Mimmo Pollutri |
Ieri nella Chiesa di Sant’Antonio di Vasto, gremita da parenti, amici, colleghi di lavoro o soltanto conoscenti, nel corso della funzione sacra officiata da Don Stellerino, Giuseppe F. Pollutri ha tenuto una sua breve ma toccante commemorazione funebre del defunto fratello Domenico.
Nelle sue parole, che hanno visibilmente commosso i presenti al rito di commiato: poesia, fede (non solo religiosa), senso della vita, funzione famigliare e comunitaria degli uomini, sono state richiamate per tratteggiare con pochi tratti verbali la vicenda di un uomo semplice, del tutto privato, con i suoi difetti e i suoi pregi, come altri; di uno come tanti di
Diamo qui lettura di tale suo intervento - una sorta di dialogo col defunto e con la Comunità di cui è stato partecipe - oggi, nel giorno in cui invochiamo“l’anima dei morti” a sostegno della nostra vita e in suffragio di chi non è più fra noi, ma della cui presenza in spirito e di memoria abbiamo necessità e giovamento. Giorno in cui il defunto Domenico Pollutri - Mimmo per i famigliari e per gli amici - avrebbe compiuto il suo 67.mo compleanno… La Divina Provvidenza ha - come spesso sperimentiamo - altri e Suoi imperscrutabili disegni.
“Se a voltarmi più non ti vedo / chi di noi due manca?”
…
“Così s’interroga, in una sua breve scrittura, intitolata “Finale”, il poeta Alfonso Gatto. Confesso
che nel leggere tali versi, a fronte della costante seppur sofferta tenacia
messa in atto da mio fratello nel tentativo di contrastare, se non debellare,
per un anno e più, un male per sua specie ‘incurabile’, ho pensato che nel
momento del suo doloroso trapasso, per debolezza di spirito, di fiducia o per
altro…, potessi essere io a “mancare” a lui, in presenza e provvido sostegno… Ma
non è questo che qui occorre dire…
Per tornare ai versi sopra citati, e in certo modo superando la visione, concettualmente problematica e umanamente labile, suggerita dal poeta dinanzi al momento antinomico morte-vita, e al non sempre facile rapporto noi-e-gli altri, a me pare di certo che se Mimmo potesse ancora …“voltarsi indietro”, da dove ci ha preceduto, perché Dio - e diciamo pure il “Padre nostro”, per usare una espressione cara a Benedetto XVI - così ha voluto, vedrebbe che qui alcuno di noi “manca” nell’accompagno e nel rendergli l’estremo omaggio; constaterebbe che quelli che lo hanno amato, frequentato o soltanto occasionalmente conosciuto, pur nella sua indole schiva e schietta, brusca talora, volta a dissimulare la sua sostanziale bontà ed affettuosità, tutti lo terranno a lungo in mente, e magari o certamente in cuore.
Nel suo … “povero arredo di morto che ci imbianca” (per far mie e nostre ancora le parole del poeta), oggi e poi domani, lontani che pur ci porteremo dalla sua voce, dal suo mite e sempre scherzoso sguardo, e dire non meno, c’è la certezza - io credo - che l’umanità sia degna di essere e di perpetuarsi, laddove nei singoli individui si manifesti la capacità di vivere in comunione con gli altri, quale famiglia e, più in genere, come Comunità, di affetti, più che di mutui interessi soltanto materiali.
Per tornare ai versi sopra citati, e in certo modo superando la visione, concettualmente problematica e umanamente labile, suggerita dal poeta dinanzi al momento antinomico morte-vita, e al non sempre facile rapporto noi-e-gli altri, a me pare di certo che se Mimmo potesse ancora …“voltarsi indietro”, da dove ci ha preceduto, perché Dio - e diciamo pure il “Padre nostro”, per usare una espressione cara a Benedetto XVI - così ha voluto, vedrebbe che qui alcuno di noi “manca” nell’accompagno e nel rendergli l’estremo omaggio; constaterebbe che quelli che lo hanno amato, frequentato o soltanto occasionalmente conosciuto, pur nella sua indole schiva e schietta, brusca talora, volta a dissimulare la sua sostanziale bontà ed affettuosità, tutti lo terranno a lungo in mente, e magari o certamente in cuore.
Nel suo … “povero arredo di morto che ci imbianca” (per far mie e nostre ancora le parole del poeta), oggi e poi domani, lontani che pur ci porteremo dalla sua voce, dal suo mite e sempre scherzoso sguardo, e dire non meno, c’è la certezza - io credo - che l’umanità sia degna di essere e di perpetuarsi, laddove nei singoli individui si manifesti la capacità di vivere in comunione con gli altri, quale famiglia e, più in genere, come Comunità, di affetti, più che di mutui interessi soltanto materiali.
E dunque: Mimmo, fratello mio, affinché non ci si debba
sentire orfani ancor di più, come la tua morte individualmente mi rende, e
soli: Resta ancora spiritualmente fra noi,
col tuo viso e nel tuo sorriso. Nella
vita che ci sarà data nel tempo a venire, l’averti avuto accanto, in famiglia o
quale compagno e amico, nel lavoro o in un
convivio, sia nel ricordarti un leggero, scanzonato persino, quanto confortevole pensiero.
Qui e ora, il nostro profondo e unanime cordoglio sia di consolazione e sollievo a chi più di altri, per autentico sentimento d’amore e di stima, lo ha voluto come suo sposo per la vita, e poi quotidianamente affiancato, sostenuto, e da ultimo assistito e infaticabilmente curato, secondo cristiana e convinta promessa matrimoniale.
Assieme a Mimmo, qui presente in spirito e ben vivo ancora nelle nostre anime, noi tutti ti abbracciamo Memena, e con te - nel suo ricordo e per il suo desiderio quotidiano e poi estremo - la vostra amata figlia, Viviana”.
Qui e ora, il nostro profondo e unanime cordoglio sia di consolazione e sollievo a chi più di altri, per autentico sentimento d’amore e di stima, lo ha voluto come suo sposo per la vita, e poi quotidianamente affiancato, sostenuto, e da ultimo assistito e infaticabilmente curato, secondo cristiana e convinta promessa matrimoniale.
Assieme a Mimmo, qui presente in spirito e ben vivo ancora nelle nostre anime, noi tutti ti abbracciamo Memena, e con te - nel suo ricordo e per il suo desiderio quotidiano e poi estremo - la vostra amata figlia, Viviana”.
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