Venticinque anni fa, il 5 giugno del 1989, si spegneva a
Vasto Lucia Perrozzi Borghi, insegnante e pittrice raffinata.
Nata a Ravenna nel 1899, Lucia Borghi, a buon ragione può
essere considerata vastese d'adozione, visto che per oltre sessant'anni è vissuta
nella nostra città, dedita all'insegnamento e alla pittura, e legata
sentimentalmente al grande poeta dialettale Giuseppe Perrozzi.
Dopo aver compiuto gli studi presso l'Accademia di Belle
Arti di Bologna, Lucia Borghi perfeziona la tecnica sotto il maestro De Carolis.
Partecipa a diverse mostre personali e collettive. Nel 1928 prende parte alla
"Mostra del ritratto",
allestita nell'Archiginnasio di Bologna e nei due anni successivi, sempre nel
capoluogo emiliano, a due mostre personali. Nel 1932 a Messina partecipa alla
Mostra "Professionisti e Artisti".
Nel 1940 allestisce a Roma una personale, mentre due anni più tardi, interviene
alla
"Mostra del Paesaggio"
allestita nel Palazzo Peripato. A Venezia nel 1945 presenta le sue opere nella
Galleria Organia ed a Chieti, l'anno successivo, nella Bottega d'Arte.
Verso la fine degli anni '20 si trasferisce a Vasto per
motivi di lavoro dedicandosi all'insegnamento.
Nell'aprile del 1931, in occasione del 25° compleanno
dell'avv. Silvio Ciccarone, in quel periodo segretario politico del fascio,
realizza un'artistica pergamena "finemente miniata".
Nel 1950 partecipa alla grande Mostra Palizziana, dedicata ai fratelli Palizzi, mentre nell'estate
del 1959 prende parte alla Prima mostra
dei pittori vastesi contemporanei presso i locali dell'Asilo infantile
Carlo Della Penna. Tra le dodici opere esposte spiccano un Autoritratto, Madonna, Chierichetto, Pozzo di Ciocio, Tramonto sul
Porto di Punta Penna, Rami abruzzesi e Nello
studio.
Dagli anni '60 è assidua frequentatrice della Petite
Gallerie di Lello Martone, nei locali sotto i portici di Corso Nuova Italia,
una sorta di Cenacolo della cultura vastese, dove confluivano pittori,
musicisti e letterati.
"Il motivo della
sua ispirazione", scriveva Giuseppe Catania a pochi giorni dalla
scomparsa della pittrice, "reca la
traccia di una espressa cultura pittorica, profonda, che non si ferma alla sola
immagine, ma si riconosce, più che nel soggetto, nell'andamento e
nell'applicazione cromatica che è il contenuto della sua arte".
Oltre alle nature morte ed ai ritratti, una produzione rilevante
della Perrozzi Borghi è quella religiosa. Tra le opere più significative si
ricordano la Madonna di Fatima
(1946), conservata nella sagrestia della chiesa di S. Giuseppe, insieme al bel
ritratto di Don Giuseppe Cinquina, e
la suggestiva Processione notturna
(1962), in uscita dalla chiesa di S. Pietro.
"Anche nei lavori
meglio riusciti", afferma il critico Tito Spinelli, nel suo prezioso
volume Profilo storico della pittura
vastese, "dove i colori appaiono
naturalisticamente dedotti, permane una minuzia che è paradigma non casuale di
padroneggiare le cose con un occhio al colore e con l'altro al supporto
grafico. Paesaggi e nature morte tutelano, dunque, il suo caposaldo
compositivo; ragione per cui l'immaginazione soggiace a puntuali riferimenti di
fedeltà rispetto alla materia presentata". Opere, quindi di grande
"dignità", attraverso l'uso
elaborato e mai banale del colore, e la precisa ripartizione degli spazi nei
paesaggi, nei ritratti o nelle nature morte.
Come da volontà testamentaria dell'artista, tre importanti
opere della produzione artistica sono state donate al Comune di Vasto: oltre ad
una natura morta, dal titolo "Due
uova al tegamino", anche un "Autoritratto"
ed il "Ritratto del marito poeta
Giuseppe Perrozzi".
Lino Spadaccini
disegno della copertina del volume |
autoritratto |
Don Giuseppe Cinquina |
Ritratto del marito, poeta Giuseppe Perrozzi |
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