venerdì 18 aprile 2014

PASQUA: I CROCIFISSI nelle chiese di Vasto - FOTO

Le foto dei Crocifissi di tutte le chiese vastesi

di Lino Spadaccini
La Crocifissione è l’ultimo atto della vita terrena di Gesù e può considerarsi, insieme alla resurrezione, l’evento culminante della storia umana e della storia della salvezza, in quanto in esso si compie la redenzione da parte di Dio degli uomini, che con il peccato originale, si erano preclusi la salvezza eterna.
La crocifissione cominciò ad essere pubblicamente rappresentata dai cristiani solo intorno al IV secolo, quando l’imperatore romano Costantino I, nella sua opera di passaggio dal paganesimo ne vietò l’uso come pena capitale. In questo periodo risale anche il ritrovamento, da parte di
Elena, madre dell’imperatore, della stessa croce. Progressivamente divenne segno palese della professione della fede cristiana, sempre più apertamente esibita, ma soltanto la croce, in quanto l’uso del crocifisso fu introdotto molto più tardi.
In tutte le chiese vastesi sono presenti vere e proprie opere d’arte, da quelle più antiche alle più recenti, dalle sculture alle maioliche, dalle pitture alle vetrate artistiche. Impossibile rimanere indifferenti alla straordinaria bellezza del Crocifisso opera settecentesca dell’artista Giacomo Colombo, presente nella chiesa di Sant’Antonio di Padova, oppure alla sofferenza impressa nel volto di quello presente nella chiesa di Sant’Onofrio.
Al crocifisso il poeta e letterato vastese Gabriele Rossetti ha dedicato una orazione, di cui riportiamo alcuni passi:
“E chi sarà colui, che sì pallido, ed insanguinato pende da quel tronco d’infamia? Un popolo tumultuoso gli freme intorno, e con giojosa rabbia convergendo ad un sol bersaglio gli unanimi sdegni, rinnova in lui, e moltiplica gl’insulti e le ferite. Quindi il motteggia, quei lo percuote; l’uno il bestemmia, l’altro lo squarcia; chi urla e batte; chi ride e vilipende; e tutti, ahi tutti! Imperversano, ed esultano! Sciagurato! E qual sarà stato il delitto che gli attirò l’ira di un popolo intero?...
E come è ridotto in questo Stato? E chi ve lo ha mai ridotto? Ahi! Che le mani ch’or lo straziano, son pur quelle stesse, che intorno a lui si agitarono agli applausi! Le labbra, ch’ or lo imprecano, son pur le medesime, che si schiusero alle benedizioni! Gli occhi, che il guardan biechi gli stessi son pure, che di tenerezza ne piansero! E chi sa, che fra quei che lo battono non sia pure il paralitico, cui Egli rendè l’uso delle braccia? Fra quei che lo motteggiano, il muto, cui rendè l’uso della lingua? Fra quei che godono vederlo lacerare, il cieco, cui rendè l’uso degli occhi?...
Angeli tutti, che state in cielo ed in terra, deh! Fra l’esultanza degl’ingemmati cembali sonanti, andate ripetendo dal Tempo all’Eternità, che un Dio, che si è fatto uomo nello stabilire la legge dell’amore, e della rassegnazione, ci ha mostrato la vera scienza, e la vera felicità…”.


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S. Maria



S. Maria



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s. Onofrio



S. Onofrio



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S. Maria



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