Presentata presso la sala della pinacoteca l'edizione 2016 del Lunario di Vasto. A coordinare i lavori il giornalista Gianni Quagliarella, al tavolo della presidenza i tre autori: Giuseppe Tagliente, Paolo Calvano e Fernando D'Annunzio. Sono stati spiegati i contenuti dell'opera e le finalità
di Giuseppe Catania
Divulgazione storica, riscoperta del dialetto, e delle
tradizioni locali ed anche come elemento di stimolazione
di iniziative analoghe.
Questa, in sintesi, la premessa che gli autori del
"Lunarie de lu Uaste - Almanacco dei
Vastesi" hanno
tratteggiato per annunciare la XVI edizione di questa
importante pubblicazione, corredata da numerose riproduzioni
fotografiche, che, oltre a passere in rassegna,
in prosa e in poesia, gli avvenimenti che si sono verificati
in città, note e personaggi vissuti nella nostra
epoca.
Gli autori -Giuseppe Tagliente, Paolo Calvano, Fernando
D'Annunzio, hanno "rispolverato" dagli inediti fatti
accaduti in passato, ma ancora vivi nella nostra memoria
mai spenta, i protagonisti che, in tutti i settori
della vita pubblica hanno contribuito a "scrivere"
la storia di Vasto, per averla vissuta, per averla anche
scritta con le loro opere che l'Almanacco dei
Vastesi, ha voluto fossero rinverdite, se non altro
per rendere merito a quanti l'hanno tracciate "con
umiltà, con fatica, con tenacia , ma anche con l'unica
convinzione di star facendo qualcosa di utile per le
nostra città".
E questi intenti sono stati raggiunti perché la pubblicazione, non da ora, entra a far parte di quel patrimonio storico-culturale che fa onore a Vasto e all'Abruzzo,
anche perché i protagonisti che l'hanno costruito
appartengono alla nostra "gente forte e gentile"
per eccellenze che meritano di occupare un onorevole
posto nella graduatoria delle lodi che bisogna tributare
a quanti ne sono stati parte viva.
E la particolarità della pubblicazione, soprattutto,
è quella di contribuire, promuovere e valorizzare il dialetto
vastese che, nonostante gli assalti dei vari "ismi"
moderni, resiste ed è sempre proiettato in avanti, grazie
a quanti lo coltivano e lo difendono,verso un futuro
legato indissolubilmente alle nostre radici, alla lingua
della nostra gente, di cui occorre difendere gli empiti
che appartengono a quella nostra caratteristica "parlatura
paesana" meritevole di essere elevata a cultura, quale retaggio
ereditato dai nostri avi, che l'umile gente custodisce
con semplice, ma strenua lotta per tramandarla alle future
generazioni.
GIUSEPPE CATANIA
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