Famiglia Rossetti. In alto a sinistra, DOMENICO ROSSETTI, fratello di Gabriele |
di Lino
Spadaccini
Duecento
anni fa, il 7 luglio del 1816, alla prematura età di 43 anni, si spegneva a
Parma il letterato vastese Domenico Rossetti, fratello maggiore del Tirteo
d'Italia.
Avvocato,
letterato, poeta estemporaneo, drammaturgo, librettista, giornalista e
traduttore, Domenico Rossetti è stato tutto questo e molto altro ancora, ma
ancora oggi, a duecento anni dalla morte, rappresenta una di quelle figure
affascinanti ed enigmatiche, scarsamente considerate e studiate,
ricordate soprattutto
per la notorietà dell'illustre fratello Gabriele.
Tra le opere
più importanti del letterato vastese ricordiamo la tragedia San Gavino, scritta durante il periodo
vissuto in Sardegna ed il libretto per l'opera Sofonisba, musicata dal compositore Ferdinando Paer, per l'apertura
del Teatro del Corso di Bologna, inaugurato nientemeno che da Napoleone
Bonaparte; ma il nome del Rossetti è legato anche alla scoperta della Grotta di
Monte Calvo ed al mistero della piramide posta al suo ingresso, che dopo oltre
duecento anni fa ancora discutere, senza dimenticare la direzione del Giornale del Taro (oggi Gazzetta di Parma), il giornale più
antico ancora in stampa,e l'importante incarico di Segretario Generale del
Conte Starhemberg, assunto in una fase politica molto delicata per le sorti
dell'Italia.
Le
principali notizie su Domenico Rossetti provengono essenzialmente da due
biografie, la prima, a cura di Sebastiano de Rubeis, risalente al 1813,
inserita nella raccolta di poesie Opere poetiche vol. 1, e l’altra, del
1817, di Andrea Mazzarella da Cerreto, inclusa nel tomo IV della Biografia
degli uomini illustri del Regno di Napoli, preceduta da una bella incisione
del Morghen.
In
riferimento alle Notizie storico-letterarie del de Rubeis, è doveroso
fare un’immediata precisazione per porre rimedio ad un "errore" che
ormai perdura da duecento anni. Grazie
al necrologio pubblicato sulla Gazzetta
di Parma, il giorno successivo la morte del letterato vastese, il cronista,
parlando della raccolta di poesie data alle stampe dal Rossetti tre anni prima,
afferma che in realtà, la biografia è stata scritta dall’autore, come egli
stesso ha ingenuamente confessato ad un amico, che aveva sollevato dubbi a
riguardo. A questo punto, possiamo definitivamente affermare che le Notizie
storico-letterarie risguardanti l’autore di poesie rappresentano una vera e
propria "autobiografia".
Dal 1819
sino a qualche anno fa, nessuno storico vastese ha approfondito la figura di
Domenico Rossetti e gli stessi Luigi Marchesani e Luigi Anelli, nelle loro
fatiche editoriali, si sono limitati a riportare le notizie già pubblicate
nelle due biografie sopra citate. Antonio De Nino, storico abruzzese, nel 1889
pubblica un articolo sul giornale locale Istonio, ripercorrendo la
figura del poeta vastese attingendo dalle fonti già esistenti, Giuseppe Peluzzo,
nel suo prezioso lavoro Scrittori a Vasto, dedica al suo concittadino
solo poche righe, mentre Olindo Rocchio in Ricordi
di Vasto, parlando dei cittadini illustri vastesi, inserisce erroneamente Domenico
tra i "medici", insieme a Francesco Romani e Francesco Laccetti. Un
breve cenno su Domenico Rossetti è riportato da Antonio Lombardi nella sua Storia della Letteratura Italiana (1829)
e da Francesco Fortunato Carloni ne Gl'italiani
all'estero dal secolo VIII ai di nostri, vol.2 (1890).
Gli studi
sono stati ripresi da chi scrive nel 1996, dopo un viaggio nella città di
Parma, dove il Rossetti ha dimorato per molti anni, e proseguiti dalla studiosa
Eleonora Mugoni, collaboratrice dell’Università degli Studi G. D’Annunzio di
Chieti, che in seguito ad un viaggio in Sardegna ed al ritrovamento di numeroso
materiale inedito, ha ricostruito un periodo della vita del Rossetti quasi del
tutto sconosciuto.
Alla luce
delle ultime importanti acquisizioni e dopo ulteriori ricerche svolte nelle
città di Bologna, Parma, Firenze, Lucca e Nizza credo sia opportuno rendere
omaggio e il giusto merito, in occasione dei duecento anni dalla morte, ad una
delle figure più contrastanti della letteratura vastese.
Domenico
nasce a Vasto, l’antica Histonium, il 10 ottobre 1772 da Nicola e Francesca
Pietrocola, nella casa dietro i vicoli di S. Maria. Terzogenito dopo Andrea e
Antonio, Domenico apprende le prime nozioni scolastiche da uno dei canonici di
S. Maria Maggiore, da uno dei padri del Convento di S. Spirito e da suo
fratello Andrea, appena tornato da Chieti dove aveva compiuto gli studi presso
il Seminario. Dotato di intelligenza non comune, spinto dal continuo desiderio
di conoscenza, Domenico mostra sin da ragazzo grande capacità di apprendimento
verso qualsiasi materia e, in particolar modo, verso la poesia e le materie
letterarie.
Gabriele,
più piccolo di Domenico di dieci anni, è molto legato ed affascinato dall’estro
poetico del fratello, come è testimoniato dall’affettuoso ricordo che gli
dedicherà, alcuni anni più tardi, nelle sestine de La vita mia, dove
piange la prematura lontananza del fratello:
lo dovrai proibir rigor
galenico,
termine a prevenir sì
miserabile.
Così morì quel mio
frateldomenico,
che in esercizio tal fu destro
ed abile.
per dar gusto ad altrui, se
stesso uccidere.
io non intesi mai quel mio
germano,
che bambin mi lasciò, ma men
rappello;
e so ben che nel foro
parmigiano
salutato venia tullio novello:
ei giovine mancò dai suoi
diviso,
e perché mai morì? per
l’improvviso.
Infatti, «desideroso di ascoltare la viva voce dei cattedratici delle
principali Università del Regno», Domenico si allontana dalla città natale
senza farne più ritorno.
Napoli è la meta obbligata per tutti i giovani che vogliono proseguire
gli studi giuridici. Qui studia legge sotto l’insegnamento di famosi personaggi quali
Napodano e Maffei, ma soprattutto di Luigi Serio, avvocato di grande fama ed
eccellente poeta estemporaneo, famoso per i suoi componimenti improvvisati.
Affascinato da questa singolare figura, capace di comporre versi in rima in
pochi istanti, egli stesso comincia ad improvvisare versi. Una sera,
passeggiando in compagnia di alcuni colleghi verso il lungomare di Posillipo,
non lontano dal luogo ove la tradizione vuole che si trovi la tomba di
Virgilio, Domenico improvvisa per la prima volta in eptasillabi, sul poeta
latino, ottenendo immediatamente un buon successo e l’incoraggiamento a
continuare e coltivare questa preziosa dote.
Per questo
suo modo originale di poetare, il giovane Rossetti inizia ad acquistare
notorietà e fama ed il suo nome comincia a circolare sempre più frequentemente
tra gli ambienti letterari della capitale del Regno. Lo stesso Saverio Mattei,
docente di lingue orientali, noto traduttore di salmi, lo vuole conoscere
personalmente: tra i due nasce una buona amicizia che contribuisce ad aumentare
la popolarità del giovane Rossetti. Sempre presso l’università partenopea,
oltre gli studi giuridici e letterari, il Rossetti apprende proficue nozioni di
scienze fisico-matematiche.
Uno degli
eventi decisivi, per la vita di Domenico Rossetti, avviene tra il 1792 ed il
1793, quando il re di Napoli decreta la leva per la spedizione di una flotta di
navi a Tolone,in aiuto degli alleati inglesi.
Nel 1792 vengono
preallertati e tenuti a disposizione circa sedicimila uomini tra i 18 ed i 40
anni «non ammogliati e dalla statura non
minore di cinque piedi e due pollici», per la formazione di sessanta
battaglioni di fanteria e venti squadroni di cavalleria. Tra il luglio ed il
settembre, vengono preparati,per la spedizione marittima di Tolone, il Tancredi, un vascello dalla capacità di
74 cannoni, sotto il comando del capitano Francesco Caracciolo, il Sannita ed il Guiscardo, che salpano dal porto di Napoli il 17 settembre insieme
a due fregate ed a tante corvette, formando una discreta squadra al comando del
generale Bartolomeo Forteguerri.
Per
sottrarsi alla coscrizione obbligatoria, molti giovani escogitano i più
svariati stratagemmi: c'è chi contrae matrimonio, chi si tagliaun dito, chi
paga un sostituto da presentare al posto del proprio figlio e chi fugge
all’estero. Quest’ultimo è il caso del nostro Rossetti «…in cui dalle care sue scienze e dalle predilette Muse avrebbe dovuto
forzatamente, e forse per sempre, accomiatarsi», il quale preferisce
riparare alla volta di Roma. Questa fuga segnerà per sempre la vita di
Domenico, perché sul suo capo, fino alla fine dei suoi giorni, penderà l’accusa
di diserzione.
Stabilita la
nuova dimora nella Città Eterna, il Rossetti entra nel convento di S. Maria
Sopra Minerva, retto dai padri domenicani, e prosegue gli studi, in particolare
di teologia, presso l’Archiginnasio della Sapienza, sotto l’insegnamento di
autorevoli luminari, tra i quali Padre Olivarez Spagnuolo, esperto conoscitore
di teologia dogmatica. A questi studi, il Rossetti affianca quello della lingua
ebraica, sotto il rabbino IokannanIeroscialaim, e quello della lingua greca:
studi che gli serviranno per approfondire e tradurre le sacre scritture.
Il Rossetti
discute varie tesi, ed una in particolare di storia ecclesiastica riguardante
lo scrittore greco cristiano Eusebio di Cesarea, accusato di arianesimo, che
gli vale molti elogi, tra i quali anche quello di Giuseppe Nicolai, professore
di storia ecclesiastica dell’Archiginnasio e cerimoniere pontificio.
Per i tipi
di Gioacchino Puccinelli a S. Andrea della Valle, nel dicembre del 1795, il
Rossetti pubblica Componimenti poetici
sopra il Santissimo Natale di N.S. Gesù Cristo. La firma è dell'Abate Domenico Rossetti della Città
del Vasto. Il volumetto è dedicato a D. Giuseppe Nicolai. «Tra gl'innumerevoli favori, di cui mi
ravviso debitore alla sorte – scrive il Rossetti nella dedica – il principale, ed il più nobile si è
certamente quello di avermi propizia indirizzato per lo studio quanto
dilettevole, altrettanto utile della Chiesastica Storia sotto la vostra
dottissima disciplina. Imperciocchè lo scelto, ed eloquente vostro ragionare;
le vaste, e rare cognizioni, che di continuo a larga copia communicate ai
vostri pur troppo fortunati studenti; l'attivo impegno, e zelo, con cui vi
affaticate per i loro continui progressi, spesso interrogandoli delle già
acquistate idee, e spesso incaricandoli delle più vantaggiose dissertazioni;
offrono loro una sicurissima guida per la formazione dei più retti giudizj
nello svolgere i molti volumi degli Chiesastici Scrittori; e diffondono da per
tutto la fama del vostro sapere, e del merito vostro in occupare degnamente una
delle più nobili Cattedre nell'Archiginasio Romano». E chiude: «Per la qual cosa a pagarvi un debito di
giustizia vi consacro questo mio libretto, che quantunque picciolo di mole,
grandissimo è ciò non ostante per l'alto soggetto di cui tratta. Contiene
questo alcuni Componimenti poetici in lode di Gesù Bambino. Ricevete, o Ill.no,
e R.mo mio Sig. Precettore, questo comunque sia umile parto del mio basso
ingegno, con quell'amorevolezza, ch'è propria d'un Animo quanto grande,
altrettanto piacevole, e benigno, qual'è il vostro: E non sdegnate di
concedergli almeno l'ultimo luogo nella Vostra scelta Libreria. Il che se potrò
ottenere, come spero, avrò motivo di dire col Lirico: Sublimi feriamsidera
vertice».
Il volumetto
raccoglie una Anacreontica, formata da diciotto ottave, un'egloga sotto forma
di dialogo tra Uranio e Aminta, una cantata, alcuni sonetti e odi, dove il
Rossetti si cimenta nella traduzione di alcune profezie dell’Antico Testamento,
accompagnate da dotte annotazioni sul testo ebraico, ma come ammette lo stesso
Rossetti «Questo lavoro risentesi della
troppa giovinezza». Dal volumetto trascriviamo integralmente il testo della
Cantata, omettendo le annotazioni riportate dal Rossetti sul testo ebraico
della profezia del Patriarca Giacobbe:
Miei Figli, insieme uniti
Del moribondo Padre
Gli estremi accenti udite: a ognuno
i suoi
Veri presagii annuncierò. Tu Ruben,
Tu fosti il primo frutto
Della mia verde età: Tu mia
fortezza;
Tu solo prima origo
Delle paterne cure;
E tu, che il primo a doni
Stato saresti, e in podestà il più
grande;
Ah che ti sei disperso
Qual onda al suol versata!
Sarai una bassa, ed infeconda
pianta,
Perché macchiasti un giorno il bel
candore
Del Talamo Nuzial del Genitore.
Di Simeone, e Levi,
D'iniquità strumenti micidiali,
Ai perversi consigli l'alma mia
Parte non abbia alcuna; il lor
furore
Contro l'Uom l'avventò, cui della
vita
Arditi un dì privaro, e l' mal
talento
L'indusse ad atterrar stabili mura.
Un dì dividerolli; e pel crudele
Genio dispergerolli in Israele.
O Giuda, a te rivolgo lieto il
ciglio,
Te loderanno tutti i tuoi Germani;
Tu la tua man porrai su' la cervice
De' tuoi fieri nemici, al piè
prostrati
Del Padre tuo t'adoreranno i figli;
Tu qual Giovin Leone
Alla preda sei corso, e poi sdrajato
Ti sei per terra, e vincitor
rassembri
Più potente Leon, e ancor Leonessa;
Perciò chi mi fia, che osi
Di molestarti adesso, che riposi?
Da te non mai si toglierà lo
scettro,
Ed il Legislator da Figli tuoi
Finché verrà il Pacifico nel Mondo,
Cui s'uniran contenti
A stuolo a stuol le più remote genti
Saran le luci
Del suo bel volto
Più bei del nobile
Dolce liquor.
Gli vaghi denti
Della sua bocca
Saran più candidi
Del latte ancor.
Così parlò Giacobbe, e poi predetti,
Agli altri Figli i lor futuri
eventi,
Raccolse i piè sulle felici piume;
Ed al mortale oblìo
Chiudendo il ciglio risvegliossi in
Dio
Dicea quel Patriarca
Aspetterò, Signore,
Il vero Salvatore,
Che al Mondo un dì verrà.
Oh se il vedesse nato
Già picciol Pargoletto,
Oh come… Ma il suo affetto
Ch'immaginar potrà!
2 commenti:
Tanto di cappello a Lino Spadaccini, giornalista e cultore di storia vastese ! E ai vastesi meritevoli egli ricorda qui la figura quasi leggendaria di Domenico Rossetti, fratello del Gabriele Rossetti che al centro della piazza di Vasto legge a tutte le ore la storia infinita, dall'alto del suo monumento marmoreo.
Pasquale Spadaccini, per gli amici Lino, stavolta ferma la nostra attenzione sul bicentenario della morte di Domenico Rossetti, una data emblematica 07.07.(1816) come lo fu quella della nascita: 10.10.(1772) !!
Ed è auspicabile che i vastesi di rango, grazie anche di questo Blog di Nicola D'Adamo, possano una buona volta ritrovare l'opera e la personalità di questo grande figlio di Vasto, fratello maggiore del più famoso Gabriele, ma di lui non certo meno interessante, anche a dispetto di certa critica passata o corrente.
Il famoso Gabriele Rossetti, nome di riferimento a Vasto (Piazza G.Rossetti, Teatro G.Rossetti, Scuola G. Rossetti, etc etc.) è stato baciato dalla fama; invece il fratello Domenico, il maggiore di dieci anni, per uno strano scherzo della storia, è stato posto in ombra, e nella sua città natale prima e di più che altrove: a Vasto infatti oggi manco esiste traccia del suo nome!! Per l'esattezza, solo nel cimitero esiste una lapide usurata che fa cenno di Domenico Rossetti.
Strano destino! Eppure Domenico, alla pari del minore Gabriele, era infelice esule e non di meno poeta di talento, innamorato della terra dei padri, e mai dimentico del giovane fratello Gabriele. Però è morto in esilio a soli 43 anni.
Anzi, alla luce delle ultime ricerche, pare assodato che Domenico aprì la strada ideale al suo minore fratello, e questi ne calcò le orme da esule, patriota e uomo di lettere, solo che morirà a Londra in tarda età.
La visione ideologica di Domenico oggi appare in perfetta linea con l'idea di una grande patria europea, mentre Gabriele cavalcò gli ideali del Risorgimento e quindi si fermava alla prospettiva di una nazione italiana: il tempo e la ricerca daranno giusto valore ai meriti dell'uno e dell'altro dei due Rossetti.
Per adesso, se si riesce a riportare a Vasto la Figura luminosa di Domenico Rossetti il merito è solo del giornalista Pasquale Spadacini e della prof. Eleonora Mugoni, i quali, per alterne vie, ma entrambi con ottimi risultati, ne hanno scoperto la vicenda umana, culturale e ideale. Grazie ad essi, per i loro risultati eccellenti.
Francesco Mugoni
Mi complimento per l’iniziativa di festeggiare il bicentenario della morte di questa grande persona che è Domenico Rossetti.
Hai fatto delle grandi ricerche per far conoscere le sue opere letterarie e la sua vita.
Rossetti è conosciuto nella mia Nizza (Francia) per aver scoperto la grotta di Monte Calvo a dieci Km. dal centro di Nizza in cui sotto si trova il misterioso monumento conosciuto come “Piramide di Falicon” e ti sono grato per condividerle con noi.
Pierre Bény coautore del libro:
“La pyramide de Falicon et La Grotte des Ratapignata”
Edito nel 2008
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