Che un bicchiere di vino, durante i pasti, oltre ad aiutare la digestione, previene l’infarto, è noto alla maggior parte delle persone. Che il vino cotto fosse un ottimo antidodo contro l’influenza è risaputo da anni.
Un gruppo di scienziati, infatti, ha scoperto che nelle molecole del vino cotto risiede una sostanza naturale antivirale, detta “resveratrolo”, in grado di fortificare l’organismo umano con anticorpi contro il
virus dell’influenza.
E’ stato inoltre accertato che il resveratrolo è considerato un antinfiammatorio più potente delle sostanze cortisoniche.
Lu vine cotte, nella tradizione contadina sansalvese è stato sempre considerato un prodotto terapeutico. Le nonne ad esempio lo usavano per massaggiare la pelle dei neonati. Insomma un bicchiere di “cotto” andava bene per tutti i malanni.
I nostri antenati conoscevano le virtù terapeutiche del “nettare degli dei”, ed infatti quando erano attaccati dal raffreddore, dalla tosse e dalla febbre influenzale, sorseggiavano vino bollito e si mettevano tranquillamente sotto le coperte di lana, per alzarsi la mattina dopo, più in forma di prima. Pasquale Fiascani, contadino di 109 anni, non ha mai preso una medicina in vita sua, la sua cura è un bicchiere di vino cotto durante i pasti.
La reazione di Maillard che si sviluppa durante la fase del mosto, gli danno un potere antiossidante due o tre volte superiore a quello del vino bianco.
In passato, San Salvo, era uno dei maggiori produttori di vino cotto. Venivano da tutti i paesi limitrofi e specialmente da Montenero di Bisaccia per acquistarlo. Al sorgere del sole, gli acquirenti con i carretti trainati dai cavalli, caricavano damigiane, barili di legno e bottiglioni e “scendevano” a San Salvo. Dopo aver sistemato ogni cosa, riportavano a casa l’odorosa e meravigliosa bevanda. San Salvo era considerata la patria del vino cotto. Peccato che non viene prodotto quasi più.
Michele Molino
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