sabato 16 dicembre 2017

Punta Penna: una delle 339 torri del sistema difensivo del Regno di Napoli nel '500

Le torri costiere del Regno di Napoli costituivano il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia costiera del regno di Napoli. Furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene e corsare. Nel 1590 se ne contavano 339  di cui 13 in Abruzzo.
Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere di solito le due adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso.
Le torri costellano gran parte delle coste dell'Italia meridionale e sono spesso interessanti dal punto di vista architettonico; si svilupparono più o meno contemporaneamente a quelle che venivano fatte costruire negli altri stati della penisola italiana, tuttavia, essendo il Regno di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle scorrerie, qui si trovano una enorme quantità e varietà di esempi. (Wikipedia)
Le torri di guardia nel territorio di Vasto
TENTATIVI PER SALVARLI DAL DEGRADO
di Giuseppe Catania
E’ un inestimabile patrimonio monumentale da salvare dall'inesorabile degrado e dall'abbandono.
Parliamo delle torri e castelli ancora, in qualche modo, conservati nella nostra regione. Un prezioso patrimonio su cui poniamo l’accento, anche per gli aspetti storici di questi autentici baluardi dell’arte difensiva dell’epoca.
Tipici esempi di costruzioni fatti edificare lungo la costa adriatica per proteggere le popolazioni dalle incursioni dei Saraceni, dagli arabi, collegate al complesso difensivo interno delle città.
Notizie dettagliate sul sistema difensivo costituito da torri a forma quadrata o rotonda, si hanno in numerose pergamene e diplomi (importante quello di Atri), ma nel 1563 fu posta la prima pietra su una linea difensiva litoranea, su disposizione del Viceré Pedro Afan de Ribera, duca di Alcalà, mediante la costruzione di torri a vista l’una dall’altra, la cui spesa veniva posta a carico dell’università interessata, a seconda nel numero dei fuochi (famiglie) presenti nella città.
I primi ordini di ricostruzione, come rileva la dott. Gilda Luigia Salvatorelli nella sua tesi “Arabi e Ottomani nel basso Adriatico” furono dati per le torri al fiume Foro, al Capo della Macchia alla Foce del Moro, del Sangro, a Punta Penna, “dove antiquamente è stata habitazione del Castello, e al fiume Saline: sei in tutto”.
Queste torri, per la loro altezza e posizione, consentivano la perlustrazione del mare per ampio raggi o, 1’avvistamento tempestivo delle galere nemiche e fu così che venne organizzato un sistema di segnalazioni a distanza, mediante avvisi dati col fumo di giorno e con fiaccole o fari di notte, oltre a sistemare posti di guardia contro eventuali sorprese, collegati con militi a cavallo, detti “cavallari”.  Con questo termine, peraltro, furono note le torri di guardia e di avvistamento.
L’importanza storica ed architettonica della torre “saracena” di Punta Penna, trova collocazione nell’ambito di tale realtà e tradizione.
La “Torre di Punta Penna” (o Saracena) è una massiccia costruzione quadrata, edificata al culmine di una penisoletta che si addentra nel mare. E’ interamente costruita in mattoni a tronco piramidale;
ha le pareti spesse più metri, con lo spalto superiore a forma di parallelepipedo,sorretto da tre piccole arcate da ogni lato,che poggiano su quattro mensoloni a forma di piramide rovesciata.
La “torre saracena”,  assieme a torri e castelli,  fa parte del complesso difensivo interno della città .
La città di Vasto annovera sei torri: a settentrione a forma quadrata Torre della Penna;  in città, rotonde,  Torre di Santo Spirito (deturpata, che guarda piazza Verdi), Torre Diomede del Moro, Torre di Bassano, Torre Mozza o Torrione, torre Moschetta (le ultime due inglobate da costruzioni), tutte collegate, con camminamenti sotterranei, al castello Caldoresco, che, per sua centralità, costituiva la “Cittadella” vera e propria, per ampiezza e per armamenti.(i1 Castello Caldoresco aveva ben 60 bocche da fuoco).
A fianco di queste sistema di fortezze, si allineavano, lungo la costa, Torre Sinello, Castello Torricella a Mare, Torre Santa Lucia e altre torri rurali di privati cittadini che provvedevano personalmente alla difesa e alla protezione della vita e dei beni.
Ricordiamo che, nel 1986 il Consigliere regionale Giuseppe Tagliente presentò una proposta di legge (in sette articoli) per salvare dal degrado il patrimonio monumentale costi-
tutto dai castelli e delle torri in Abruzzo, ritenuti beni “di primaria importanza regionale dal punto di vista storico, urbanistico e turistico” da sottoporre a restauro, consolidamento e conservazione (art.3). I privati e i proprietari fruitori del contributo per le opere di restauro,sono impegnati a consentire l’accesso e le visita all’immobile (art.4). Era previsto (art.6) che all’onere finanziario si provvedeva all’iscrizione di un apposito capitolo sul bilancio regionale del 1986 “contributo per la tutela del patrimonio castellano in Abruzzo, con uno stanziamento di 2 miliardi di lire”.
Ma si sa come avviene nelle vicende politiche delle nostra regione:cambia regime e si cancella quello che è stato stabilito in passato per “inventare” altre novità...
GIUSEPPE CATANIA

Punta Penna : le torri avevano tutte la stessa forma
Torre Saracena a Termoli

Torre di Cerrano tra Silvi e Pineto

Nessun commento: