di Lino Spadaccini
Ventitrè anni fa, l’11
marzo 1992, ci lasciava Espedito Ferrara, uno dei più grandi cultori di storia
vastese del ‘900.
Nicola D’Adamo, attraverso
le pagine del suo periodico Vasto Notizie
ne annunciava la morte con questo titolo “È
morto Espedito Ferrara. Scompare un pezzo di storia”: in
poche parole riassumeva tutto quello che il giornalista, commediografo e poeta vastese ha rappresentato per la nostra città.
poche parole riassumeva tutto quello che il giornalista, commediografo e poeta vastese ha rappresentato per la nostra città.
Continuatore
dell’esperienza teatrale dialettale di Luigi Anelli, Espedito Ferrara
rappresenta l’ultimo autore significativo di questo genere. La prima
commedia, ‘Ssa fa’ Ddë (Lascia fare al Signore), opera in tre atti andata in scena il
16 febbraio del 1931, nella sede del “Circolo cattolico S. Filippo Neri”,
rappresenta uno spaccato di vita vissuta di una delle tante famiglie vastesi
disagiate, nel nostro caso il sarto Mastr’Andrea e sua moglie Donna Grazia,
costrette a lottare nella miseria, non avendo avuto la fortuna o il coraggio di
emigrare, come hanno fatto altri, per assicurare alla famiglia una vita
migliore. Piuttosto che rimboccarsi le maniche, per cercare di cambiare la
situazione, diventa più conveniente piangersi addosso le miserie. La farsa
messa in piedi da Ferrara è incentrata appunto sulle difficoltà economiche e
sui litigi coniugali di Mastr’Andrea e Donna Grazia, costretti a combattere
ogni giorno tra chi bussa alla porta per la riscossione dei debiti e chi nega il
minimo necessario per poter dare almeno un po’ di latte caldo al proprio
figlio.
Dello stesso anno è la commedia “Giacobbe, Raffajèle e
Sprecaciànnere”, mentre dell'estate successiva è Aria di città che per molti aspetti
ricalca alcuni temi proposti in ‘Ssa fa’
Ddë, come l’emigrazione e l’umorismo nostalgico. Ma, a differenza
delle commedie precedenti, questa volta troviamo non solo finzione, ma fatti
realmente accaduti e personaggi riconducibili alla recente storia cittadina:
uno su tutti Francesco Muratore, meglio conosciuto come Frangische Mmasciate,
famoso e indimenticabile vetturino vastese.
Protagonista della commedia è Pietro, personaggio un po’
confusionario e superficiale, da poco tornato in città dalla capitale, che
alterna la parlata vastese al romanesco, il quale per far credere di aver
raggiunto uno stato sociale elevato, si spaccia per commissario. Il padre,
Ferdinando, dopo essere emigrato ed aver messo da parte un piccolo gruzzoletto,
torna nel paese natio per passare gli ultimi di anni di vita.
A causa degli attacchi agli istituti politici contemporanei
all’opera, la rappresentazione di Aria di
città fu censurata e a lungo ostacolata dal regime fascista. Solo vent’anni
dopo, nel 1956, venne riproposta al pubblico, attraverso le colonne dell’Histonium, diretto dallo stesso Ferrara.
Da allora, la commedia è stata rappresentata in molte
occasione, sempre con eguale successo.
Era il 16 ottobre 1932, quando per la prima volta andava in
scena la commedia musicale in dialetto abruzzese Core mé, scritta da Espedito Ferrara e musicata dal M° Aniello
Polsi.
Clamoroso il successo di pubblico e di critica, con
l’intreccio amoroso di Rusenelle (nella prima rappresentazione del 1932
interpretata da Lucia Scotti), Minghe (Raimondo Sanframonti) e Fiurine (Michele
Galante), che ha entusiasmato ed emozionato gli spettatori presenti non solo
nel Teatro Rossetti di Vasto, ma anche in altri illustri teatri abruzzesi, come
il Fenaroli di Lanciano e il Marrucino di Chieti, soprattutto nell’edizione
successiva degli anni ’40, riproposta per interessamento del preside Italo
Testa. Tutto questo grazie da una trama semplice, coinvolgente e piena di
liricità, creata dalla penna dell’appena ventiquattrenne Espedito Ferrara,
esaltata dalle melodie fresche ed eleganti composte da Aniello Polsi.
Altre opere significative
furono “Terra nostra” (1941) e la
commedia musicale inedita “Sta Madùnnelle”
(1942)
L’attività giornalistica
di Espedito Ferrara fu intensa e significativa, potendo contare collaborazioni
importanti, come corrispondente, con le principali testate giornalistiche
nazionali quali Il Tempo, Il Messaggero, Il Popolo, Il Giornale
d’Italia, l’agenzia stampa milanese N.S.I.M. (Nuovo Sport – Informazioni
Milano), e la testata regionale Gazzetta
di Chieti, che aveva una pagina interamente dedicata a Vasto.
Nell’agosto del 1947, da
un’idea di Carlo Marinucci, Angelo Cianci ed Espedito Ferrara, seduti attorno
ad un tavolo della tipografia Zaccagnini di Primo Jezzi, il periodico
d’informazione Histonium, mosse i
suoi primi passi, riprendendo l’esperienza de Il Vastese d’oltre Oceano di Luigi Anelli, interrotta nel 1933.
Come ricordava Giuseppe
Catania, l’Histonium era “palestra di confronto aperto e leale, di
tanti avvenimenti che hanno tracciato un solco profondo negli annali civili”.
Come non ricordare le memorabili pagine
sulla la sciagura aerea del 1951, sulla frana del 1956, la partecipazione di
Vasto alla trasmissione televisiva Campanile Sera, il centenario della morte di
Gabriele Rossetti, le cronache del Festival della Canzone Abruzzese e Molisana,
le vicende politiche ed elettorali, con particolare evidenza per l’attività del
Sen. Giuseppe Spataro. Particolare attenzione era rivolta alle proprie radici,
alle tradizioni e al folklore, con la pubblicazione di poesie dialettali e in
lingua, delle “effemeridi”, simpatiche storielle di vita paesana, articoli e
biografie di personaggi vastesi del passato e contemporanei, l’ampia antologia
di poeti e scrittori vastesi curata, a partire dal 1953, da Giovanni Peluzzo.
Particolarmente interessanti anche gli articoli su nascite e matrimoni o il
ricordo di concittadini illustri passati a miglior vita, e le notizie sportive,
con in primo piano le vicende della gloriosa Pro Vasto.
Dalla fine degli anni ’50 l’Histonium iniziò a risentire del progressivo espandersi di
quotidiani nazionali quali Il Tempo e
Il Messaggero, che davano sempre più
spazio alle cronache regionali e locali. Inoltre, le difficoltà economiche
cominciarono a pesare: il mancato pagamento degli abbonamenti, con le spese
coperte quasi interamente dalla generosità di Carlo Marinucci e Carlo Della
Penna, misero spesso in forse la sopravvivenza del giornale. Le uscite si
fecero sempre più rare, fino al 1966 quando il giornale chiuse definitivamente,
lasciando il testimone ad un altro periodico storico, Vasto Domani, fondato dal compianto Angelo Cianci.
Per tanti anni Espedito
Ferrara è stato direttore del Museo Civico e della Biblioteca “G.Rossetti”.
Nell’immediato dopoguerra, dal 1946 fino al 1955, ottenne l’incarico in via
provvisoria per il riordino del Museo, ma nonostante le richieste effettuate,
non percepì alcun compenso. Nel marzo del 1955 venne assunto in via provvisoria
e dopo due anni gli venne regolarizzata la posizione di Direttore di
Biblioteca. Espedito Ferrara, sempre
affabile e disponibile con tutti, compì il proprio dovere con passione e
dedizione nel riordino e catalogazione del ricco patrimonio, fino al
raggiungimento della pensione nel marzo del 1973, anche se rimase in carica,
con apposita delibera, per altri due anni, in attesa dell’espletamento di un
concorso che non venne mai fatto.
Nel 2002 i figli di
Espedito Ferrara hanno pubblicato un CD dal titolo Il nostro calendario, contenente detti, proverbi, versi e aneddoti
dialettali raccolti o composti tra il 1981 ed il 1986. Inoltre, da qualche anno è stato creato un sito
web con il nobile scopo di mettere in rete, a disposizione della collettività,
tutte le opere di Espedito Ferrara.
Oltre ad essere stato un grande giornalista e commediografo,
Espedito Ferrara è stato anche un fine poeta dialettale e in lingua ed è giusto
chiudere questo ricordo con un suo componimento, che ha ragione può essere
definito un inno alla propria città: Lu
Huaste nostre. Come una guida turistica, che nasce dal cuore, il poeta
accompagna il lettore attraverso i luoghi della propria terra natia,
magnificando le bellezze di questo vero paradiso, con il suo panorama, i suoi
angoli incantati, i frutti del mare e della terra, e le sue tradizioni
religiose.
I
T’affecce a ssan
Mmechéle, a le Tré Ssigne,
A lu Pualàzze… po’
ssanda Lucìjje…
Sanda Necola mé, che
pparadìse
Che ffenamonne ma’,
Addò se va se va;
Madonna de la Pénne, che
‘ngande, che ppace,
Che gioja da tè,
Oilì, oilà!
E chi sse po’ scurdà lu
Huàste bbèlle,
La pescetèlla de lu
muàre nostre,
O tèrre, o mare e ccéle,
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!
II
E cche ccullàne de
ddiamànde e ppèrle
Lu Truàve, Scaramuzze e
Ccungarèlle,
Casarze, la Canale nghe
Vvegnòle…
Ma ‘ndo’ le vì ttruvuà
Cchiù scicche raretà!
E ddoppe la Marine, la
donna reggine
De tanda bbeltà,
Oilì oilà!
E chi sse po’ scurdà lu
Huàste nostre,
La Maddaléne, ssan
Ddurrènze a llate
E tté, Madonna bbella mé
da la ‘Ngurnate,
E ssand’Andùnie pure:
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!
III
E dda lu Fuàre schine a
lu Huargàne
Che mmare apèrte,
lìbbere, spianate…
Te nàzzeche, te porte e
tte strasporte:
A Nnovajorche vu’,
A Bbonessàire tu,
All’Australie nu’, ma ne
mmanghe le ‘mmìte
Pe lu Quanadà,
Sciò-lì; sciò-la…
Ma chi sse po’ scurdà lu
Huàste nostre,
Natale e Ppasche e
ll’Uteme de ll’anne,
Lu Lègne de la Croce, e
tté, o Spina Sande…
Oh, tutte tutte tutte,
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!
Ferrara al centro, con Petroro e Cianci |
1982 : Ferrara premiato da Prospero ad un Certame |
1988: targa dopo Core Mè, allestito dal Coro Histonium |
Ferara al centro , anni 30, prime edizioni di Core Mè |
Ferrara e famiglia al teatro Rossetti durante le repliche di Core Mè |
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