NEL 1827 VENIVA CREATO A VASTO UN ENTE PER LA DISTRIBUZIONE DELLE SEMENZE AI CONTADINI PIU' POVERI.
di Lino Spadaccini
Per favorire l’agricoltura il sindaco Pietro Muzii, nell’aprile del
1827, promosse l’istituzione del Monte Frumentario con i fondi comunali.
Nati nel quattordicesimo secoli, i Monti Frumentari erano enti
istituiti allo scopo di acquistare grano e cereali e distribuirli per la
semina, favorendo così la classe più povera degli agricoltori.
Tra alti e bassi i Monte Frumentari risorsero dopo il 1815 con la
Restaurazione e furono regolamentati da un nuovo decreto regio emanato il 29
dicembre 1826 da Francesco I. In pratica stabiliva che gli enti fossero gestiti
da un amministratore eletto dal consiglio
comunale che doveva dar conto del suo
operato direttamente all'Intendente, la massima autorità provinciale.
Prevedeva, inoltre, che Controllori Regj appositamente nominati facessero
ispezioni saltuarie, improvvise e scrupolose, al fine di scoprire e denunciare
gli atti illeciti e gli amministratori infedeli.
Le garanzie offerte dal nuovo regolamento diedero grande impulso alle
istituzioni dei Monti Frumentari, tanto che nel 1830 se ne contavano circa
settecento, per lo più creati grazie all'iniziativa dei contadini stessi. Così
anche a Vasto, nella seduta del Consiglio dei Decurioni del 18 aprile 1827, il
sindaco Pietro Muzii, al suo secondo mandato, espose la sua iniziativa: “Signori. A far prosperare questo Comune
l’agricoltura… è necessario a parer mio, che si stabilisca un monte
frumentario… Là ognuno che non tanto l’avvilimento de’ prezzi de’ generi abbia
ammiserita la classe de’ coloni, quanto la ingordigia di coloro, che
somministrando le semenze a prezzo alteratissimo sulla ruina degl’infelici
erigono il colosso della loro fortuna. Non altrimenti perciò potrà darsi un
sollievo alla classe di coloro che bagnando del proprio sudore l’aratro rendono
proficue le loro opere non ad essi solo, ma a tanti che con loro vivono in
società sotto l'impero di un Sovrano che veglia per la felicità comune”.
L’autorizzazione per lo stabilimento del Monte frumentario avvenne con decreto del 3 marzo 1828, a firma
di Francesco I. Questo il testo integrale:
Napoli, 3
Marzo 1828
Francesco I° - Per la Grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di
Gerusalemme ecc. Duca di Parma, Piacenza, Castro ecc. Gran Principe ereditario
di Toscana ecc.
Veduto il
parere della Consulta de’ nostri real dominio di qua del Faro;
Sulla
proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni:
Abbiamo
risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue.
Art.° 1°. Il
Comune di Vasto in provincia di Abruzzo Citerione è autorizzato a stabilire un
Monte frumentario, e dotarlo colla somma di ducati mille e cinquecento, che
preleverà dal suo stato discusso, i termini della deliberazione decurionale del
30 di settembre dello scorso anno 1827.
Art.° 2°. La
somma indicata nell’articolo precedente sarà impiegata nel acquistare tanta
quantità di grano, che costituirà la dote capitale del Monte, con doversene
tenere l’amministrazione nello stesso modo prescritto nel regolamento ammesso
al nostro real decreto de’ 22 di giugno 1826; ben vero che ne sarà moderato
l’aumento sulla norma di que’ Monti che trovasi regolarmente approvati.
Art.° 3°. Il
nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni è incaricato della
esercitazione del presente decreto.
Firm.
Francesco
Per ottenere le semenze, gli agricoltori dovevano fare domanda verbale
presentandosi presso l’ufficio della Commissione Amministrativa di Beneficenza
entro il 15 di settembre di ogni anno, e soltanto dopo aver già preparato i
terreni da seminare. Superato detto termine, le domande venivano rifiutate.
Molte erano le richieste inoltrate presso il Monte: per fare solo un
esempio, nel 1834 furono erogate semenze a ben 225 agricoltori vastesi, per un
totale di 1102 tomoli.
A Vasto il nuovo istituto inizialmente ebbe vita difficile a causa di
fallimenti e di qualche frode che lo spinsero fino alla rovina. Non assolvendo
più alla sua funzione originaria, dopo alcuni tentativi di trasformazione,
l'ente cessò ogni sua attività nel 1920.
Restando in tema, uno dei problemi che diede gran filo da torcere al
sindaco Pietro Muzii era la questione della qualità del pane. Per decenni gli
amministratori locali non fecero nulla per garantire che sulle tavole dei
vastesi arrivasse un pane di grano tenero o duro che fosse, di buona qualità.
Solo il Muzii rimase fermo e deciso nei suoi propositi e dichiarò guerra aperta
ai panettieri: “Signori. E’ pessimo il
pane bruno che si spaccia dai nostri panettieri, e voi stesso lo vedete con
profondo rincrescimento. In tutti i tempi la panizzazione è stata difettosa; e
progredendo la colpabilità de’ panettieri per la impunità che godono, si sono
resi eccessivamente perniciosi nella ostinazione di non sostituire il buono al
pessimo, decisi a non emendarsi.
Tutti gli sforzi convien
fare per liberare questa Città dalla vituperevole pratica di vendersi al
pubblico del pane non cotto, nero non ben manipolato, e di farina non pura”.
Nella stessa seduta, Pietro Muzii, pose l’accento anche sulla qualità
del pane bianco, prodotto da un solo privato, praticamente in regime di monopolio:
“…A rimuovere tale inconveniente ho
indotto il detto privatario a rinunciare all’Appalto; ed ho ottenuto il
contentamento de’ pubblici panettieri d’accollarsi il peso della confezione del
pane bianco sotto le stesse condizioni stipolate dal medesimo… Così dalla
emulazione che sorgerà tra tutti i panettieri avrasi sicuramente un buon pane,
senza che il Comune soffre detrimento nella sua finanza. A buon dire, la
privativa in parola sostenuta da un solo verrebbe in linea di subappalto
trasferita da lui a molti, che ne assumerebbero i dritti, ed i doveri, e de’
quali ognuno si attiverebbe di migliorare il suo pane in preferenza dell’altro,
onde averne maggiore smercio e conseguentemente miglio lucro…”.
In un certo senso possiamo dire che Pietro Muzii fu un precursore del
libero mercato.
Secondo quanto stabilito nel Regolamento di Polizia Urbana i panettieri
erano tenuti a possedere un deposito di farina sufficiente a soddisfare il
consumo per almeno cinque giorni. I loro forni dovevano rimanere aperti al
pubblico dalle due ore innanzi al levare del sole, sino alle due ore
della notte. Il prezzo del pane veniva stabilito dal 1° Eletto del Comune ogni
otto giorni.
Lino Spadaccini
Lino Spadaccini
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