mercoledì 16 novembre 2022

S. ONOFRIO: la devozione al Santo, il Convento e la Casa di Riposo

Una cappella esisteva già dal 1406 


 di GIUSEPPE CATANIA


 Il culto di S. Onofrio ha radici antichissime nella devozione della popolazione di Vasto, rinsaldata negli anni, grazie anche alla prestigiosa e prodigiosa vita dei monaci che hanno sempre animato l'esistenza nel
convento dedicato al Santo anacoreta. Una chiesetta dedicata a S. Onofrio già esisteva nel 1406 quando i Frati Serafici vennero ad abitare tutt'intorno in umili capanne costruite con rami e creta. Fu nel 1587 che venne costruito il convento dei Frati Minori di S. Onofrio, che poi venne anche adibito a Inferrmeria della Provincia Monastica e Farmacia, con dotazione di personale per l'assistenza agli infermi.
Nel 1596 i Frati Minori assunsero il nome di Riformati e molti di essi sono ancora ricordati per la loro santità di vita e per i miracoli compiuti Fra i più illustri Giacomo de Patrutiis vescovo di Larino, che preferì indossare l'umile saio francescano. Poi Giovanni da Montescaglione; Arcangelo da Bergamo i cui corpi incorrotti sono sepolti ai piedi dell'altare maggiore; Angelo da Specchio (che fu confratello di San Bernardino da Siena), di cui si racconta che fu visto Sollevarsi fino alla volta della Sala di Palazzo D'Avalos, rapito dalla musica e andato in estasi, in occasione della Festa in onore di Gisetta del Balzo, consorte di Pietro de Guevara; fra' Sebastiano da Celenza, che operò la completa guarigione ad un giovinetto in punto di morte. Era usanza, un tempo, nel giorno del Venerdì Santo, formare una processione lungo il tragitto tra Vasto e il Convento, con grande partecipazione di popolo, attratto dalla Via Crucis meditata, con i misteri della Passione commentati dai Frati. La processione veniva preceduta dal Crocifisso, insigne opera d'arte.

 Il 17 giugno 1703, come si legge nella cronaca di Diego Maciano, "si fece una processione generale a S. Onofrio, e portarono un Crocifìsso, che poco tempo l'avevano fatto, et andarono per la terra, e con molti misterii della Passione di N. Signore Gesù Cristo et ognuno diceva il suo versetto, .."

Il 12 giugno 1988 si è voluto solennizzare la festività di S. Onofrio, con larga partecipazione di gente, non solo per onorare il Santo Eremita, bensì per risvegliare, anche nel- l'animo dei fedeli, il fervore di devozione verso l'anacoreta, cui è intitolato il Convento chiuso nel 1862 e trasformato in Casa di Riposo per Anziani, verso i quali, da ogni parte, sono indirizzati slanci di tangibile solidarietà, a sollievo della sofferenza e dell'emarginazione, quale contributo civile verso chi trova, nella solitudine, motivo di depressione morale.

Un aspetto devozionale sottolineato da ispirazione artistica è stato motivato dal pittore vastese Giuseppe Casanova con la donazione di un quadro raffigurante S. Onofrio (Foto), vegliardo ormai arso dalla vita di anacoreta nel deserto. Una autentica espressione pittorica che traduce, appieno e con suggestione, nella simbologia cristiana (la corona e lo scettro del comando che sono beni caduchi della miseria dell'uomo), l'abbandono della vita terrena per levarsi alla gloria del cielo mediante la preghiera. Quello che S. Onofrio attuò nel romitaggio, all'insegna della totale dedizione a Cristo.
 Giuseppe Catania 


 Sant'Onofrio eremita del IV secolo 

 Per seguire l'esempio del Profeta Isaia e di San Giovanni Battista, Sant'Onofrio (IV secolo) visse secolo in piena solitudine nella Tebaide e di lui si hanno scarse notizie, tramandate da un altro anacoreta d'Egitto, San Pafnuzio, che divulgò la fama del Santo incontrato quasi in fin di vita. S. Onofrio, infatti, viveva da tempo immemorabile in una grotta segreta e si cibava di datteri da una palma del deserto e si dissetava da una fonte scaturita dalla roccia. Onofrio ebbe anche un discepolo anch'egli eremita che volle apprendere dal Santo le condizioni della vita solitaria. Per trenta giorni, insieme a questo discepolo, rimase in una oasi per provvedere all'istruzione del neo anacoreta. Tornato nella sua caverna, veniva visitato ogni anno da questo discepolo. Durante l'ultimo incontro, all'atto di salutare il maestro, l'allievo si accasciò al suolo privo di vita e Onofrio lo seppellì vicino alla sua grotta. Da 70 anni ormai non incontrava anima viva ed era ridotto pelle ed ossa. Il corpo rinsecchito, colore bronzeo, era nudo ricoperto soltanto da una cascata di capelli bianchi che si confondevano con la barba lunga fine ai piedi, tanto che San Pafnuzio, al vederlo, fuggì spaventato. Onofrio pregò S.Pafnuzio di avvicinarsi dicendogli "Dio ti ha mandato qui perché tu dia al mio corpo onorevole sepoltura, perché ormai sono giunto alla fine della mia vita". S. Panuzio trascorse col Santo Eremita la notte, dividendo con lui l'Eucaristia. All'alba il Vecchio anacoreta bruciato dal deserto, morì dopo aver ricevuto la benedizione e venne sepolto nel luogo della penitenza. La fama dell'eremita penitente venne diffusa da S. Pafnuzio e, col trascorrere del tempo, venne colorita da leggenda e fantasia, con particolari pittoreschi. Il culto del Santo venne diffuso dai Crociati anche nei paesi lontani, il Santo è patrono di Casalvecchio Siculo (ME) e S. Onofrio (CZ). Nelle fonti latine è ricordato come Ònuphrius, su adattamento dal copto Uenofre (in egiziano: Wn-nfrw), e Onophris nella trascrizione greca. In lingua inglese è tradotto nell'irriconoscibile nome di Humphrey.

GIUSEPPE CATANIA

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