venerdì 15 aprile 2016

Gli “orti” nella tradizione topica vastese: recuperare i gustosi piatti delle ortolane

da www.sansalvomare.it
Gli “orti” nella tradizione topica vastese La tappa vastese del Prodotto Topico sulle tracce di una delle più antiche forme di economia locale sapientemente rivisitate nel libro “Gli Ortolani di Vasto tra storia e antropologia”.


Accolti tra le storiche mura di Palazzo d’Avalos, il Comitato Scientifico del Prodotto Topico, i rappresentanti della delegazione canadese proveniente dal Centre de formation professionelle Jacques Rousseau del Quebec e gli ospiti del Centro diurno di Termoli, nel pomeriggio di mercoledì, hanno potuto assistere ad un brillante incontro incentrato sulla memoria storica degli antichi “orti” di Vasto.

L’occasione ha permesso di approfondire il vissuto antropologico e storico della cultura legata alla tradizione degli orti attraverso testimonianze sapientemente raccolte nel libro “Gli Ortolani di Vasto tra storia e antropologia”. Con un certosino lavoro di recupero gli autori, Nicolangelo e Nicola D’Adamo, descrivono “i modelli culturali, i costumi, le abitudini alimentari, la religiosità e le superstizioni, l’istruzione e quant’altro risulta utile per presentare alla società di oggi uno spaccato della società vastese del secondo dopoguerra fino al suo inesorabile declino e radicale trasformazione”.

Dopo i saluti portati da Orazio Di Stefano, organizzatore del Prodotto Topico, spetta a Raimondo Pascale, fondatore della Condotta Slow Food vastese, tracciare le linee che contraddistingueranno la tappa locale dove si concluderà anche la III edizione del 2016.

“Il luogo in cui ci troviamo rappresenta un elemento topico dell’intero comprensorio vastese. Siamo in un palazzo storico che coniuga appieno lo spirito dell’iniziativa. Dal suo terrazzo è possibile scorgere il meraviglioso connubio offerto dai prospicienti orti e dal mare poco più antistante. Ed è proprio tra ortolani e contadini che nasceva la comunità cittadina. Lo stesso piatto identitario di Vasto, il “brodetto”, deriva a sua volta dallo scambio dei prodotti del mare e della terra. Il volume “Gli Ortolani di Vasto tra storia e antropologia” ha permesso di capire quale potesse essere la sintesi migliore per tornare a valorizzare un’altra grande tipicità locale data dai frutti degli orti vastesi. Il racconto ha suggerito come questi rappresentino al meglio il prodotto topico di Vasto. Tante iniziative si potrebbero legare a questa antica risorsa. Occorre cominciare promuovendoli in ogni ristorante del comprensorio attraverso un piatto ad essi dedicato riappropriandosi della cura e coltura dei campi. Bisogna far rifiorire la storica Associazione degli ortolani quali custodi dell’orto. Suo vessillo sarà il simbolo di questa antica Società rappresentata da una bandiera ultracentenaria. Un importante passo in questa direzione è stato fatto partendo dal recupero del “Pomodoro Mezzotempo” indicato, nel disciplinare specifico di realizzazione del brodetto, quale unico ortaggio valido per la preparazione del piatto”.

Il Professor Nicolangelo D’Adamo ha ricordato come la “Società degli ortolani” nata nel 1914 abbia rappresentato una esperienza mutualistica e di assistenza legale antecedente ai sindacati. La sua storia termina negli anni ‘60 quando la Coldiretti si afferma come unico sindacato dei contadini. Attraverso lo studio sugli stili di vita degli ortolani sono emerse le modalità di svolgimento del lavoro, organizzato secondo una rigida divisione dei compiti, le abilità artigiane, date dalla sapiente cura nell’innesto delle piante e dall’abilità nel costruirsi gli attrezzi agricoli, la commercializzazione dei prodotti che ha consentito ai contadini di espandersi anche sulle piazze del circondario. Da questo lavoro, enormi benefici economici sono derivati anche ai grossisti locali attraverso la raccolta dei frutti e la loro successiva commercializzazione nei mercati dell’Italia Settentrionale. “Ricordo quando mio padre portava quintali di pomodori a “Stobene”, soprannome di un membro della famiglia D’Adamo, che andava a rivenderli a Milano. Il lavoro dell’ortolano va in crisi quando nascono i grandi latifondi che, nel coltivare anche a prodotti agricoli minuti, hanno facilmente fatto concorrenza ai piccoli ortolani. Altra antagonista è stata la qualità del lavoro che si svolgeva all’interno delle grandi aziende locali. La concomitanza di queste cause ha fatti sì che oggi di questo antico lavoro rimanesse ben poco”.

Il dottor Nicola D’Adamo racconta a sua volta dell’arte culinaria legata ai prodotti dell’orto. “Nel libro abbiamo raccolto otto pagine di ricette che testimoniano il molteplice uso degli ortaggi nella cucina vastese. La tipica cucina locale nasce dall’abbondanza dei prodotti dell’orto. Attraverso queste pagine volevamo farci portavoce dell’iniziativa di realizzare, accanto alla settimana del brodetto, un mese dedicato agli orti per tornare a valorizzare le varie tipologie di piatti che, anche nei ristoranti locali, non vengono più proposti. Ciò significa predisporre un progetto in cui il Prodotto Topico rientra a pieno titolo. Spero che in un prossimo futuro la nostra identità possa essere colta da questa importante caratteristica vastese, ricca di innumerevoli specialità altrove sconosciuti”.
Nel prosieguo si è svolta la cerimonia di consegna dell’attestato di nomina di Cavaliere del Prodotto Topico agli autori del saggio per “l’importante contributo scientifico atto a comprendere il legame tra un prodotto alimentare, coltivato per secoli e la terra, il clima ed il relativo vissuto nel topos”.
Una suggestiva passeggiata ha poi portato gli ospiti alla scoperta degli orti adiacenti Palazzo d’Avalos proiettandoli in un ambiente agreste dove la vita degli ortolani, scandita dai ritmi della natura, si contrappone a quella condotta pochi metri più in alto. Un brand di profumi legati al territorio di origine delle materie prime. Un luogo dove il clima, la terra e la cultura conferiscono ai prodotti agricoli peculiarità uniche.
La serata si è conclusa con un momento conviviale all’interno dell’Osteria “La Votta Piene” dove il titolare Roberto Salvatorelli ha offerto ai commensali particolari degustazioni a base di prodotti locali.

 Paola Tosti

1 commento:

Unknown ha detto...

Bellissima iniziativa, mi ricorda le mie origini anche ortolane: mio nonno “Ndonie de Pape” e i due Nicola e Cesario. Da ragazzo, la domenica la visita all’orto era quasi un rito oltre alla giornata delle bottiglie di pomodoro. Oggi, i miei weekend vastesi partono dal mercato di S. Chiara. La “ grande tipicità locale data dai frutti degli orti vastesi” è una risorsa per l’economia vastese. Ma ha bisogno di una vetrina adeguata, e il mercato di S. Chiara lo potrebbe essere. Sì un’attrattiva turistica. Il mercato delle verdure fa parte, in molte città mediterranee e non, del giro proposto ai turisti. E noi le potenzialità le abbiamo. Ma una vetrina deve essere attraente e anche il contorno ha la sua importanza. Non può proporre un simil capannone spoglio in cui sono disseminati banchi di frutta e verdura. Vestiamolo di tipicità, di colori. Invitiamo i pittori locali e non a partecipare a un concorso per propagandare i nostri orti e i prodotti e arrediamo il mercato con queste opere. Sarebbe una sinergia fra arte ed economia.
Non possiamo dimenticare che alla base di tutto questo c’è il “riappropriandosi della cura e coltura dei campi”. Si parla sempre più, di giovani che tornano all’agricoltura, ma da noi sembra un’eccezione. Certo queste realtà non potranno competere con i grandi latifondi ma la tipicità dell’offerta e il Km zero possono far ritagliare una fetta di mercato.
Anche una rivisitazione del “viaticaro”, in un’ottica moderna potrebbe essere utile.
Tutto questo richiede un investimento in agevolazioni economiche e formazione, per potersi riappropriare delle “ abilità artigiane, date dalla sapiente cura nell’innesto delle piante e dall’abilità nel costruirsi gli attrezzi agricoli, la commercializzazione dei prodotti”. Ci dobbiamo convincere che si può e deve fare perché la grande industria locale non produce più nuovi posti di lavoro. I giovani e meno giovani devono inventarsi il loro futuro che non li può sempre portare fuori da Vasto.