giovedì 11 luglio 2013

Personaggi: Giacomo Tommasi il canonico che non voleva i Savoia, dopo il 1860


  di Lino Spadaccini


Centoventi anni fa, l’11 luglio del 1893, moriva a Vasto Giacomo Tommasi, canonico cantore del Capitolo Cattedrale di S. Giuseppe, autore della prima biografia di Luigi Marchesani, edita a Napoli nel 1879, nove anni dopo la morte dello storico vastese.
Sul periodico Istonio, così venne dato l’annuncio della morte: “D. Giacomo Tommasi, Arcidiacono
della Cattedrale, cessava di vivere ieri mattina. Fu un tipo, e noi pur avendo del sacerdote un ideale ben diverso, preferiamo il suo clericalismo intransigente ed ostinato a quello che si nasconde pauroso ed insidioso sotto la maschera del liberale. Da lui non era difficile guardarsi. Ebbe impegno non comune, tenace volontà, ambizione irrequieta e tendenza a dominare. Così, se le sue opinioni lo separarono recisamente dai liberali, le sue qualità personali gli alienarono finanche le simpatie de’ correligionari e, se riuscì ad avere il clero vastese soggetto, non lo ebbe mai amico e quando più parve circondato di devoti, più fu isolato. Ormai la malattia ne aveva fiaccato il corpo e le delusioni ne avevano amareggiato l’animo. La morte gli dà pace e riposo”.
In seguito ai fatti che portarono al Plebiscito del 1860, anche a Vasto si formò un gruppo di anti liberali che non accettò l’annessione al Regno di Sardegna, come spiegò Francesco Ciccarone nei suoi “Ricordi”, “che nell’ora critica nicchiarono e tentarono persino di ostacolare l’opera dei patrioti non per amor dei Borboni ch’era soltanto nel cuore di pochi, ma piuttosto per spirito regionalistico, per scrupoli religiosi, per non saper sopportare l’egemonia di una o due famiglie”. I responsabili di questo gruppo reazionario, che aveva il capo spirituale proprio nel canonico Tommasi, si riunivano abitualmente nel convento di S. Onofrio, ed esaltavano con il titolo di Sindaco apostolico Giovanni Codagnone, che era primo cittadino città sotto i Borboni.
In una dura lettera indirizzata al Governatore dal canonico Florindo de’ Baroni Muzii, di opposta fazione rispetto al Tommasi, trascritta da Don Luigi Smargiassi nel volume “Il Vastese tra la crisi finale della monarchia borbonica e gli inizi dello Stato unitario”, si legge: “...è mio dovere informarla che qui, da vari giorni, regge la Diocesi il Canonico Cantore D. Giacomo Tommasi, qual Provicario generale dell’assente nostro Mons. Arc. De Marinis. È cosa veramente mostruosa il vedersi esaltato un sacerdote retrogrado, che si rifiuta al Plebiscito, che ne dissuase altri e ne impedì le persone di retta devozione al trono di S. M. Vittorio Emanuele Re d’Italia; abusò del suo ministero nel sacramento della Confessione, insinuando a’ suoi penitenti di recitare prece pel ritorno della cessata dinastìa…”.
Proprio a causa delle sue idee politiche anti liberali, nel 1864, in base alla legge Pica, che prevedeva dure misure contro i “favoreggiatori del brigantaggio”, venne arrestato e mandato al confino nell’Isola d’Elba.
Giacomo Tommasi era nato a Vasto il 30 dicembre 1817 da coniugi Diego e Maddalena Giacomucci. Suo fratello Giuseppe, esercitò l’avvocatura a Napoli ed è benemerito del patrio ospedale, in quanto il 21 marzo 1850 diede una rendita di 70 ducati annui. Giuseppe scrisse varie Allegazioni, tra le quali Difesa per D. Carlo e D. Teresa Heigelin (moglie di Filoteo d’Ippolito), Napoli 1840; Difesa per D. Michelangelo Piscicelli, Napoli 1840; Difesa pe’ coniugi diversi e Prete contro la Banca fruttuaria nella terza Camera della Gran Corte Civile di Napoli. Napoli 1841.
Giacomo Tommasi nel 1846 divenne canonico, dal 1857  cantore, successivamente Vicario ed ancora Arcidiacono dal 1881. Per i tipi di N. de Arcangelis di Casalbordino, pubblicò nel maggio del 1888, all’età di 71 anni, “Saggio di Iscrizioni latine ed italiane” dove raccolse tutte le iscrizioni, epigrafi ed epitaffi dettati negli anni precedenti, di cui molti ancora oggi si possono leggere in varie nostre chiese. Come l’autore stesso tenne a precisare nell’introduzione, le epigrafi sono nate “non mai per propria esercitazione e diletto, né dopo appositi studii. A questa maniera di scrittura io mi credeva non del tutto disacconcio, perché amante del dir conciso, vibrato, epigrafico, e però ammirator spassionato di Sallustio e di Tacito”. Il Tommasi, per sua stessa ammissione, preferiva la lingua latina e “a mala voglia mi piegava a dettarle in Italiano, perché non trovava per tal genere di scrittura ancor bambina, né precetti limpidi, né esemplari troppo imitabili. Le scrissi sol per far piacere a chi voleva fossero intese da tutti”.
Alla sua morte, il canonico Tommasi lasciò erede della casa in via Lago, l’Istituto delle Figlie della Croce. L’edificio fu adibito a scuola e educandato, fino a quando venne completamente demolito in seguito alla grande frana del 1956.
La tomba di famiglia è ancora visibile presso il nostro cimitero e sulla lapide si può leggere la seguente epigrafe:
GIUSEPPE TOMMASI
BENEMERITO DEL PATRIO OSPEDALE
STATO AVVOCATO IN NAPOLI
MORI’ NOVILUSTRE IL DI 1° SETTEMBRE MDCCCLI
MARITO SENZA FIGLIUOLI
DOPO QUASI CINQUE ANNI DI DOLORE
L’UNICO SUO GERMANO GIACOMO CAN. CANTORE
COMPONEVA QUI CON ESSO
LA SPOGLIA DELLA MADRE
MADDALENA GIACOMUCCI
VISSUTA MEGLIO CHE 76 ANNI
OPEROSA E PIA
VEDOVA DI DIEGO CHIUSO IN ALTRA FOSSA
IN TANTA AMARITUDINE
RIMANGONO SOLO CONFORTO AL SUPERSTITE
TRE SACRE VERGINI SORELLE
E LA SPERANZA DI RICONGIUNGERSI
UNA CON ESSE A SUOI CARI
IN CIELO


stemma di famiglia







2 commenti:

Davide Delle Donne ha detto...

Grande Lino! Solo ora si ha il coraggio di dire e scrivere con quali modi e quali castighi e soprusi dovettero subire chi non accetto' di piegarsi al "nuovo" .La legge Pica e' una delle leggi piu' vergognose che siano mai state scritte infatti andarono in prigione anche bambini di 5 o 6 anni rei di essere figli di avversori al Regno dei Savoia.

maria ha detto...

Solo ora?
Davide, Oltre tutti i meridionalisti che invano hanno cercato di raccontare i fatti; oltre tutti i post su Canaculex, la scorsa estate a vasto, vennero i meridionalisti italiani tra i quali fu ospite Pino Aprile con la presentazione di "terroni" e "giù al sud", ma vasto ed i vastesi non se ne sono nemmeno accorti.