di GIUSEPPE CATANIA
(puntata 1/3)
Lui non cessava di scrivere per Lei versi traboccanti di speranza,con desiderio di poter appagare la bramosia d'essere corrisposto. Lei, mite, discreta, sdegnosa di ogni polemica, non dedicò mai versi a Lui. Restò in silenzioso romitaggio, nella solitudine ad intristire coi ricordi d 'una giovinezza spezzata nel fiore degli anni.
Amore e affinità spirituale tra Vittoria Colonna e Michelangelo Buonarroti. Lei mite, discreta, sdegnosa di ogni polemica. Lui, selvaggio, astioso, solitario, mordace con se stesso.
Di quel "fanciullo mastio”, nato il 6 marzo 1475 a Caprese in Valtiberina, da Ludovico Buonarroti, podestà in carica, e da Francesca Di Miniato dal Sera, il mondo parla ancora (1).
(1) - Nasce il 6 marzo 1475. Scultore, pittore, architetto e poeta, Michelangelo fu tutto questo e molto di più. Tipico del Rinascimento era che l'artista, lungi dal padroneggiare una sola arte, cercasse in varie direzioni diversi sbocchi al suo spirito creativo; ma quello che negli altri rimase per lo più aspirazione inappagata, divenne realtà in Michelangelo, nel senso che egli riuscì veramente a dare misura della forze del suo ingegno in tutti i molteplici campi in cui operò. E per il fatto della sua eccezionale personalità, sempre più col dire parole cariche di profondi - e ancora attuali – significati”(I Grandi di Tutti i tempi – Michelangelo - testo di Maria Bizzati - A.Mondadori-1965).
Carattere selvaggio, astioso, mordace con se stesso, ma impareggiabile genio, emulo dei grandi di quell'epoca che Frequentano il giardino di San Marco, una vera accademia d'arte creata prima de Cosimo il Vecchio e poi da Piero e Lorenzo de' Medici; il Ghirlandaio, suo maestro, Poliziano, Botticelli, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola.
Mandato,appena ragazzo, a studiare gli affreschi nella Cappella di Masaccio al Carmine, nel corso di una baruffa ,venne colpito, con un pugno sferratogli da Pietro Torrigiani. Il colpo gli fracassò il naso e le cartilagini. "Io mi sentii fiaccare sotto il pugno quell'osso e tenerume del naso, come, se fosse stato cialdone", rammenterà a Benvenuto Cellini. E non mancherà di sottolineare: "La faccia mia ha forma di spavento".
Nella ricerca della perfezione non disdegna di passare lunghe ore "scorticando cadaveri", in una stanza dell'ospedale degli Agostiniani di Santo Spirito, per indagare sulla trama dei muscoli e dei tendini, sì da fargli perdere anche il gusto di mangiare,per che gli si era “stemperato lo stomaco".
Caparbio, puntiglioso, non mancava definirsi mentre affrescava la Cappella Sistina,"Michelangelo scultore in Roma."
Per l’esecuzione degli affreschi, i1 contratto stipulato nel 1508, prevedeva che Michelangelo dipingesse nelle "vele” gli Apostoli e nel resto motivi ornamentali, per la somma di tremila ducati.
L'Artista,però, riuscì ad ottenere un nuovo contratto per seimila ducati e 1’impegno di dipingere quello che egli riteneva opportuno.
Proverbiale la rivalità con Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio, Donato Bramante, in occasione delle gara per gli affreschi nella sala Grande del Consiglio a Palazzo Vecchio.
"Tutte le discordie che nacquero da Papa Julio e me, fu la invidia di Bramante e di Raffaello da Urbino, et
questo fu causa che non seguitò la sepoltura in vita sua, per rovinarmi." Papa Giulio II aveva incaricato Michelangelo per il progetto del sepolcro, ma ne venne distolto proprio dal Bramante.
Il Buonarroti se ne fece un chiodo fisso per il suo carattere tormentato e scontroso, anche controverso, forse perché temeva 1'invidia degli artisti della sua epoca.
Nel maggio 1536 iniziava i lavori per il Giudizio Universale, quando conobbe, sessantenne, Vittoria Colonna.
L'artista si affacciava sulla tarda età, mentre la Marchesa aveva appena superato i 45 anni.
Stringono un legame che durerà fino alla morte di lei, forse un amore contrassegnato da una profonda spiritualità,dovuta a situazioni e circostanze simili.
Lui solitario, senza amici; Lei lontana dal mondo in un cenacolo letterario, circondata da una piccola corte di
artisti. In fondo, in entrambi un identico dolore: la solitudine.
Lei vedova di Francesco Ferdinando D'Avalos (Don Ferrante ) non troverà mai consolazione; vivrà nella preghiera e nella memoria dello sposo morto giovanissimo, pur se costretta ad un matrimonio di convenienza che presto si tradusse in amore sviscerato. Lui, nel rimpianto della perduta libertà a Firenze, costretto
a vivere a Roma, stanco ed amareggiato.
Michelangelo desiderò ardentemente di ritrarla, ma non Sappiamo il motivo che lo dissuase.
Vi è un disegno a schizzo di Vittoria Colonna attribuito a Michelangelo, mentre molti ritengono di intravvedere nelle sembianze di Maria, nel Giudizio Universale, il volto della Marchesa.
Solo il pittore Veneto Sebastiano del Piombo riuscì ad eseguire una suggestiva immagine di Vittoria.
Nondimeno, Michelangelo il 6 febbraio 1545 dipinse per lei un magnifico Crocifisso, introvabile, di cui si ha un disegno a carboncino su carta custodito nel British Museum di Londra.
In seguito dipinse per Vittoria Colonna una "Deposizione" con il Cristo che veniva tolto dalla Croce da due Angeli, al cospetto dell'Addolorata con le braccia protese,ed anche una "Samaritana al pozzo".
E’ indubbio che Michelangelo provava per Vittoria sentimenti viscerali, tanto da dedicarle anche dei sonetti tutti pervasi di accostamenti sublimi, paragonando la donna alla Grazia ispiratrice delle sue opere. Eloquente un madrigale dedicato a Vittoria Colonna alla quale è detto:
"Per fido esempio alla mia vocazione
nel parto mi fu data la bellezza
che d’ambo 1’arti m’è lucerna e specchio
ascender senza Grazia è pensier vano".
Gli accenni alla Grazia indirizzati a Vittoria Colonna da Michelangelo sono numerosi e contenuti in lettere e
in sonetti. In una lettera scritta fra gli anni 1540/45 Buonarroti sottolinea: ...visto che la Grazia di Iddio non si può comperare....: poi in un madrigale dedicato alla Marchesa:
“I’te sol chiamo e invoco
contro l’inutil mio cieco tormento”
Alle esortazioni che Michelangelo continuamente inviava a Vittoria, senza ottenerne risposte, non restava al
pittore invocare:
"I’ t'amo con la lingua e poi mi doglio
ch'amor non giunge al cor; sé son ben onde
apra l'uscio alla Grazia".
Il cruccio di Michelangelo per Vittoria si trasformava in un tarlo che gli rodeva il cervello; la caparbietà
lo spingeva a continuare a rimare per la Marchesa:
“Non sempre a no’si mostra per un verso
ma più e men quanta sua grazia piova”
Michelangelo insisteva e continuava nell'amoroso assedio alla roccaforte della poetessa.
"Vorrei voler, Signor, quel ch'io non voglio
tra '1 foco e’l cor di ghiaccio un vel s'asconde
che ‘1 foco ammorza onde non corrisponde
la penna all'opre, e fa bugiardo il foglio”.
Un assillante pensiero per il Buonarroti, sì da indurlo, oltre che negli scritti, anche nelle opere scultoree,
a tradurre 1’immagine di lei.
Non è più una ipotesi, infatti,condivisa da molti studiosi e critici del Michelangelo, ravvisare nella prima versione del Cristo per la Pietà del Rondanini FOTO, il tratto abbozzato di Vittoria Colonna, che 1'artista intendeva donare alla donna e poi rimasto incompiuto. Tale frammento venne ritrovato in un muro nei pressi della chiesa di Santa Maria in Trastevere. (2)
2) Quest'ultima oggi a Milano, presenta le tracce di continui mutamenti di programma e di idee nella mente dell'Artista. Iniziata secondo alcune ipotesi, già prima della Pietà del Duomo di Firenze,avrebbe subìto una seconda versione verso il 1555 - e dalla prima sarebbe testimonianza il braccio isolato del Cristo a sinistra di chi guarda- o, secondo una più recente ed altrettanto attraente ipotesi, peraltro non sufficientemente documentata, sarebbe stata iniziata ancor prima come dono, poi rimasto per qualche incidente di lavorazione,soltanto intenzionale, a Vittoria Colonna". (Michelangelo -Roberto Salvini-A.Mondadori 1981)
Michelangelo restò profondamente legato a Vittoria Colonna e per lei compose molti sonetti e madrigali,forse la par te più rilevante della produzione lirica del grande artista, mentre la poetessa non gli dedicò mai (almeno per quanto ne sappiamo) un verso, ne scrisse, invece per i componenti del suo circolo letterario, come Bembo, Contarini, di ispirazione petrarchesca, che molti giudicano mediocri ed altri la indicano come la più grande poetessa del secolo.
continua
altre due puntate.
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