riceviamo e pubblichiamo
Singapore le piramidi del consumismo
di Enzo La Verghetta
Si presenta come il paese dei balocchi. Ma sarà tutto reale? Grattacieli su grattacieli, uno più affascinante dell'altro per soluzioni tecniche e di design d'avanguardia, una ricchezza
globale? Purtroppo, direi di no, perché poi ti accorgi che queste scelte sono indispensabili per una città che si sviluppa in uno spazio limitato.
Anche le case popolari sono dei grattacieli, le riconosci perché sono contrassegnate da un numero, poi non hanno né la piscina, né la palestra condominiale che sono quasi uno standard per l’edilizia privata degli ultimi anni. Strutture e facciate dalle forme più diverse, la più famosa e fotografata è costituita da tre edifici collegati in basso pieno di ristoranti e negozi e in alto da un'enorme tavola da surf dove c’è la piscina, ristorante e bar, il tutto per 2.500 stanze. Un'attrazione globale, ormai uno dei simboli della città. I più recenti grattacieli inframezzano uno o più piani posizionati a vari livelli dedicati al verde, parlo anche di alberi. Una città in progress dove si continua ad abbattere e ricostruire. Certo non mancano i quartieri tradizionali, come Cina Town e Little India. In definitiva, una New York in piena evoluzione ma con tanto verde curato in maniera quasi maniacale sia a livello pubblico che privato.
Certo, la natura aiuta molto, ma c'è una cura da noi inimmaginabile. Un esercito di operai che manutengono manualmente, ripeto manualmente, con secchiello e una forbice e/o rastrello, il verde cittadino.
Non trascurabili sono le due enormi serre, una dedicata a fiori provenienti da tutto il mondo, l'altra alla natura tropicale. Una struttura di una palazzina di 5 o 6 piani interamente piastrellato di piante tropicali cui si può accedere dall'interno e attraverso una passerella. Il tutto dentro un'enorme serra. Vedere per credere. Più altre attrazioni. Vedi i super tree, strutture stilizzate a firma di albero, come quello dell'Expo di Milano moltiplicato per 10. Il parco la sera si trasforma in uno spettacolo di luci e colori.
Una centro città, dove sei attratto da queste fantastiche costruzioni e dai centri commerciali. Collegati fra loro con sottopassaggi, sono anche accessibili direttamente scendendo dalla metropolitana. Anche questi ultimi, possono considerarsi un'attrazione. I nostri sembrano il mercato rionale sotto casa. . Non manca nessuna delle grandi marche dell'abbigliamento e della gioielleria, che nell’allestimento non hanno badato a spese. La nota via Condotti sembra il mercatino della domenica Il tutto condito con ristoranti con la cucina tipica di tutte le nazioni orientali e non; e per tutte le tasche. Sfornano pasti a tutte le ore perché, per economicità e per tradizione, al limite conviene più recarsi in uno di questi posti che cucinare a casa.Lo spettacolo continua con attrazioni all’interno di questi centri: un fiumiciattolo con i relativi gondolieri e cascate e giochi di luci e acqua.
Da dove nasce e progredisce questo sistema economico, che intorno a se tanta povertà?
Un rebus che ho provato a capire e che certo non ho la presunzione di risolvere durante una gita relativamente di pochi giorni. Subito traspare la grande distanza fra le punte della forbice sociale: ricchi e poveri. Entrambi gli status sono poli di attrazione per l’immigrazione: quella professionale e la mano d’opera a basso profilo. La povertà che circonda Singapore spinge ad accettare lavori umilissimi ma anche se poco retribuiti superiori a quelli precedentemente percepiti, è la lotta per la sopravvivenza. Mentre chi si propone con una spiccata professionalità sia essa finanziaria, commerciale o tecnica ha l'opportunità di propendere verso il benessere che non trova in patria, in particolare da noi. E’ l’opportunità di percepire un adeguato compenso per prestazioni e servizi con un grande valore aggiunto, un mercato meritocratico. A questo si contrappone una contrattazione dinamica, lo status e il benessere acquisito non è traguardo consolidato, ma è una conquista giornaliera legata alla vorticosa innovazione scientifica e dal mercato.
Coloro che svolgono i lavori più umili, se visti con la nostra ottica sindacalizzata, sono i novelli schiavi, che a costi bassissimi hanno permesso certe realizzazioni e la loro manutenzione profittevole. Infatti, sono coloro che, con turni ormai a noi sconosciuti, costruiscono e mantengono la città/stato per ordine e conto dei primi. Anche se qualche piccolo passo si sta facendo, non c’è un grado di salvaguardia vicina a quella occidentale. Questo si percepisce nel vedere operai, commessi, camerieri, inservienti presenti nelle varie realtà operative in un numero improponibile ai costi occidentali, un segno tangibile di salari da una ciotola di riso.
Queste sono solo riflessioni di un turista dopo qualche giorno di permanenza, ma non credo di essere lontano dalla realtà. Questo sembra il prezzo per realizzare e mantenere questa fantascientifica realtà in cui ci s’imbatte.
Quello che si percepisce è che tanto splendore non può che nascere da un sistema competitivo: ogni giorno tutto è sotto esame, un approccio che premia ma temporaneamente mentre distrugge per sempre chi non si adegua. Un precariato globale e spietato, basato su una remunerazione che premia chi porta valore aggiunto e non supporta chi è facilmente rimpiazzabile.
La dura legge del consumismo.
Che non riguarda solo i beni che durano una stagione come la moda, ma anche professioni e mestieri che si evolvono in nuove formule o che scompaiono perché obsolete e questo a tutti livelli. E’ un fenomeno globale che qui appare esasperato ma che si sta ampliando anche in Italia. Gli smartphone che si rinnovano mediamente ogni sei mesi. Questa corsa ad ostacoli non riguarda solo i progettisti proiettati a migliorare e creare nuove funzioni. Ma colpisce a livello più basso: i commessi. Anche loro devono aggiornarsi sulle novità con la stessa rapidità per rispondere adeguatamente alla clientela e incentivare la vendita dei nuovi modelli. Chi non si adegua è fuori, ed è sempre più difficile rientrare.
La domanda è:questa corsa frenetica rimarrà fenomeno asiatico o arriverà velocemente nella vecchia Europa?
In pratica, uno scontro fra un sistema che premia solo la produttività e lo stato sociale che vuole salvaguardare i più deboli.
Riuscirà quest'ultimo a supportare un sistema produttivo meno efficiente e costoso. Un rapporto costi verso risultati che vede noi occidentali sfavoriti nelle produzioni e servizi standard e a basso contenuto tecnologico e di design.
Per noi c’è l’aggravante sì un sistema clientelare, che si contrappone all'efficacia premiando “gli amici” e il baratto e che produce inefficienza e costi insostenibili. Purtroppo non siamo ancora consapevoli e convinti che occorre cambiare radicalmente e non gattopardescamente.
Qualcuno continua a dimostrarlo e scriverlo, i politici applaudono ma il file non è memorizzato.
di Enzo La Verghetta
Si presenta come il paese dei balocchi. Ma sarà tutto reale? Grattacieli su grattacieli, uno più affascinante dell'altro per soluzioni tecniche e di design d'avanguardia, una ricchezza
globale? Purtroppo, direi di no, perché poi ti accorgi che queste scelte sono indispensabili per una città che si sviluppa in uno spazio limitato.
Anche le case popolari sono dei grattacieli, le riconosci perché sono contrassegnate da un numero, poi non hanno né la piscina, né la palestra condominiale che sono quasi uno standard per l’edilizia privata degli ultimi anni. Strutture e facciate dalle forme più diverse, la più famosa e fotografata è costituita da tre edifici collegati in basso pieno di ristoranti e negozi e in alto da un'enorme tavola da surf dove c’è la piscina, ristorante e bar, il tutto per 2.500 stanze. Un'attrazione globale, ormai uno dei simboli della città. I più recenti grattacieli inframezzano uno o più piani posizionati a vari livelli dedicati al verde, parlo anche di alberi. Una città in progress dove si continua ad abbattere e ricostruire. Certo non mancano i quartieri tradizionali, come Cina Town e Little India. In definitiva, una New York in piena evoluzione ma con tanto verde curato in maniera quasi maniacale sia a livello pubblico che privato.
Certo, la natura aiuta molto, ma c'è una cura da noi inimmaginabile. Un esercito di operai che manutengono manualmente, ripeto manualmente, con secchiello e una forbice e/o rastrello, il verde cittadino.
Non trascurabili sono le due enormi serre, una dedicata a fiori provenienti da tutto il mondo, l'altra alla natura tropicale. Una struttura di una palazzina di 5 o 6 piani interamente piastrellato di piante tropicali cui si può accedere dall'interno e attraverso una passerella. Il tutto dentro un'enorme serra. Vedere per credere. Più altre attrazioni. Vedi i super tree, strutture stilizzate a firma di albero, come quello dell'Expo di Milano moltiplicato per 10. Il parco la sera si trasforma in uno spettacolo di luci e colori.
Una centro città, dove sei attratto da queste fantastiche costruzioni e dai centri commerciali. Collegati fra loro con sottopassaggi, sono anche accessibili direttamente scendendo dalla metropolitana. Anche questi ultimi, possono considerarsi un'attrazione. I nostri sembrano il mercato rionale sotto casa. . Non manca nessuna delle grandi marche dell'abbigliamento e della gioielleria, che nell’allestimento non hanno badato a spese. La nota via Condotti sembra il mercatino della domenica Il tutto condito con ristoranti con la cucina tipica di tutte le nazioni orientali e non; e per tutte le tasche. Sfornano pasti a tutte le ore perché, per economicità e per tradizione, al limite conviene più recarsi in uno di questi posti che cucinare a casa.Lo spettacolo continua con attrazioni all’interno di questi centri: un fiumiciattolo con i relativi gondolieri e cascate e giochi di luci e acqua.
Da dove nasce e progredisce questo sistema economico, che intorno a se tanta povertà?
Un rebus che ho provato a capire e che certo non ho la presunzione di risolvere durante una gita relativamente di pochi giorni. Subito traspare la grande distanza fra le punte della forbice sociale: ricchi e poveri. Entrambi gli status sono poli di attrazione per l’immigrazione: quella professionale e la mano d’opera a basso profilo. La povertà che circonda Singapore spinge ad accettare lavori umilissimi ma anche se poco retribuiti superiori a quelli precedentemente percepiti, è la lotta per la sopravvivenza. Mentre chi si propone con una spiccata professionalità sia essa finanziaria, commerciale o tecnica ha l'opportunità di propendere verso il benessere che non trova in patria, in particolare da noi. E’ l’opportunità di percepire un adeguato compenso per prestazioni e servizi con un grande valore aggiunto, un mercato meritocratico. A questo si contrappone una contrattazione dinamica, lo status e il benessere acquisito non è traguardo consolidato, ma è una conquista giornaliera legata alla vorticosa innovazione scientifica e dal mercato.
Coloro che svolgono i lavori più umili, se visti con la nostra ottica sindacalizzata, sono i novelli schiavi, che a costi bassissimi hanno permesso certe realizzazioni e la loro manutenzione profittevole. Infatti, sono coloro che, con turni ormai a noi sconosciuti, costruiscono e mantengono la città/stato per ordine e conto dei primi. Anche se qualche piccolo passo si sta facendo, non c’è un grado di salvaguardia vicina a quella occidentale. Questo si percepisce nel vedere operai, commessi, camerieri, inservienti presenti nelle varie realtà operative in un numero improponibile ai costi occidentali, un segno tangibile di salari da una ciotola di riso.
Queste sono solo riflessioni di un turista dopo qualche giorno di permanenza, ma non credo di essere lontano dalla realtà. Questo sembra il prezzo per realizzare e mantenere questa fantascientifica realtà in cui ci s’imbatte.
Quello che si percepisce è che tanto splendore non può che nascere da un sistema competitivo: ogni giorno tutto è sotto esame, un approccio che premia ma temporaneamente mentre distrugge per sempre chi non si adegua. Un precariato globale e spietato, basato su una remunerazione che premia chi porta valore aggiunto e non supporta chi è facilmente rimpiazzabile.
La dura legge del consumismo.
Che non riguarda solo i beni che durano una stagione come la moda, ma anche professioni e mestieri che si evolvono in nuove formule o che scompaiono perché obsolete e questo a tutti livelli. E’ un fenomeno globale che qui appare esasperato ma che si sta ampliando anche in Italia. Gli smartphone che si rinnovano mediamente ogni sei mesi. Questa corsa ad ostacoli non riguarda solo i progettisti proiettati a migliorare e creare nuove funzioni. Ma colpisce a livello più basso: i commessi. Anche loro devono aggiornarsi sulle novità con la stessa rapidità per rispondere adeguatamente alla clientela e incentivare la vendita dei nuovi modelli. Chi non si adegua è fuori, ed è sempre più difficile rientrare.
La domanda è:questa corsa frenetica rimarrà fenomeno asiatico o arriverà velocemente nella vecchia Europa?
In pratica, uno scontro fra un sistema che premia solo la produttività e lo stato sociale che vuole salvaguardare i più deboli.
Riuscirà quest'ultimo a supportare un sistema produttivo meno efficiente e costoso. Un rapporto costi verso risultati che vede noi occidentali sfavoriti nelle produzioni e servizi standard e a basso contenuto tecnologico e di design.
Per noi c’è l’aggravante sì un sistema clientelare, che si contrappone all'efficacia premiando “gli amici” e il baratto e che produce inefficienza e costi insostenibili. Purtroppo non siamo ancora consapevoli e convinti che occorre cambiare radicalmente e non gattopardescamente.
Qualcuno continua a dimostrarlo e scriverlo, i politici applaudono ma il file non è memorizzato.
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