1795, il Rossetti pubblica Componimenti poetici sopra il Santissimo Natale di N.S. Gesù Cristo. La firma è dell'Abate Domenico Rossetti della Città del Vasto. Il volumetto è dedicato a D. Giuseppe Nicolai. «Tra gl'innumerevoli favori, di cui mi ravviso debitore alla sorte – scrive il Rossetti nella dedica – il principale, ed il più nobile si è certamente quello di avermi propizia indirizzato per lo studio quanto dilettevole, altrettanto utile della Chiesastica Storia sotto la vostra dottissima disciplina. Imperciocchè lo scelto, ed eloquente vostro ragionare; le vaste, e rare cognizioni, che di continuo a larga copia communicate ai vostri pur troppo fortunati studenti; l'attivo impegno, e zelo, con cui vi affaticate per i loro continui progressi, spesso interrogandoli delle già acquistate idee, e spesso incaricandoli delle più vantaggiose dissertazioni; offrono loro una sicurissima guida per la formazione dei più retti giudizj nello svolgere i molti volumi degli Chiesastici Scrittori; e diffondono da per tutto la fama del vostro sapere, e del merito vostro in occupare degnamente una delle più nobili Cattedre nell'Archiginasio Romano». E chiude: «Per la qual cosa a pagarvi un debito di giustizia vi consacro questo mio libretto, che quantunque picciolo di mole, grandissimo è ciò non ostante per l'alto soggetto di cui tratta. Contiene questo alcuni Componimenti poetici in lode di Gesù Bambino. Ricevete, o Ill.no, e R.mo mio Sig. Precettore, questo comunque sia umile parto del mio basso ingegno, con quell'amorevolezza, ch'è propria d'un Animo quanto grande, altrettanto piacevole, e benigno, qual'è il vostro: E non sdegnate di concedergli almeno l'ultimo luogo nella Vostra scelta Libreria. Il che se potrò ottenere, come spero, avrò motivo di dire col Lirico: Sublimi feriamsidera vertice».
Il volumetto raccoglie una Anacreontica, formata da diciotto ottave, un'egloga sotto forma di dialogo tra Uranio e Aminta, una cantata, alcuni sonetti e odi, dove il Rossetti si cimenta nella traduzione di alcune profezie dell’Antico Testamento, accompagnate da dotte annotazioni sul testo ebraico, ma come ammette lo stesso Rossetti «Questo lavoro risentesi della troppa giovinezza». Dal volumetto trascriviamo integralmente il testo della Cantata, omettendo le annotazioni riportate dal Rossetti sul testo ebraico della profezia del Patriarca Giacobbe:

Miei Figli, insieme uniti
Del moribondo Padre
Gli estremi accenti udite: a ognuno i suoi
Veri presagii annuncierò. Tu Ruben,
Tu fosti il primo frutto
Della mia verde età: Tu mia fortezza;
Tu solo prima origo
Delle paterne cure;
E tu, che il primo a doni
Stato saresti, e in podestà il più grande;
Ah che ti sei disperso
Qual onda al suol versata!
Sarai una bassa, ed infeconda pianta,
Perché macchiasti un giorno il bel candore
Del Talamo Nuzial del Genitore.
Di Simeone, e Levi,
D'iniquità strumenti micidiali,
Ai perversi consigli l'alma mia
Parte non abbia alcuna; il lor furore
Contro l'Uom l'avventò, cui della vita
Arditi un dì privaro, e l' mal talento
L'indusse ad atterrar stabili mura.
Un dì dividerolli; e pel crudele
Genio dispergerolli in Israele.
O Giuda, a te rivolgo lieto il ciglio,
Te loderanno tutti i tuoi Germani;
Tu la tua man porrai su' la cervice
De' tuoi fieri nemici, al piè prostrati
Del Padre tuo t'adoreranno i figli;
Tu qual Giovin Leone
Alla preda sei corso, e poi sdrajato
Ti sei per terra, e vincitor rassembri
Più potente Leon, e ancor Leonessa;
Perciò chi mi fia, che osi
Di molestarti adesso, che riposi?
Da te non mai si toglierà lo scettro,
Ed il Legislator da Figli tuoi
Finché verrà il Pacifico nel Mondo,
Cui s'uniran contenti
A stuolo a stuol le più remote genti
Saran le luci
Del suo bel volto
Più bei del nobile
Dolce liquor.
Gli vaghi denti
Della sua bocca
Saran più candidi
Del latte ancor.
Così parlò Giacobbe, e poi predetti,
Agli altri Figli i lor futuri eventi,
Raccolse i piè sulle felici piume;
Ed al mortale oblìo
Chiudendo il ciglio risvegliossi in Dio
Dicea quel Patriarca
Aspetterò, Signore,
Il vero Salvatore,
Che al Mondo un dì verrà.
Oh se il vedesse nato
Già picciol Pargoletto,
Oh come… Ma il suo affetto
Ch'immaginar potrà!











2 commenti:

profmugoni ha detto...

Tanto di cappello a Lino Spadaccini, giornalista e cultore di storia vastese ! E ai vastesi meritevoli egli ricorda qui la figura quasi leggendaria di Domenico Rossetti, fratello del Gabriele Rossetti che al centro della piazza di Vasto legge a tutte le ore la storia infinita, dall'alto del suo monumento marmoreo.

Pasquale Spadaccini, per gli amici Lino, stavolta ferma la nostra attenzione sul bicentenario della morte di Domenico Rossetti, una data emblematica 07.07.(1816) come lo fu quella della nascita: 10.10.(1772) !!
Ed è auspicabile che i vastesi di rango, grazie anche di questo Blog di Nicola D'Adamo, possano una buona volta ritrovare l'opera e la personalità di questo grande figlio di Vasto, fratello maggiore del più famoso Gabriele, ma di lui non certo meno interessante, anche a dispetto di certa critica passata o corrente.

Il famoso Gabriele Rossetti, nome di riferimento a Vasto (Piazza G.Rossetti, Teatro G.Rossetti, Scuola G. Rossetti, etc etc.) è stato baciato dalla fama; invece il fratello Domenico, il maggiore di dieci anni, per uno strano scherzo della storia, è stato posto in ombra, e nella sua città natale prima e di più che altrove: a Vasto infatti oggi manco esiste traccia del suo nome!! Per l'esattezza, solo nel cimitero esiste una lapide usurata che fa cenno di Domenico Rossetti.

Strano destino! Eppure Domenico, alla pari del minore Gabriele, era infelice esule e non di meno poeta di talento, innamorato della terra dei padri, e mai dimentico del giovane fratello Gabriele. Però è morto in esilio a soli 43 anni.

Anzi, alla luce delle ultime ricerche, pare assodato che Domenico aprì la strada ideale al suo minore fratello, e questi ne calcò le orme da esule, patriota e uomo di lettere, solo che morirà a Londra in tarda età.
La visione ideologica di Domenico oggi appare in perfetta linea con l'idea di una grande patria europea, mentre Gabriele cavalcò gli ideali del Risorgimento e quindi si fermava alla prospettiva di una nazione italiana: il tempo e la ricerca daranno giusto valore ai meriti dell'uno e dell'altro dei due Rossetti.

Per adesso, se si riesce a riportare a Vasto la Figura luminosa di Domenico Rossetti il merito è solo del giornalista Pasquale Spadacini e della prof. Eleonora Mugoni, i quali, per alterne vie, ma entrambi con ottimi risultati, ne hanno scoperto la vicenda umana, culturale e ideale. Grazie ad essi, per i loro risultati eccellenti.
Francesco Mugoni

Unknown ha detto...

Mi complimento per l’iniziativa di festeggiare il bicentenario della morte di questa grande persona che è Domenico Rossetti.
Hai fatto delle grandi ricerche per far conoscere le sue opere letterarie e la sua vita.
Rossetti è conosciuto nella mia Nizza (Francia) per aver scoperto la grotta di Monte Calvo a dieci Km. dal centro di Nizza in cui sotto si trova il misterioso monumento conosciuto come “Piramide di Falicon” e ti sono grato per condividerle con noi.
Pierre Bény coautore del libro:
“La pyramide de Falicon et La Grotte des Ratapignata”
Edito nel 2008