giovedì 6 gennaio 2022

Epifania: ecco le tradizioni vastesi della Befana

di Lino Spadaccini

Il 6 gennaio la chiesa cattolica festeggia l'Epifania, ovvero la manifestazione della divinità di Gesù Cristo. Si tratta di una delle principali feste cattoliche e, pertanto, è stata istituita come festa di precetto. In tutte le chiese, al termine della S. Messa, si svolge il rito del bacio del Bambinello (Lu huàsce de lu Ggiusì).

Il giorno dell'epifania si ricorda anche l'arrivo dei Re Magi alla grotta di Betlemme:
Quivi giunti i santi re
Genuflessi tutti e tre
Ed a Gesù vago tesoro
Diedero incenso, mirra ed oro

Nel giorno della vigilia dell’Epifania, almeno fino agli anni '50, nelle case dei vastesi, si svolgeva il rito della foglia. In pratica, venivano staccate da un ramo d’ulivo alcune foglie e gettate nel fuoco, ripetendo
Pasch’e ‘Bbufanìje e Bbufanelle
che vvé tré vvodda l’anne
me vo’ bbéne (qui si faceva il nome della persona) chest’anne?
Se le foglie bruciando scoppiettavano era di buon auspicio, al contrario, di cattivo presagio.
In quest’ultimo caso si cercava di ripetere il rito fino a quando le foglie scoppiettavano.

Nella tradizione popolare il termine Epifania è stato storpiato in Befana (in vastese Bbufanìje) assumendo un significato ben diverso. La Befana viene identificata con una donna molto anziana che vola su una vecchia scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio, e riempire le calze lasciate appese sul camino o vicino ad una finestra. I bambini buoni solitamente ricevono caramelle, dolci, frutta secca o giocattoli, mentre i bambini che si sono comportati male trovano il carbone.

La festa della Befana, soprattutto in passato, era improntato sullo spirito di solidarietà umana verso le persone più bisognose.
Agli inizi del secolo scorso, il Circolo Culturale S. Filippo Neri organizzava una serata di festa tra recite, musiche e distribuzione di doni. La tradizione proseguì anche durante il fascismo (tradizione iniziata nel 1928), con la distribuzione di pacchi di vestiario, di libretti di risparmio agli orfani di guerra ed ai bambini poveri, e pacchi dono offerti dai cittadini vastesi per i più bisognosi.

In molti ancora oggi ricordano la Befana del Vigile. Nata nel 1953, a cura dell'Azienda di Soggiorno e Turismo, l'iniziativa voleva essere un piccolo gesto di gentilezza e riconoscimento verso i tutori dell'ordine e del traffico. A piazza Rossetti, intorno alla pedana appositamente realizzata, era un via vai di automobili, biciclette e pedoni che si avvicinavano per porgere i propri auguri e lasciare un piccolo dono.


L'iniziativa venne ripetuta anche negli anni successivi, in concomitanza con gli altri principali centri della provincia, organizzata dal presidente dell'ACI (Automobil Club Italiano) di Chieti, Avv. Giuseppe Castiglione con la collaborazione della delegazione vastese guidata da Carlo Galante.


Oltre alla Befana del Vigile, sempre negli anni '50, veniva festeggiato la Befana nell'OMNI (opera Nazionale Maternità e Infanzia), presso la Casa della Madre e del Bambino con sede nel rione S. Michele, organizzata dal commissario dr. Gaetano Vallone. Oltre duecento i pacchi che annualmente venivano distribuiti alle famiglie più bisognose, mentre il lettino cromato, donato dall'Opera Provinciale, veniva vinto per sorteggio.
Nel 1959 venne festeggiata per la prima volta la Befana ferroviaria, organizzata dal Dopolavoro compartimentale di Pescara, per le famiglie dei ferrovieri.
Altre feste vennero organizzate dall'Eca (Ente Comunale di Assistenza), per i dipendenti dell'UNES (società elettrica prima della nascita dell'ENEL) dall'Opera Nazionale Combattenti, per iniziativa del Presidente Corradino Panerai e dalla sezione vastese della Democrazia Cristiana.

Chiudiamo con una bella poesia dialettale scritta da Espedito Ferrara, pubblicata nel
1947 sulle pagine dell'Histonium:

Na puparèlle

Ere na vodde… Sposte a na vetrine
ma tande tande tanda pizzarille
tramezz'a llume e llume e llambiuncille:
ere la feste de Ggesú Bbambine.

La ggende!... avesse viste a ndraje, a scije
la sere de la Pasche Bbufanije;
pure nu citelelle… che huardave,
povere piccininne, ma ne ndrave.

E huarde, huarde, hua', na puparelle
se n'è ddunate… scagne nu salute,
se vonne bbene… e ccanda sta pe cchiute
che ppéne, mamma so… è n'urfanelle…

"Tu nen mme cumbre… tu nen mme vu' bbene…"
"So ' puverelle…" "Po chi sa chi vvene
E mme se porte…" "Certe nu sugnore:
sì ccuscì bbelle!..." "E se scappame allore?..."

Una de le Rré Mmage llà vicine:
"Sta lu cavalle mè, lu citilélle…
Pùrtetele nghe tté sta puparelle:
pe ddodde l'ore de Ggesú Bbambine…"

Lu Bbambinèlle rite a la capanne:
le citilille vanne… vanne… vanne…
Scàppene angore… e nnisce nisce nisce
Vite ca sott' a tté sta dù turnisce.

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