Secondo l’autore “il sistema San Salvo” finora ha retto, ma si presenta in tutta la sua fragilità, perché legato principalmente a due stabilimenti appartenenti a multinazionali, operanti ambedue in un solo comparto, l’automotive. L’aspetto positivo viene dalla nascita di piccole e medie imprese in comparti totalmente diversi.
Ma D’Adamo ha iniziato dalla genesi del volume : “In fase di progettazione abbiamo discusso molto su come
raccontare i 50 anni di sviluppo industriale a San Salvo”, ha detto nel suo intervento iniziale. “Alla fine abbiamo fatto la scelta di dividere il lavoro in due parti: nella prima, di presentare le vicende storiche delle due grandi aziende (NSG/Pilkington e Denso che hanno determinato la crescita); nella seconda di lasciare spazio alle medie e piccole imprese”. Ha anche spiegato che “la storia poggia le sue basi sia su fonti aziendali (con parecchio materiale d’archivio) che su testimonianze dei protagonisti che in molti hanno vissuto l’intero perdio dello sviluppo industriale a San Salvo”. D’Adamo ha aggiunto che “il taglio del libro è di tipo divulgativo e che gli argomenti sono stati strutturati in modo da rendere più fruibile la lettura”.
I CONTENUTI. Successivamente l’autore ha illustrato brevemente i vari capitoli del libro per dare una idea degli argomenti trattati. Nella “PARTE I” : San Salvo anni ’50, prima delle industrie; anni ’60: nasce la Siv, inizia l’era industriale (la scoperta del metano, la costruzione dello stabilimento e l’inaugurazione con Moro, l’importante ruolo del Consorzio Industriale ecc.); anni ’70: avvio della Magneti Marelli, la prima grande ristrutturazione alla Siv; l’epopea degli anni ’80: internazionalizzazione del “Gruppo” Siv, Business Transformation alla Marelli, la visita del Papa, San Salvo tra “I 100 Comuni della piccola grande Italia”; anni ‘90: l’Efim va in liquidazione, Siv acquisita dalla Pilkington, la Magneti Marelli San Salvo “sede” della Divisione Macchine Rotanti; anni 2000: Magneti Marelli e Pilkington/Siv diventano giapponesi; un bilancio sull’attività del Consorzio Industriale, le relazioni industriali in Siv e Marelli, case history Gennaro Strever Spa, le interviste ai vertici Stogit, Pilkington e Denso, le considerazioni finali. Nella “PARTE II” : Documenti e testimonianze; le nostre aziende: storie e protagonisti dello sviluppo economico di San Salvo (Nsg Group San Salvo oggi, Denso oggi, Stogit, Bcc Valle del Trigno, Argirò Group, Arte del Caminetto, Boschetti Fernando Autotrasporti, Carrozzeria D’Andrilli, Centro Commerciale Insieme, Cinquina Trasporti, Crm, Da. Ca., Di Santo Paolo, Distribuzione Bevande, Euro Ortofrutticola del Trigno,Fratelli Bruno, Gron Steel, Magazzini Frigoriferi Abruzzesi, Ns Bandiere, Oma Infissi, Rm Italia, Sallese Group, Tcm Group, Te.Ma.Co., Teodoro Impianti, Thor Sud, Torricella, Triangolo Verde); Gallerie fotografiche; Bibliografia essenziale; Indice analitico.
IL “SISTEMA SAN SALVO” REGGERA’ ANCORA?
Nicola D’Adamo infine ha dato una sua valutazione del sistema economico sansalvese in questo momento.
“Per fare un bilancio di questa iniziativa – ha detto - basta porsi una semplice domanda: come sarebbe stata San Salvo senza le sue industrie? Nella risposta ovvia a questo quesito anche il senso del nostro lavoro, teso a sottolineare il ruolo avuto dall’industria nella crescita della città, in questi cinquant’anni”.
“Basta il solo dato dell’incremento demografico (da 4.000 a 20.000 abitanti circa) per dare un’idea dello sviluppo nel periodo in esame. San Salvo con la sua ampia disponibilità di posti di lavoro è divenuta nel tempo polo di attrazione per migliaia di famiglie provenienti dal Medio e Alto Vastese e da altre regioni. Negli ultimi anni anche da paesi esteri”.
Parallelamente all’incremento demografico si è avuta una crescita sociale e culturale, con l’allineamento a realtà viciniori (come Vasto, Termoli, Ortona ecc.) anche in termini di servizi e di benessere. Sono sorte istituzioni scolastiche, enti, imprese e associazioni che hanno fornito i loro indispensabili servizi alla nuova comunità.
Anche la cultura d’impresa ha permeato la società, è stata portata anche dentro le istituzioni. Molti dipendenti sono stati eletti in comuni, provincia, regione, Parlamento (Arnaldo Mariotti cresciuto in Marelli), in altre istituzioni, portando con loro il bagaglio di esperienza aziendale, quella concretezza che punta dritto al risultato. E questo approccio lo si nota anche nella differenza della gestione della cosa pubblica tra San Salvo e alcuni altri centri.
“Le due aziende maggiori sono state sempre buone scuole manageriali e spesso giovani formati a San Salvo hanno poi fatto carriera in Italia e nel mondo, sia all’interno dei loro gruppi, che all’esterno dopo che sono andati via. Un esempio l’abbiamo davanti a noi: Mario D’Urbano giovane tecnico assunto all’inizio dalla Magneti Marelli oggi è il vice presidente di Denso San Salvo; un altro è Graziano Marcovecchio presidente della Pilkington Italia, brillante studente universitario che 30 anni fa si affacciò sulla mia porta per chiedere materiale per la sua tesi sulla SIV. Ma ci sono anche centinaia di esempi di persone che dopo aver maturato una solida esperienza a San Salvo hanno fatto carriera in altri gruppi”.
E D’Adamo si è soffermato a fare qualche altro esempio: “due giovani quadri della Direzione del Personale SIV negli inizi degli anni ’70, Franco Fontana e Alberto Donati e sono diventati rispettivamente: docente universitario e poi preside della Facoltà di economia alla Luiss nel 1995. E Donati dopo alcuni passaggi, nel 1993 Amministratore Delegato del Corriere della Sera. E rimanendo al Corriere della Sera l’attuale AD (dal 2012) è Pietro Scott Jovane, giovane neolaureato assistente di Loaldi e Scaroni nel 1994, che lavorava con noi tra Milano e San Salvo, appena dopo la privatizzazione SIV”.
“Tornando alla cultura industriale, bisogna aggiungere che le due grandi ditte hanno fatto crescere tutte le aziende dell’indotto, tanto che negli anni ’80 in SIV si parlava di tecnologia del vetro “made in San Salvo” realizzata con l’ausilio del personale delle ditte esterne”.
Non solo: la cultura d’impresa ha dato vantaggi anche all’agricoltura, che nei decenni scorsi era ancora in mano ai contadini, divenuti poi dipendenti di aziende. La modernizzazione del comparto è avvenuta almeno su due fronti: sul versante della “specializzazione” delle colture (San Salvo, città delle pesche) e su quello della “meccanizzazione” perché i dipendenti non avendo tempo si sono forniti dei mezzi e degli attrezzi più moderni.
“Il tema del secondo lavoro, appena introdotto ha detto D’Adamo - merita anche una attenta riflessione: nel senso che il benessere diffuso dei primi 20-30 anni di industrializzazione è dovuto anche ad un sommerso, mai rilevato, presente nell’intero comprensorio. All’epoca, dopo l’assunzione in fabbrica quasi tutti i dipendenti hanno continuato a mantenere il loro vecchio lavoro, duplicando le entrate”.
“Volendo fare una valutazione complessiva dello sviluppo di questi 50 anni – ha spiegato l’autore – possiamo dire che il “sistema San Salvo”, pur nella sue difficoltà, ha “retto discretamente”, affrontando anche l’ultima dura sfida della crisi economica mondiale dal 2008 ad oggi. Ma questa nota positiva, non ci autorizza al facile ottimismo, perché il modello di sviluppo basato sulle due aziende “motrici” si presenta oggi con una certa fragilità.
NSG Group e Denso - che hanno generato benessere negli anni - operano ambedue nell’automotive e sono ambedue multinazionali giapponesi.
Ciò crea - come abbiamo descritto nel volume – una dipendenza troppo forte dal mercato auto e una situazione di incertezza sul futuro perché all’interno delle multinazionali vige la pratica di allocare le produzioni negli stabilimenti di qualsiasi nazione dove ci sono costi aziendali più bassi. E in Italia i costi non sono tra i più bassi”.
Ciò però non ci deve preoccupare più di tanto, perché la complicata situazione è in parte mitigata da tre elementi: il primo è che recentemente le due grandi aziende hanno dimostrato con i fatti, con ingenti investimenti sulle nuove linee, che non vogliono abbandonare San Salvo; il secondo elemento è la tendenza delle aziende dell’indotto a non essere più “mono cliente”, vale a dire non lavorare solo per NSG o Denso, ma anche per altri gruppi in Italia o all’estero; il terzo elemento è il ricambio, la diversificazione e la tenuta del tessuto produttivo locale, vale a dire il saldo attivo fra le aziende cessate e le nuove, che spesso operano in comparti totalmente nuovi, al di fuori delle due aziende motrici”.
“Se questa tendenza a creare nuove imprese, al di fuori dell’indotto NSG e Denso, continuerà anche in futuro, con un saldo attivo, allora si potrà cominciare ad intravedere a San Salvo la possibilità di un leggero consolidamento del modello di sviluppo”, ha concluso Nicola D’Adamo. “Anche se il grosso dell’economia locale continuerà ad esser ancorato all’automotive, come in tutto il mondo”.
Dopo il suo intervento ha fatto seguito la tavola rotonda di cui si riferisce a parte.
Ma D’Adamo ha iniziato dalla genesi del volume : “In fase di progettazione abbiamo discusso molto su come
raccontare i 50 anni di sviluppo industriale a San Salvo”, ha detto nel suo intervento iniziale. “Alla fine abbiamo fatto la scelta di dividere il lavoro in due parti: nella prima, di presentare le vicende storiche delle due grandi aziende (NSG/Pilkington e Denso che hanno determinato la crescita); nella seconda di lasciare spazio alle medie e piccole imprese”. Ha anche spiegato che “la storia poggia le sue basi sia su fonti aziendali (con parecchio materiale d’archivio) che su testimonianze dei protagonisti che in molti hanno vissuto l’intero perdio dello sviluppo industriale a San Salvo”. D’Adamo ha aggiunto che “il taglio del libro è di tipo divulgativo e che gli argomenti sono stati strutturati in modo da rendere più fruibile la lettura”.
I CONTENUTI. Successivamente l’autore ha illustrato brevemente i vari capitoli del libro per dare una idea degli argomenti trattati. Nella “PARTE I” : San Salvo anni ’50, prima delle industrie; anni ’60: nasce la Siv, inizia l’era industriale (la scoperta del metano, la costruzione dello stabilimento e l’inaugurazione con Moro, l’importante ruolo del Consorzio Industriale ecc.); anni ’70: avvio della Magneti Marelli, la prima grande ristrutturazione alla Siv; l’epopea degli anni ’80: internazionalizzazione del “Gruppo” Siv, Business Transformation alla Marelli, la visita del Papa, San Salvo tra “I 100 Comuni della piccola grande Italia”; anni ‘90: l’Efim va in liquidazione, Siv acquisita dalla Pilkington, la Magneti Marelli San Salvo “sede” della Divisione Macchine Rotanti; anni 2000: Magneti Marelli e Pilkington/Siv diventano giapponesi; un bilancio sull’attività del Consorzio Industriale, le relazioni industriali in Siv e Marelli, case history Gennaro Strever Spa, le interviste ai vertici Stogit, Pilkington e Denso, le considerazioni finali. Nella “PARTE II” : Documenti e testimonianze; le nostre aziende: storie e protagonisti dello sviluppo economico di San Salvo (Nsg Group San Salvo oggi, Denso oggi, Stogit, Bcc Valle del Trigno, Argirò Group, Arte del Caminetto, Boschetti Fernando Autotrasporti, Carrozzeria D’Andrilli, Centro Commerciale Insieme, Cinquina Trasporti, Crm, Da. Ca., Di Santo Paolo, Distribuzione Bevande, Euro Ortofrutticola del Trigno,Fratelli Bruno, Gron Steel, Magazzini Frigoriferi Abruzzesi, Ns Bandiere, Oma Infissi, Rm Italia, Sallese Group, Tcm Group, Te.Ma.Co., Teodoro Impianti, Thor Sud, Torricella, Triangolo Verde); Gallerie fotografiche; Bibliografia essenziale; Indice analitico.
IL “SISTEMA SAN SALVO” REGGERA’ ANCORA?
Nicola D’Adamo infine ha dato una sua valutazione del sistema economico sansalvese in questo momento.
“Per fare un bilancio di questa iniziativa – ha detto - basta porsi una semplice domanda: come sarebbe stata San Salvo senza le sue industrie? Nella risposta ovvia a questo quesito anche il senso del nostro lavoro, teso a sottolineare il ruolo avuto dall’industria nella crescita della città, in questi cinquant’anni”.
“Basta il solo dato dell’incremento demografico (da 4.000 a 20.000 abitanti circa) per dare un’idea dello sviluppo nel periodo in esame. San Salvo con la sua ampia disponibilità di posti di lavoro è divenuta nel tempo polo di attrazione per migliaia di famiglie provenienti dal Medio e Alto Vastese e da altre regioni. Negli ultimi anni anche da paesi esteri”.
Parallelamente all’incremento demografico si è avuta una crescita sociale e culturale, con l’allineamento a realtà viciniori (come Vasto, Termoli, Ortona ecc.) anche in termini di servizi e di benessere. Sono sorte istituzioni scolastiche, enti, imprese e associazioni che hanno fornito i loro indispensabili servizi alla nuova comunità.
Anche la cultura d’impresa ha permeato la società, è stata portata anche dentro le istituzioni. Molti dipendenti sono stati eletti in comuni, provincia, regione, Parlamento (Arnaldo Mariotti cresciuto in Marelli), in altre istituzioni, portando con loro il bagaglio di esperienza aziendale, quella concretezza che punta dritto al risultato. E questo approccio lo si nota anche nella differenza della gestione della cosa pubblica tra San Salvo e alcuni altri centri.
“Le due aziende maggiori sono state sempre buone scuole manageriali e spesso giovani formati a San Salvo hanno poi fatto carriera in Italia e nel mondo, sia all’interno dei loro gruppi, che all’esterno dopo che sono andati via. Un esempio l’abbiamo davanti a noi: Mario D’Urbano giovane tecnico assunto all’inizio dalla Magneti Marelli oggi è il vice presidente di Denso San Salvo; un altro è Graziano Marcovecchio presidente della Pilkington Italia, brillante studente universitario che 30 anni fa si affacciò sulla mia porta per chiedere materiale per la sua tesi sulla SIV. Ma ci sono anche centinaia di esempi di persone che dopo aver maturato una solida esperienza a San Salvo hanno fatto carriera in altri gruppi”.
E D’Adamo si è soffermato a fare qualche altro esempio: “due giovani quadri della Direzione del Personale SIV negli inizi degli anni ’70, Franco Fontana e Alberto Donati e sono diventati rispettivamente: docente universitario e poi preside della Facoltà di economia alla Luiss nel 1995. E Donati dopo alcuni passaggi, nel 1993 Amministratore Delegato del Corriere della Sera. E rimanendo al Corriere della Sera l’attuale AD (dal 2012) è Pietro Scott Jovane, giovane neolaureato assistente di Loaldi e Scaroni nel 1994, che lavorava con noi tra Milano e San Salvo, appena dopo la privatizzazione SIV”.
“Tornando alla cultura industriale, bisogna aggiungere che le due grandi ditte hanno fatto crescere tutte le aziende dell’indotto, tanto che negli anni ’80 in SIV si parlava di tecnologia del vetro “made in San Salvo” realizzata con l’ausilio del personale delle ditte esterne”.
Non solo: la cultura d’impresa ha dato vantaggi anche all’agricoltura, che nei decenni scorsi era ancora in mano ai contadini, divenuti poi dipendenti di aziende. La modernizzazione del comparto è avvenuta almeno su due fronti: sul versante della “specializzazione” delle colture (San Salvo, città delle pesche) e su quello della “meccanizzazione” perché i dipendenti non avendo tempo si sono forniti dei mezzi e degli attrezzi più moderni.
“Il tema del secondo lavoro, appena introdotto ha detto D’Adamo - merita anche una attenta riflessione: nel senso che il benessere diffuso dei primi 20-30 anni di industrializzazione è dovuto anche ad un sommerso, mai rilevato, presente nell’intero comprensorio. All’epoca, dopo l’assunzione in fabbrica quasi tutti i dipendenti hanno continuato a mantenere il loro vecchio lavoro, duplicando le entrate”.
“Volendo fare una valutazione complessiva dello sviluppo di questi 50 anni – ha spiegato l’autore – possiamo dire che il “sistema San Salvo”, pur nella sue difficoltà, ha “retto discretamente”, affrontando anche l’ultima dura sfida della crisi economica mondiale dal 2008 ad oggi. Ma questa nota positiva, non ci autorizza al facile ottimismo, perché il modello di sviluppo basato sulle due aziende “motrici” si presenta oggi con una certa fragilità.
NSG Group e Denso - che hanno generato benessere negli anni - operano ambedue nell’automotive e sono ambedue multinazionali giapponesi.
Ciò crea - come abbiamo descritto nel volume – una dipendenza troppo forte dal mercato auto e una situazione di incertezza sul futuro perché all’interno delle multinazionali vige la pratica di allocare le produzioni negli stabilimenti di qualsiasi nazione dove ci sono costi aziendali più bassi. E in Italia i costi non sono tra i più bassi”.
Ciò però non ci deve preoccupare più di tanto, perché la complicata situazione è in parte mitigata da tre elementi: il primo è che recentemente le due grandi aziende hanno dimostrato con i fatti, con ingenti investimenti sulle nuove linee, che non vogliono abbandonare San Salvo; il secondo elemento è la tendenza delle aziende dell’indotto a non essere più “mono cliente”, vale a dire non lavorare solo per NSG o Denso, ma anche per altri gruppi in Italia o all’estero; il terzo elemento è il ricambio, la diversificazione e la tenuta del tessuto produttivo locale, vale a dire il saldo attivo fra le aziende cessate e le nuove, che spesso operano in comparti totalmente nuovi, al di fuori delle due aziende motrici”.
“Se questa tendenza a creare nuove imprese, al di fuori dell’indotto NSG e Denso, continuerà anche in futuro, con un saldo attivo, allora si potrà cominciare ad intravedere a San Salvo la possibilità di un leggero consolidamento del modello di sviluppo”, ha concluso Nicola D’Adamo. “Anche se il grosso dell’economia locale continuerà ad esser ancorato all’automotive, come in tutto il mondo”.
Dopo il suo intervento ha fatto seguito la tavola rotonda di cui si riferisce a parte.
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