venerdì 17 dicembre 2021

Il Natale della nostra infanzia a Vasto

Verso il Santo Natale/1
IL TEMPO E LA MEMORIA a cura di BENIAMINO FIORE

Il Mercato della Verdura a piazza Barbacani  (fino al 1959)
particolarmente animato nel periodo natalizio  (dipinto di Michele Provicoli)



Nella nostra città, già dall'8 dicembre, festa dell'Immacolata, si sentiva nell'aria l'approssimarsi del Natale. La ciaramella (pro-genitore dell'oboe), accompagnata dal suono lungo e caratteristico della
zampogna (basso continuo), rallegrava lo spirito con le note del “Tu scendi dalle stelle”.
Nel Corso de Parma le pasticcerie dei fratelli Martone e di Corto Lungo gareggiavano nella esposizione dei torroni, di loro produzione, che facevano leccare le dita.
Davanti alle vetrine di don Carlo Anelli e di Peppino Reale, alias “Pasticce”, noi ragazzi facevamo codazzo per ammirare, nella prima, i giocattoli allora in voga: cavallucci di carta pesta, carrozzelle, soldatini di piombo, fucili, sciabole, trombette, bambole, palle di gomma, trottole e le statuine per il presepio (“li pizzarille”); nella seconda: libri di favole e di avventure, il “gioco dell'oca”, comunemente detto “la quattr'e ccènche”, quello della tombola, colori a pastello, ecc.
Nei giorni che precedevano immediatamente quelli festivi si notava un'animazione insolita in tutte le attività commerciali ed artigiane. Le botteghe dei generi alimentari rigurgitavano di ogni ben di Dio

Piazza L.V. Pudente con la fontana e Corso De Parma prima dei lavori di ampliamento
(Dipinto di Michele Provicoli)

 davanti agli ingressi erano esposti: barili di aringhe e di sarde, baccalà e stoccafisso, salsicce, “figatèzze” e “nnùjje”. Tra tutte le strade cittadine quella di Portanuova (Corso Palizzi) primeggiava per il numero dei negozi di generi alimentari i quali si servivano della loro inconfondibile “raison sociale” (i nomignoli) per fare maggiormente apprezzare la genuinità e la bontà delle merci in vendita.
Le macellerie esponevano, appesi ad appositi ganci, gl'interiori e le teste degli animali macellati.
La Piazza Barbacani, più del solito, si trasformava in un tappeto di cesti e di sacchi contenenti frutta e verdure: mele, arance e mandarini, meloni d'inverno, pigne, “pèttine” di fichi secchi, mandorle, noci, cime di rape (“li vrùcchele di rape”, cavolfiori, verze, cardi, finocchi, lattuga, insalata riccia (“la scaréule”), “chicòccia ggèlle”, “pepitrèite”. I medesimi ortaggi invadevano, in determinati giorni, anche la Piazza Lucio Valerio Pudente, fino al Palazzo d'Avalos. La Piazza Umberto I (l'attuale Piazza del Popolo), ordinariamente adibita a mercato ittico (“La piazze de lu puàsce”), faceva sfoggio prevalentemente di cassette di anguille e di capitoni e di... strilli dei venditori.
Gli artigiani, specialmente i sarti, i calzolai ed i barbieri non avevano orario da osservare per l'apertura e la chiusura delle botteghe. Tutti erano intenti a lavorare alacremente, anche fino a notte inoltrata, al chiarore scialbo di un lume a petrolio, per mantener fede ai loro impegni.
Non parliamo poi del gran da fare che avevano i fornai durante le feste natalizie. Ai forni era un continuo affluire di scatole di dolci: taralli ripieni, biscotti, mostaccioli, e di tegami di rame con polli; tutta roba che faceva venire l'acquolina in bocca e faceva girare la testa a chi passava davanti ai forni. Le nostre nonne e le nostre madri erano veramente maestre d'arte culinaria!...
(F. P. Cieri)

3 commenti:

nicolangelo ha detto...

A Natale e S.Silvestro il mercato di frutta e verdura si spostava in piazza L.V. Pudente. Piazza Barbacani era troppo piccola....

nicolangelo ha detto...

A Natale e S.Silvestro il mercato di frutta e verdura si spostava in piazza L.V. Pudente. Piazza Barbacani era troppo piccola....

Unknown ha detto...

Il primo a vendere i giocattoli a Vasto è stato mio padre Leonardo Pagliuca alias Pizzilongo nel 1954 in piazza Rossetti dal 2 gennaio al 5