foto Lino Spadaccini |
di Giuseppe Catania
La città del Vasto era dotata dell'orologio pubblico, che era situato in una torretta dell'edificio dove attualmente è la Curia Vescovile, e dove fino al 1811 era anche la sede della Municipalità.
Consisteva in un meccanismo con due campane che rintoccavano le ore ed i quarti.
Una delle due campane, quella più grande, veniva azionata anche
ogni qualvolta venivano convocati i decurioni. Quell'orologio spesso faceva le bizze, anche perché il meccanismo che l'azionava si bloccava
spesso e per la manutenzione bisognava aspettare anche alcuni giorni. Non solo, ma la torretta dove era sistemato minacciava di crollare, cosicché venne deciso nella riunione del Consiglio Comunale del 4 aprile 1815, di sistemare l'orologio nella torre della Cattedrale di San Giuseppe.
E, poiché la campana grande che batteva le ore si era rotta, venne disposto anche di farla fondere, insieme a quella piccola per ricavarne due di minor peso, rispettivamente di tre cantaja e due cantaja. La fusione
venne effettuata da certo Cesario Pellicciotta, mentre il meccanismo dell'orologio venne riparato da tale Mario Pasquale di Agnone.
E così andò avanti per oltre un secolo. Nel 1956 il "meccanismo" dell'orologio pubblico della torre campanaria di San Giuseppe venne modificato con un moderno (allora) sistema elettrico, la cui manutenzione era a carico del Comune.
Il rintocco scandiva il tempo e, durante la notte, il battito del martelletto sulle campane rompeva il silenzio
ed accompagnava il sonno dei Vastesi.
Alcuni anni addietro, nel corso dei lavori della nuova illuminiazione della Chiesa di San Giuseppe, il sistema
elettrico venne sostituito con un moderno congegno elettronico di precisione.
Ma qualcosa è cambiato, . perché, con decreto arcivescovile, per non turbare il sonno e la quiete notturna dei cittadini, ogni suono cessa, a cominciare dalle ore 21 e fino alle ore 7 del mattino, quando l'orologio, dopo il riposo, torna nuovamente a scandire il tempo, con discrezione ma inesorabilmente.
L'OROLOGIO DELLA TORRE
(Sonetto composto il 13 maggio 1956 in occasione della sostituzione del meccanismo e del quadrante dell'orologio pubblico, pubblicato sul mensile Histonium di Espedito Ferrara).
Vecchio orologio a tutti i cuori caro,
lasci la torre che fu tua dimora;
quanto m'arreca pena e pianto amaro
non risentire te che batti l'ora.
Anche se andavi qualche volta innante,
e ti scordavi d'essere sonoro,
il guardo volto a te d'ogni passante
era bonario, tanto eri in decoro.
Ora un meccano dal bianco quadrante
in vece tua han posto sulla torre
a seguitare, il lento rintoccare.
Questi ci segnerà, per ogni istante,
il tempo dell 'età che lento corre;
ma il tuo ricordo ci fa rammentare
la fanciullezza e le speranze care.
Giuseppe Catania
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