mercoledì 11 marzo 2015

Espedito Ferrara, una vita per la vastesità

Scrittore, giornalista, uomo di cultura, profondo conoscitore delle tradizioni vastesi

  di Lino Spadaccini

Ventitrè anni fa, l’11 marzo 1992, ci lasciava Espedito Ferrara, uno dei più grandi cultori di storia vastese del ‘900.
Nicola D’Adamo, attraverso le pagine del suo periodico Vasto Notizie ne annunciava la morte con questo titolo “È morto Espedito Ferrara. Scompare un pezzo di storia”: in
poche parole riassumeva tutto quello che il giornalista, commediografo e poeta vastese ha rappresentato per la nostra città.
Continuatore dell’esperienza teatrale dialettale di Luigi Anelli, Espedito Ferrara rappresenta l’ultimo autore significativo di questo genere. La prima commedia, Ssa fa’ Ddë (Lascia fare al Signore), opera in tre atti andata in scena il 16 febbraio del 1931, nella sede del “Circolo cattolico S. Filippo Neri”, rappresenta uno spaccato di vita vissuta di una delle tante famiglie vastesi disagiate, nel nostro caso il sarto Mastr’Andrea e sua moglie Donna Grazia, costrette a lottare nella miseria, non avendo avuto la fortuna o il coraggio di emigrare, come hanno fatto altri, per assicurare alla famiglia una vita migliore. Piuttosto che rimboccarsi le maniche, per cercare di cambiare la situazione, diventa più conveniente piangersi addosso le miserie. La farsa messa in piedi da Ferrara è incentrata appunto sulle difficoltà economiche e sui litigi coniugali di Mastr’Andrea e Donna Grazia, costretti a combattere ogni giorno tra chi bussa alla porta per la riscossione dei debiti e chi nega il minimo necessario per poter dare almeno un po’ di latte caldo al proprio figlio.
Dello stesso anno è la commedia Giacobbe, Raffajèle e Sprecaciànnere”, mentre dell'estate successiva è Aria di città che per molti aspetti ricalca alcuni temi proposti  in ‘Ssa fa’ Ddë, come l’emigrazione e l’umorismo nostalgico. Ma, a differenza delle commedie precedenti, questa volta troviamo non solo finzione, ma fatti realmente accaduti e personaggi riconducibili alla recente storia cittadina: uno su tutti Francesco Muratore, meglio conosciuto come Frangische Mmasciate, famoso e indimenticabile vetturino vastese.
Protagonista della commedia è Pietro, personaggio un po’ confusionario e superficiale, da poco tornato in città dalla capitale, che alterna la parlata vastese al romanesco, il quale per far credere di aver raggiunto uno stato sociale elevato, si spaccia per commissario. Il padre, Ferdinando, dopo essere emigrato ed aver messo da parte un piccolo gruzzoletto, torna nel paese natio per passare gli ultimi di anni di vita.
A causa degli attacchi agli istituti politici contemporanei all’opera, la rappresentazione di Aria di città fu censurata e a lungo ostacolata dal regime fascista. Solo vent’anni dopo, nel 1956, venne riproposta al pubblico, attraverso le colonne dell’Histonium, diretto dallo stesso Ferrara.
Da allora, la commedia è stata rappresentata in molte occasione, sempre con eguale successo.
Era il 16 ottobre 1932, quando per la prima volta andava in scena la commedia musicale in dialetto abruzzese Core mé, scritta da Espedito Ferrara e musicata dal M° Aniello Polsi.
Clamoroso il successo di pubblico e di critica, con l’intreccio amoroso di Rusenelle (nella prima rappresentazione del 1932 interpretata da Lucia Scotti), Minghe (Raimondo Sanframonti) e Fiurine (Michele Galante), che ha entusiasmato ed emozionato gli spettatori presenti non solo nel Teatro Rossetti di Vasto, ma anche in altri illustri teatri abruzzesi, come il Fenaroli di Lanciano e il Marrucino di Chieti, soprattutto nell’edizione successiva degli anni ’40, riproposta per interessamento del preside Italo Testa. Tutto questo grazie da una trama semplice, coinvolgente e piena di liricità, creata dalla penna dell’appena ventiquattrenne Espedito Ferrara, esaltata dalle melodie fresche ed eleganti composte da Aniello Polsi.
Altre opere significative furono “Terra nostra” (1941) e la commedia musicale inedita “Sta Madùnnelle” (1942)
L’attività giornalistica di Espedito Ferrara fu intensa e significativa, potendo contare collaborazioni importanti, come corrispondente, con le principali testate giornalistiche nazionali quali Il Tempo, Il Messaggero, Il Popolo, Il Giornale d’Italia, l’agenzia stampa milanese N.S.I.M. (Nuovo Sport – Informazioni Milano), e la testata regionale Gazzetta di Chieti, che aveva una pagina interamente dedicata a Vasto.
Nell’agosto del 1947, da un’idea di Carlo Marinucci, Angelo Cianci ed Espedito Ferrara, seduti attorno ad un tavolo della tipografia Zaccagnini di Primo Jezzi, il periodico d’informazione Histonium, mosse i suoi primi passi, riprendendo l’esperienza de Il Vastese d’oltre Oceano di Luigi Anelli, interrotta nel 1933.
Come ricordava Giuseppe Catania, l’Histonium era “palestra di confronto aperto e leale, di tanti avvenimenti che hanno tracciato un solco profondo negli annali civili”. Come non ricordare le  memorabili pagine sulla la sciagura aerea del 1951, sulla frana del 1956, la partecipazione di Vasto alla trasmissione televisiva Campanile Sera, il centenario della morte di Gabriele Rossetti, le cronache del Festival della Canzone Abruzzese e Molisana, le vicende politiche ed elettorali, con particolare evidenza per l’attività del Sen. Giuseppe Spataro. Particolare attenzione era rivolta alle proprie radici, alle tradizioni e al folklore, con la pubblicazione di poesie dialettali e in lingua, delle “effemeridi”, simpatiche storielle di vita paesana, articoli e biografie di personaggi vastesi del passato e contemporanei, l’ampia antologia di poeti e scrittori vastesi curata, a partire dal 1953, da Giovanni Peluzzo. Particolarmente interessanti anche gli articoli su nascite e matrimoni o il ricordo di concittadini illustri passati a miglior vita, e le notizie sportive, con in primo piano le vicende della gloriosa Pro Vasto.
Dalla fine degli anni ’50 l’Histonium iniziò a risentire del progressivo espandersi di quotidiani nazionali quali Il Tempo e Il Messaggero, che davano sempre più spazio alle cronache regionali e locali. Inoltre, le difficoltà economiche cominciarono a pesare: il mancato pagamento degli abbonamenti, con le spese coperte quasi interamente dalla generosità di Carlo Marinucci e Carlo Della Penna, misero spesso in forse la sopravvivenza del giornale. Le uscite si fecero sempre più rare, fino al 1966 quando il giornale chiuse definitivamente, lasciando il testimone ad un altro periodico storico, Vasto Domani, fondato dal compianto Angelo Cianci.
Per tanti anni Espedito Ferrara è stato direttore del Museo Civico e della Biblioteca “G.Rossetti”. Nell’immediato dopoguerra, dal 1946 fino al 1955, ottenne l’incarico in via provvisoria per il riordino del Museo, ma nonostante le richieste effettuate, non percepì alcun compenso. Nel marzo del 1955 venne assunto in via provvisoria e dopo due anni gli venne regolarizzata la posizione di Direttore di Biblioteca. Espedito Ferrara, sempre  affabile e disponibile con tutti, compì il proprio dovere con passione e dedizione nel riordino e catalogazione del ricco patrimonio, fino al raggiungimento della pensione nel marzo del 1973, anche se rimase in carica, con apposita delibera, per altri due anni, in attesa dell’espletamento di un concorso che non venne mai fatto.
Nel 2002 i figli di Espedito Ferrara hanno pubblicato un CD dal titolo Il nostro calendario, contenente detti, proverbi, versi e aneddoti dialettali raccolti o composti tra il 1981 ed il 1986. Inoltre, da qualche anno è stato creato un sito web con il nobile scopo di mettere in rete, a disposizione della collettività, tutte le opere di Espedito Ferrara.
Oltre ad essere stato un grande giornalista e commediografo, Espedito Ferrara è stato anche un fine poeta dialettale e in lingua ed è giusto chiudere questo ricordo con un suo componimento, che ha ragione può essere definito un inno alla propria città: Lu Huaste nostre. Come una guida turistica, che nasce dal cuore, il poeta accompagna il lettore attraverso i luoghi della propria terra natia, magnificando le bellezze di questo vero paradiso, con il suo panorama, i suoi angoli incantati, i frutti del mare e della terra, e le sue tradizioni religiose.

I
T’affecce a ssan Mmechéle, a le Tré Ssigne,
A lu Pualàzze… po’ ssanda Lucìjje…
Sanda Necola mé, che pparadìse
Che ffenamonne ma’,
Addò se va se va;
Madonna de la Pénne, che ‘ngande, che ppace,
Che gioja da tè,
Oilì, oilà!

E chi sse po’ scurdà lu Huàste bbèlle,
La pescetèlla de lu muàre nostre,
O tèrre, o mare e ccéle,
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!

II
E cche ccullàne de ddiamànde e ppèrle
Lu Truàve, Scaramuzze e Ccungarèlle,
Casarze, la Canale nghe Vvegnòle…
Ma ‘ndo’ le vì ttruvuà
Cchiù scicche raretà!
E ddoppe la Marine, la donna reggine
De tanda bbeltà,
Oilì oilà!

E chi sse po’ scurdà lu Huàste nostre,
La Maddaléne, ssan Ddurrènze a llate
E tté, Madonna bbella mé da la ‘Ngurnate,
E ssand’Andùnie pure:
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!

III
E dda lu Fuàre schine a lu Huargàne
Che mmare apèrte, lìbbere, spianate…
Te nàzzeche, te porte e tte strasporte:
A Nnovajorche vu’,
A Bbonessàire tu,
All’Australie nu’, ma ne mmanghe le ‘mmìte
Pe lu Quanadà,
Sciò-lì; sciò-la…

Ma chi sse po’ scurdà lu Huàste nostre,
Natale e Ppasche e ll’Uteme de ll’anne,
Lu Lègne de la Croce, e tté, o Spina Sande…
Oh, tutte tutte tutte,
Tutte ‘m bracc-i-a mmé!


Ferrara al centro, con Petroro e Cianci
1982 : Ferrara premiato da Prospero ad un Certame
1988: targa dopo Core Mè, allestito dal  Coro Histonium













Ferara al centro , anni 30,  prime edizioni di Core Mè








Ferrara e famiglia al teatro Rossetti durante le repliche di Core Mè


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