venerdì 19 febbraio 2016

Il Capitano Gori Castellani (1902-1974), pilota della trasvolata atlantica

L'epopea dell'aviazione italiana ha avuto momenti di gloria in tutti i tempi.
Il 25 gennaio 1938 con l'epica gesta dei piloti degli S.M.79 (Savoia Marchetti), tre trimotori solcarono i cieli dell'atlantico per raggiungere l'America del sud. L'effigie disegnata sugli aerei era "tre topolini" detti "sorci verdi ".
Il volo prevedeva la partenza da Roma, uno scalo a
Dakar, e poi la tappa oceanica, la tappa più lunga e impegnativa, per arrivare a Rio de Janeiro. Nel complesso si trattava di circa 9 800 km, di cui circa 5.000 sorvolando il mare aperto. Gli aerei che vi presero parte erano:
•          I-BISE, pilotato da Biseo e da Paradisi (ex I-BIMU).
•          I-BRUN pilotato da Bruno Mussolini e da Mancinelli (ex I-FILU)
•          I-MONI pilotato dal capitano Moscatelli e da Gori Castellani (ex I-CUPA)
I primi due raggiunsero regolarmente la meta, mentre I-MONI subì un'avaria al motore centrale nella seconda tappa e dovette atterrare non appena raggiunta la terra ferma, a Natal. I circa 9.800 km furono percorsi in poco più di 24h ad una media poco superiore ai 400 km/h.


Il salto Roma-Rio de Janeiro ebbe un successo insperato. La trasvolata atlantica fu basilare per l’avvio della compagnia Linee Aeree Transcontinentali Italiane.
Abbiano voluto ricordare questo episodio perché uno dei trasvolatori era il capitano Gori Castellani  (1902-1974) di Ortona, zio di Pino Jubatti (giornalista e storico) e  del fratello Mario Jubatti vigile urbano di Vasto scomparso, che tra l’altro ci fornì a suo tempo le foto che pubblichiamo.

Giuseppe Catania

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