martedì 7 marzo 2023

Palazzo Genova Rulli: "Il Comune può ristrutturare un edificio in comodato d'uso, sì o no?"

ARTICOLO DEL PUBBLICATO NEL 2014

Se non può, bisogna chiedere al Vescovo la cessione in proprietà della struttura


Caro Sindaco,  cari assessori, caro presidente del Consiglio,  cari consiglieri, credo sia giunta l’ora di far sapere alla cittadinanza cosa vuol fare il Comune del Palazzo Genova Rulli a Porta Nuova. 

Ricordiamo che il Consiglio Comunale di Vasto con delibera 47 del 3 agosto 2005 decide di
acquisire in comodato d’uso il palazzo Genova Rulli a Porta Nuova. In data 31 gennaio 2006 tra Comune (Amministrazione Pietrocola) e Seminario Arcivescovile di Chieti-Vasto è sottoscritto il “contratto di comodato d’uso”.
I dettagli sono i seguenti: “Il comodato avrà la durata di 60 anni, oltre a due anni per ogni 500.000 euro investiti, fino ad un totale massimo di ulteriori 20 anni”; al Comune viene riconosciuto il diritto di prelazione in caso di vendita o affitto; “passati 15 anni, qualora il comodatario non avesse dato corso ad alcun tipo di azione finalizzata al recupero, il Comodante può recedere dal contratto”; “Il Comune di Vasto si obbliga ad effettuare tutti gli interventi di recupero e restauro conservativo necessari per completo ripristino della fruibilità dell’immobile”; da “eseguire a propria cura e spese”.

A giugno 2006 subentra l’Amministrazione Lapenna e dell’argomento non si discute mai seriamente, tanto che il piano di Recupero del Centro Storico del prof.  Cervellati non prevede interventi e non assegna funzioni al prestigioso complesso edilizio, che tra l’altro ha aumentato il suo valore con la disponibilità del confinante vecchio Istituto d’Arte di proprietà comunale.

Chi scrive, all’epoca consigliere comunale,  in data 30.6.2009 ha presentato una interrogazione al Sindaco: la risposta di Lapenna è stata  che,  al di la del problema dei soldi che non ci sono,  il Comune non poteva intervenire su un immobile che "non era di sua proprietà", ventilando anche il rischio di un eventuale intervento della Corte dei Conti.

Non contento di questa risposta, lo scrivente in data 26.3.2010 ha presentato un’altra interrogazione per “essere messo a conoscenza dei seguenti aspetti:
-  se effettivamente il Comune “in termini legali” è nella impossibilità di intervenire sul Complesso Genova Rulli; se tale impossibilità sia stata già verificata con quesito alla Corte dei Conti e quale sia stata la sua risposta;
-  e se le cose stanno come ha detto il Sindaco in aula (non si può intervenire perché non è un bene di proprietà del Comune) quale sarà il futuro del Complesso Genova Rulli, tenuto anche conto che la cittadinanza si aspetta da anni una valorizzazione dello storico complesso”.

La risposta del Sindaco in aula fu che “in termini legali” non avendo la proprietà  il Comune non poteva intervenire (non dicendo comunque se era stato posto un quesito alla Corte dei Conti).  Il consigliere  Tagliente  ha chiesto la parola smentendo il Sindaco e dicendo che se ne sarebbe discusso in un altro Consiglio comunale.
A tutt’oggi  dopo due anni e mezzo l’argomento non è stato ripreso, da nessun assessore, da nessun consigliere. 
E intanto la bellissima struttura deperisce.
L’obiettivo di questa lettera aperta è di chiarire una volta per sempre se il Comune può intervenire oppure no   in un immobile "non di sua proprietà". Se legalmente il Comune non può intervenire, allora bisognerebbe chiedere al Vescovo di cedere l’intera struttura.
Non avanziamo ipotesi sull’utilizzo del Genova Rulli perché le possibilità sono veramente tante. Bisogna però prima acquisirlo e poi ristrutturarlo. C’è tempo!
Nicola D’Adamo
(NoiVastesi)

4 commenti:

enzo ha detto...

Il buon padre di famiglia prima di investire, deve aver chiaro l'utilizzo del bene. Non si può improvvisare con i soldi dei contribuenti, occorre fare un'analisi costi benefici in senso lato. Ma se non abbiamo deciso l'utilizzo e la validità del progetto, ogni discorso è inutile e dannoso, perchè si fa solo confusione. Resta inevasa la richiesta: ma qual'era l'obiettivo del comune quando firmò l'atto.

NICOLA D'ADAMO ha detto...

Enzo, hai letto l'articolo? SI DEVE ANCORA CHIARIRE SE IL COMUNE PUO' INTERVENIRE CON I SUOI SOLDI SU UN BENE CHE NON E' DI SUA PROPRIETà, MA CHE HA SOLO IN "COMODATO".
Se non si chiarisce questo, non si possono fare altri discorsi, tipo "dove andiamo a trovare i soldi" e quale uso facciamo della struttura.

enzo ha detto...

Ho letto l'articolo. Ribadisco che prima di stipulare l'accordo si doveva chiarire all'interno dell'amministrazione cosa farne e se c'erano i soldi per arrivare al risultato voluto. E' sconvolgente e ridicolo che dopo tanto tempo dalla stipula dell'accordo ci siano questi dubbi. E' stato ceduto un bene a compensazione di un punto interrogativo: L COMUNE PUO' INTERVENIRE CON I SUOI SOLDI SU UN BENE CHE NON E' DI SUA PROPRIETA', MA CHE HA SOLO IN "COMODATO". Tu come privato cittadino avresti fatto questo tipo di transazione. Io dico di NO. Neppure io e nessuna persona di buon senso, anche gli amministratori con i loro soldi.

enzo ha detto...

Il Seminario Arcivescovile di Chieti-Vasto che ha sottoscritto il “contratto di comodato d’uso” con il Comune ha avuto una contropartita, non ricordo quale ma penso di sì. Se questo è vero, abbiamo pagato per un bene soldi o permuta, non interessa, senza sapere né se potevamo ripristinarlo né cosa farci.
Gli allora firmatari della delibera . 47 del 3 agosto 2005 non sentono il dovere di dare una spiegazione ai cittadini che hanno pagato per avere un bene con tanti punti interrogativi.
Le amministrazioni successive si sentono esenti dalla responsabilità di gestire questo bene?
Cittadini sono doppiamente penalizzati per aver pagato qualcosa di non fruibile e vederlo anche deperire per incuria.
In Italia l’importante è addossare le colpe a chi ci ha preceduto e non risolvere i problemi. La nostra amministrazione non è esente. E il paese va in rovina insieme al palazzo Genova Rulli a Porta Nuova.
Tutti tacciono anche l’Architetto.