Don Nicola Di Clemente parroco di S. Maria Maggiore dal 1946 al 1989 |
di Lino Spadaccini
Venticinque anni fa, il 18 agosto del 1989, ci
lasciava Don Nicola Di Clemente, per trentacinque anni alla guida della
parrocchia di S. Maria Maggiore.
Uno dei parroci più longevi e amati della nostra città
che ha lasciato un buon ricordo e tanta nostalgia tra le tante persone che lo
hanno conosciuto e frequentato, sin dal 1946 quando arrivò a Santa Maria
Maggiore quale vice parroco di Don Pio Pomponio.
Dal 1954 Don Nicola prese in mano la comunità parrocchiale
guidandola con semplicità e generosità, ma anche con quella giusta severità
necessaria a portare avanti la missione indicata dal Vangelo, sempre nell’aiuto
delle persone più deboli e bisognose. Ricordiamo il suo attivismo nell’Opera
Diocesana di Assistenza (ODA), dell’ONARMO, della Pontificia Opera di
Assistenza (POA), contribuendo ad alleviare il disagio di tante
famiglie nel
periodo post bellico, e in ultimo l’istituzione della Comunità Incontro, in
località Colle delle Mandorle, per il recupero dei tossicodipendenti.
Don Nicola ha vissuto la sua missione terrena senza
particolari clamori, ma con tanta passione, ed ha saputo avvicinare e formare
tanti giovani, contribuendo alla loro crescita spirituale e morale.
In occasione della sua morte, Raffaele Trivelli, una
delle tante persone cresciute sotto le sue ali, scrisse una bella poesia, che
forse ancora oggi molti ricorderanno, e che vogliamo qui riportare per rendere
il giusto tributo a Don Nicola uomo, parroco, guida spirituale e pastore:
Stendardi ed amici, / raccolti sotto il suono / di campane a distesa, /
rendono omaggio. / All’uscita, / un timido applauso / per austeri costumi, /
non aveva liberato / quella voglia di esplodere / per manifestarti tutto
l’affetto. / Un nodo lega i ricordi. / Un’intensa voglia di piangere. / Mi
mancherà: / la metafora della veste bianca / nella festa della prima comunione;
/ il gesto delle mani / schiuse verso l’alto / quasi a sostenere l’Assunta, /
l’enigma sciolto / nel sorriso della fede / durante la predica del primo anno.
/ I ricordi, a ritroso, fino all’Azione Cattolica. / Nei locali scavati / sotto
la sagrestia. / Gare e tornei / per forgiare la vita / teneri impulsi /
inzuppati di gloria. / Nel volto di ognuno / qualcosa per cui dirti grazie. /
Per non disturbare, / sei partito / in un caldo giorno d’agosto; / dopo le
feste / ma prima dei rientri, / per dare a tutti / la gioia del saluto. /
Grazie, / per quel semplice segno di croce / che chiedesti ai più impegnati. /
Per tutti / è divenuto preghiera. / In quel segno, / un gregge rimane / a
testimoniare il pastore.
Chiudiamo questo breve quanto doveroso ricordo con un'altra
bella poesia scritta, sempre in occasione della morte,
dal compianto Panfilo De Filippis:
A Don Nicole nostre
La feste di l’Assunt’
avè passate,
doppe tre jurne si n’è
jute ‘n ciele.
Lu Parreche nostre ci
ha lassate
e si la piante tutte
li fidele.
Don Nicole nostre sci
bbindette,
sci bbindett’ addona
sta pusate,
a lu duvere mai fece
difette,
li parrucchiane su ha
tant’amate.
Ci vuleve bbene ch’ere
‘na cose,
lu pane da la vocche
si livave
quanda videve une
bbisugnose
che a la porta so si
prisintave.
Coma spiegave belle lu
Vangele!
Tineve sempre pronte
nu sorrise,
a me mi pare di
viderle ‘n ciele
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