Vasto ha perso un altro dei suoi figli illustri. Il 31
maggio scorso è venuto a mancare, nella sua casa di Brescia, l’ingegnere
Umberto Marino, manager di grande spessore e figura di spicco dell’industria
meccanica nazionale tra gli anni cinquanta e la seconda metà degli anni
novanta.
Umberto era nato a Vasto il 2 ottobre del 1925. Dopo la
maturità aveva scelto di continuare gli studi all’Università di Pisa dove
studiava anche un altro grande vastese, Mario Molino, e, conseguita la laurea
in Ingegneria Industriale Meccanica, nel 1954 approdava alla Breda Meccanica
Bresciana, la società nata proprio nel 1925, dopo aver
lavorato al Centro
Ricerche Breda.
L’azienda era stata ricostruita dopo la distruzione bellica
e fu proprio l’ing. Marino a farsi carico del suo sviluppo fino a portarla ad
essere uno dei fiori all’occhiello di Finmeccanica, in cui la Breda confluì nel
1992, ed un’eccellenza dell’industria nazionale.
Il Giornale Di Brescia, diretto da Giacomo Scanzi, ne ha
ricordato “il rigore e la passione per la Breda, che poi era la passione per la
meccanica fine e per gli uomini che sapevano costruire macchine complesse…che
da Brescia finivano sulle navi di tutte le marine del mondo”
Nel 1962 Marino sposa Eugenia Gressent, matrimonio dal quale
nascerà Giuseppe, il tutto mentre il suo percorso all’interno della società
bresciana diventa sempre più importante al punto da portarlo a ricoprire la
carica di Amministratore Delegato nel 1980 e Presidente nel 1981.
Le sue indubbie qualità lo portano ad entrare nei Consigli
di Amministrazione di varie società: sarà Amministratore Delegato della
OtoBreda Sud, vice-Presidente delle Officine Galileo, vice-Presidente della
Benelli Armi.
Nel 1985 viene nominato Amministratore Delegato della
Finanziaria Ernesto Breda, l’anno successivo Presidente ed A.D. della Oto
Melara, società nata a La Spezia nel 1905. Nel 1997 diventa presidente della
Fonderia di Torbole, altra storica azienda del bresciano.
Umberto Marino, però, amava profondamente la sua città nella
quale era solito tornare ogni anno, dove aveva continuato ad avere amici ed
estimatori e che ha scelto come sua ultima dimora.
“Con Berto (così lo chiama affettuosamente chi ha avuto la
fortuna di conoscerlo) c’era un rapporto speciale – ricorda Angela Poli Molino
- Ricordo che il giorno che mi sposai, il giorno più bello della mia vita,
venne lui a suonare il campanello di casa e ad accompagnarmi in chiesa. Con
Mario (Molino, ndr) erano davvero
tanto amici, avevano studiato insieme e da lì era nato un rapporto profondo basato
sulla stima e sul rispetto reciproco. Due figure di altri tempi, distinte,
cordiali che mai hanno ostentato la loro preparazione né il loro successo”.
Quando le chiediamo un breve profilo di quella figura di
grandissimo spessore la Poli Molino non si lascia pregare: “Per ricordare la
grandezza di Berto voglio citare quanto mi ha scritto suo figlio Giuseppe proprio l’altro ieri e che condivido appieno.
Rivolgendosi a mio figlio Massimo ha scritto “abbiamo avuto la fortuna di avere
dei padri veramente eccezionali che ci hanno insegnato valori importanti come
lealtà, impegno, passione e dignità”. E, poi, ha aggiunto “vi lascio questa
frase che mi sembra sintetizzi il ricordo che ha lasciato in molti: il suo
sguardo fiero non riusciva a nascondere la sua grande umanità e il suo alto
profilo etico”.
Un passaggio che rende lucidi gli occhi di Angelina che,
però, non perde l’occasione per avanzare
anche una richiesta doverosa: “mi auguro che la città del Vasto voglia onorare
al più presto questo illustrissimo figlio nel modo opportuno, magari intestando
al suo nome lucente una strada o una piazza”.
Un invito condivisibile che noi giriamo a chi di dovere.
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