lunedì 6 ottobre 2014

VIRGILIO CAPRIOLI: GIURECONSULTO, CONSIGLIERE LEGALE DEI D'AVALOS

di Lino Spadaccini
Il 6 ottobre 1608 moriva a Vasto, sua città natale, l’archeologo e giureconsulto Virgilio Caprioli.
Nato il 30 gennaio 1548, Virgilio studiò a Napoli dove conseguì il dottorato in legge. Dopo aver esercitato per alcuni anni la professione di avvocato nei tribunali napoletani, tornò a Vasto come consigliere legale dei d’Avalos.



Di suo pugno, ma forse scritto sotto dettatura del padre Tullio, è il manoscritto che racconta la clamorosa vittoria degli italiani guidati da Ettore Fieramosca contro i francesi, avvenuta a Barletta nella celebre Disfida, dove si distinse anche il nostro concittadino Riccio de Parma.
Virgilio Caprioli è un personaggio vissuto in tempi lontani, la cui memoria non è stata persa nel tempo soprattutto perché il suo nome è legato ad una piazza molto cara ai vastesi. Ed è proprio qui, nella sua abitazione, tra piazza Caprioli e via Barbarotta, che nel 1598 Virgilio impiantò la prima tipografia a Vasto, con l'intenzione di pubblicare i suoi scritti e quelli del figlio; ma, come riferisce lo storico Luigi
Marchesani, probabilmente vi è stato stampato un solo libro.La sua opera maggiore è il Theatrum Juris Civilis Universis, di cui una sola pagina si conserva presso l'Archivio Storico “G.Rossetti”, opera di grande dottrina giuridica, stampata a Venezia in 5 edizioni: la prima del 1600, poi del 1608, 1613, 1625 ed infine del 1648.

Altre opere di Virgilio Caprioli sono una Dissertazione di T. Tibilio Primitivo, trovata a Torremaggiore, ed un manoscritto sulle antichità istoniensi, purtroppo andato perduto.
È il domenicano fra Serafino Razzi, priore nel convento dell’Annunziata a Porta Nuova, dal 1576 al 1578, a tramandarci, nel memoriale del suo Viaggio in Abruzzo, un sonetto di Virgilio Caprioli. “Alli 29 di giugno”, riferisce il Razzi, “mi fu porto dall’eccellente Messer Anniballe Briganti, medico di questa Terra del Vasto, con salario di dugento ducati l’anno condottoci da civita di Chieti, sua patria, il seguente sonetto composto sopra il nostro Rosario da Messer Vergilio Caprioli, gentil’huomo del Vasto, e nostro amorevole”.
Questo il testo del sonetto riportato dal frate domenicano:
Lume ardente di Dio, che con tuoi raggi
Fai chiaro il tenebroso, e basso inferno:
Nuovo David, che col valore interno
Rendi alla chiesa nuovi Aprili, e Maggi:
Senza temer più degli usati oltraggi
Del rigido, crudele, e freddo inverno,
Fioriscon Rose, sol per te in eterno,
Di pensier santi, e detti acuti, e saggi.
Mentre intessendo l’un con l’altro fiore
Orni la madre del figliuol di Dio,
sento dentro, e di fuor tutto cangiarmi.
Che a chiari, dotti, e ben composti carmi,
Provo i misteri della croce, ond’io
Ho il volto asciutto, e incenerito il core.
Virgilio Caprioli cercò di aprire a Vasto un convento di frati cappuccini, in un sito di sua scelta, e dedicarne la chiesa a S. Antonio di Vienna. Ottenuta la licenza dall'Abbate di S. Giovanni in Venere, nel 1579 fece alcune donazioni al Vicario dell'Ordine, ma per ragioni a noi sconosciute, l'intento del Caprioli non andò a buon fine. Il convento e la chiesa, dedicata a S. Maria degli Angeli, vennero realizzati solo qualche anno più tardi grazie all'iniziativa di Bernardino Sottile.
Seguendo le orme del padre, anche Costantino (1572-1593) si laureò a Napoli in Scienza delle Leggi. A soli 17 anni compose il trattato De Successione ab intestato Commentaria, per i tipi di Isidoro Fazio di Chieti, meritandosi lodi e riconoscimenti di molti scrittori di giurisprudenza. L’opera fu ristampata altre due volte, nel 1600 e 1605, postumi alla morte del giovane, prematuramente scomparso il 4 ottobre 1593 a soli 21 anni.
Costantino fu il primo ad essere stato battezzato nel fonte battesimale, realizzato nel 1572 in pietra della Maiella, ancora oggi presente nella Chiesa di S. Maria Maggiore.
Nella stessa chiesa è presente la tomba di famiglia dei Caprioli: sulla parete della navata destra sono visibili le iscrizioni funerarie di Emilia (1650), di Tullio (1577) e quella relativa alla famiglia Caprioli (XVI sec.); inoltre, è presente lo stemma di famiglia formato da un capriolo accosciato accompagnato in capo da una stella di otto raggi, quella della punta ondeggiante in palo.
Come in uso nelle famiglie più in vista, anche a casa dei Caprioli era presente una cappella domestica ricca di reliquie. Grazie ad un documento manoscritto, conservato presso l'Archivio Storico “G.Rossetti”, compilato da Raffaele Anelli, dal titolo Catalogo di S. Reliquie che si venerano nell'Oratorio privato della Famiglia Caprioli, attribuita per ciascun giorno d'ogni mese, abbiamo un resoconto dettagliato delle preziose reliquie. Senza perderci in lunghi descrizioni, possiamo citarne solo alcune come i frammenti ossei di S. Carlo Borromeo, S. Cesario M., S. Fortunato M., S. Teodoro M. e S. Valentino M.
Il medico e letterato Giacinto Barbarotta ha dedicato nel 1843 un epigrafe alla memoria dei due illustri vastesi: AI / DOTTI E DEGNI UOMINI / VIRGILIO E COSTANTINO CAPRIOLI / PADRE E FIGLIO / I DUE CHE PIU’ LA STORIA RICORDA / DI QUESTA FAMIGLIA / PER VIRTU’ E PER DOTTRINA PRECLARISSIMA / VISSE VIRGILIO NEL DECIMOSESTO SECOLO / PRIMO SCRITTORE DELLE PATRIE COSE / DEGNO AUTORE IN GIURISPRUDENZA / DA COSTANTINO GRANDEMENTE EMULATO CON OPERE LAUDATISSIME TUTTORA STIMABILI.
Per chi volesse approfondire l’opera di Virgilio Caprioli, il testo del Theatrum Juris Civilis Universis (in varie edizioni) può essere visionato integralmente direttamente su Google libri, inserendo i dati sul motore di ricerca.
Lino Spadaccini










































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