martedì 12 maggio 2015

La politica, le Regioni e quel senso di fallimento

Intervista al professor Guido Brunetti 
di Giuseppe Catania

Mancano pochi giorni alle elezioni regionali. Un test molto importante sia per il governo e i partiti che per decifrare i comportamenti e gli stati mentali del cittadino. Un tema di grande attualità. La politica da qualche anno è anche oggetto di indagine delle neuroscienze. Abbiamo chiesto una valutazione al professor Guido Brunetti, noto autore nel campo
delle neuroscienze.

“In realtà - afferma il nostro illustre interlocutore - l’analisi della storia del pensiero antico, moderno e contemporaneo, a partire da Platone e Aristotele, mostra un sicuro interesse nel rapporto tra cervello, mente e politica. Ma è soltanto alla fine del Novecento che la politica diventa un campo di indagine delle neuroscienze con la nascita di una nuova disciplina chiamata “neuropolitica”.
Attraverso la ricerca neuro scientifica, la realtà politica sarà in grado di acquisire sicuri punti di riferimento per formulare i suoi programmi, superando un mondo attraversato da tanti dilettanti allo sbaraglio e parvenu”.

Quello delle Regioni è un tema scottante. Molti ne chiedono l’abolizione, a partire da suoi autorevoli esponenti. Vogliamo entrare in questo mondo misterioso?“La letteratura al riguardo è molto ampia e rivela ‘una profonda crisi’ dell’intero sistema. Un contesto- ha scritto Goffredo Buccini in ‘Governatori. Così le Regioni hanno devastato l’Italia’ (Marsilio Editori)- tra ‘scandali, indagini della magistratura e buchi neri di clientele’. E sfociato in un ‘tracollo economico e morale’ e in una crisi politica, istituzionale ed esistenziale. Molti presidenti hanno dovuto lasciare l’incarico ‘pressati’ dalla magistratura e dall’opinione pubblica. Trecento consiglieri poi soni finiti sotto inchiesta. Le parole dei governatori intervistati proiettano in realtà un senso di ‘fallimento collettivo’ fra ‘malaffare e scandali’.

Se hanno ‘devastato’ l’Italia, le Regioni possono ancora esistere?“La sentenza che non ti attendi la pronunciano gli stessi governatori. ‘Andrebbero abolite’, scandisce con fermezza Giancarlo Galan, potente presidente della Regione Veneto e due volte ministro prima di entrare nell’inchiesta giudiziaria. A sua volta, Antonio Bassolino, governatore della Campania, travolto dalla valanga dei rifiuti, ha aggiunto: ‘Mai più andrei a fare il presidente della Regione. Mai più’. ‘Questo regionalismo- afferma Stefano Caldoro, succeduto a Bassolino- è al capolinea. Più governo una Regione più penso che sia un mostro impossibile da governare’. Un regionalismo ‘protervo e accattone’ che evidenzia ‘le metastasi’ di un sistema ‘degenerato’ (Rizzo).

Le Regioni sono infatti ‘perimetri troppo politici’, che non corrispondono ai bisogni della gente, con gli scandali delle spese pazze, arresti, clientelismi, sperperi vergognosi, inefficienze, l’uso ‘oltraggioso’ del denaro pubblico e il discredito dei partiti. Dalla nascita, avvenuta nel 1970, esse hanno toccato ‘il punto più basso’. Una deriva che dovrebbe allarmare un mondo politico, che si dimostra invece ‘miope e distratto’.

Se la democrazia italiana ‘non si libererà della zavorra delle Regioni, queste ‘trascineranno a fondo- precisa Buccini- la democrazia italiana’. La patologia ha poi i sintomi dei privilegi di casta. Ogni consigliere ci costa circa 200.000 euro. Le carte delle Procure ‘grondano’ di personaggi pittoreschi, che fotografano un Paese ‘cafone e infingardo’. Un consigliere regionale che mette in nota spese i 50 centesimi di un gabinetto pubblico a gettoni. Un altro che chiede il rimborso di un biglietto per uno spettacolo di lap dance . C’è infine chi avrebbe speso 100 mila euro per il suo vizio delle slot machine”.



Professor Brunetti, come uscirne?
“Le Regioni erano state presentate come ‘l’innovazione più profonda’ introdotta dalla Costituzione. Si è invece prodotta una grave crisi, il crollo del ‘castello di carta’. Troppi soldi, troppe poltrone, troppa burocrazia, troppi egoismi, tanti pozzi di San Patrizio. Hanno prodotto guasti e inoculato il ‘peggio’ in tanti che dovrebbero amministrarle. E’ il senso di una disfatta collettiva. Il sintomo più evidente e impressionante di questa patologia è il fenomeno dell’astensionismo dato al 43 per cento.

Una rigenerazione delle coscienze, espressione di una provata competenza intellettuale, professionale e morale e di un forte spirito di concreta solidarietà. Fatto che ci può trasformare da sudditi a cittadini maturi e responsabili, da ‘plebe’ in popolo, cosciente della grandezza del cervello e della mente umana, che sa riconoscere ( e compiere) il bene e rifuggire il male, l’odio e l’invidia”.

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