Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere di
solito le due adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di
fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso.
Le torri costellano gran parte delle coste dell'Italia
meridionale e sono spesso interessanti dal punto di vista architettonico; si
svilupparono più o meno contemporaneamente a quelle che venivano fatte
costruire negli altri stati della penisola italiana, tuttavia, essendo il Regno
di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle
scorrerie, qui si trovano una enorme quantità e varietà di esempi. (Wikipedia)
Le torri di guardia nel territorio di Vasto
TENTATIVI PER SALVARLI DAL DEGRADO
di Giuseppe Catania
Parliamo delle torri e castelli ancora, in qualche modo,
conservati nella nostra regione. Un prezioso patrimonio su cui poniamo l’accento,
anche per gli aspetti storici di questi autentici baluardi dell’arte difensiva
dell’epoca.
Tipici esempi di costruzioni fatti edificare lungo la
costa adriatica per proteggere le popolazioni dalle incursioni dei Saraceni, dagli
arabi, collegate al complesso difensivo interno delle città.
Notizie dettagliate sul sistema difensivo costituito da
torri a forma quadrata o rotonda, si hanno in numerose pergamene e diplomi
(importante quello di Atri), ma nel 1563 fu posta la prima pietra su una linea
difensiva litoranea, su disposizione del Viceré Pedro Afan de Ribera, duca di
Alcalà, mediante la costruzione di torri a vista l’una dall’altra, la cui spesa
veniva posta a carico dell’università interessata, a seconda nel numero dei
fuochi (famiglie) presenti nella città.
I primi ordini di ricostruzione, come rileva la dott. Gilda
Luigia Salvatorelli nella sua tesi “Arabi e Ottomani nel basso Adriatico”
furono dati per le torri al fiume Foro, al Capo della Macchia alla Foce del
Moro, del Sangro, a Punta Penna, “dove antiquamente è stata habitazione del Castello,
e al fiume Saline: sei in tutto”.
Queste torri, per la loro altezza e posizione, consentivano
la perlustrazione del mare per ampio raggi o, 1’avvistamento tempestivo delle
galere nemiche e fu così che venne organizzato un sistema di segnalazioni a
distanza, mediante avvisi dati col fumo di giorno e con fiaccole o fari di
notte, oltre a sistemare posti di guardia contro eventuali sorprese, collegati
con militi a cavallo, detti “cavallari”. Con questo termine, peraltro, furono note le
torri di guardia e di avvistamento.
L’importanza storica ed architettonica della torre “saracena”
di Punta Penna, trova collocazione nell’ambito di tale realtà e tradizione.
La “Torre di Punta Penna” (o Saracena) è una massiccia
costruzione quadrata, edificata al culmine di una penisoletta che si addentra
nel mare. E’ interamente costruita in mattoni a tronco piramidale;
ha le pareti spesse più metri, con lo spalto superiore a
forma di parallelepipedo,sorretto da tre piccole arcate da ogni lato,che
poggiano su quattro mensoloni a forma di piramide rovesciata.
La “torre saracena”, assieme a torri e castelli, fa parte del complesso difensivo interno della
città .
La città di Vasto annovera sei torri: a settentrione a
forma quadrata Torre della Penna; in
città, rotonde, Torre di Santo Spirito
(deturpata, che guarda piazza Verdi), Torre Diomede del Moro, Torre di Bassano, Torre Mozza o Torrione, torre
Moschetta (le ultime due inglobate da costruzioni), tutte collegate, con
camminamenti sotterranei, al castello Caldoresco, che, per sua centralità, costituiva
la “Cittadella” vera e propria, per ampiezza e per armamenti.(i1 Castello Caldoresco aveva ben 60 bocche da fuoco).
A fianco di queste sistema di fortezze, si allineavano, lungo
la costa, Torre Sinello, Castello Torricella a Mare, Torre Santa Lucia e altre
torri rurali di privati cittadini che provvedevano personalmente alla difesa e
alla protezione della vita e dei beni.
Ricordiamo che, nel 1986 il Consigliere regionale Giuseppe
Tagliente presentò una proposta di legge (in sette articoli) per salvare dal
degrado il patrimonio monumentale costi-
tutto dai castelli e delle torri in Abruzzo, ritenuti beni
“di primaria importanza regionale dal punto di vista storico, urbanistico e
turistico” da sottoporre a restauro, consolidamento e conservazione (art.3). I
privati e i proprietari fruitori del contributo per le opere di restauro,sono
impegnati a consentire l’accesso e le visita all’immobile (art.4). Era previsto
(art.6) che all’onere finanziario si provvedeva all’iscrizione di un apposito
capitolo sul bilancio regionale del 1986 “contributo per la tutela del patrimonio
castellano in Abruzzo, con uno stanziamento di 2 miliardi di lire”.
Ma si sa come avviene nelle vicende politiche delle nostra
regione:cambia regime e si cancella quello che è stato stabilito in passato per
“inventare” altre novità...
GIUSEPPE CATANIA
Punta Penna : le torri avevano tutte la stessa forma |
Torre Saracena a Termoli |
Torre di Cerrano tra Silvi e Pineto |
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