Una generazione – ma soprattutto un diverso e più fattivo approccio alla politica – cui “la gente” non dà speranza e fiducia
Del “Siam
pronti – Un treno di idee. Direzione futuro” di Marco di Michele Marisi
Nella serata di ieri, a Vasto, in Piazza Barbacani. Un’ampia adesione all’invito ad esserci
da parte della
cittadinanza, malgrado il clima trastullante e vacanziero
dell’estate. Assai apprezzata la presentazione-intervista in tutti i suoi
interventi, espositivi del saggio pubblicato ed enunciativi di quel “treno delle idee” (su Popolo, Comunità,
Identità, Sociale, Meritocrazia, Tutela del territorio, Progresso, Sviluppo…)
che quotidianamente e con assoluta convinzione muove e guida nella sua azione Marco Di Michele Marisi. Un
venticinquenne che io ebbi a definire un paio di anni fa (avendolo conosciuto
nel suo impegno sociale, esplicitato in particolare nell’organizzazione e
gestione estiva del Mercatino del Libro usato) un “giovane onlus” che ha posto
la sua esistenza al servizio di una politica volta a realizzare un “sogno fatto
di concretezze”, per rendere possibile ciò in cui si crede o si spera. Non a
caso il riferimento ‘risorgimentale’ - nel libro e nel corso della
presentazione di piazza - a Goffredo Mameli, morto combattendo per vedere
realizzato, in Italia, la propria idea unitaria e nazionale, politica oltre che
di estensione geografica.Di sicuro interesse gli interventi del pubblico presente. Dialettici quel tanto da ‘provocare’, da parte dell’autore del saggio in questione, precisazioni, intenzionalità (…ridisegnare la città, la sua identità e sviluppo, per prima cosa!) e quale sia la “direzione futuro” data al proprio agire, fra la gente e nel territorio.
E’ mancata, forse, l’osservazione che se -
come sostiene MdMM - è disponibile una nuova generazione (la sua ed anche
quella immediatamente precedente) pronta a dare il proprio apporto di idee e di
energie nuove alla Comunità (alla nostra Vasto), una sorta di atto di accusa
doveva essere esplicitamente rivolto, in quella sede cittadina e sociale, alla
vecchia partigianeria di apparato partitico che - di qua e di là - da diversi
anni, per auto elidenti fronti contrapposti, ha lasciato, che occupassero le istituzioni
cittadine uomini che, …con “continuità”
elettorale, persino, mostrano palesemente di non avere vero interesse (non dico
“cuore”, o “amore”) per il luogo amministrato. Un J’accuse, non meno, all’ignavia elettorale di una gente che (atavicamente
da ‘sudditi’ e non liberi cittadini che vogliono determinare ed orientare la
propria vita sociale e quella cittadina) nel momento di autentico e seppur
minimo esercizio del potere democratico, decide di non decidere (!) o di
scegliere, e lascia che minoranze, di parte e di partito, occupino il Palazzo,
semplicemente per “aver vinto” e “sopraffatto” altri, e non per governare e
dare sviluppo a popolo e territorio. Si ha un bel dire, sbagliando mira,
seppure in buona fede, che occorre far
largo ai giovani “pronti” ad entrare in campo, mettendosi da parte se per
età vecchi o anziani e variamente sperimentati nelle istituzioni. Nella società
degli uomini, notoriamente, chi ha maturato esperienze e saggezza non ha mai
rappresentato, di per sé, un ostacolo alla maturazione e all’innovativa azione
dei giovani (quei che valgono e che voglio impegnarsi). Lo “sbarramento” e la persistente
occupazione dei luoghi e ruoli decisionali, più che per un veto generazionale,
è reso possibile e duraturo per il consentimento del popolo a “lasciar fare” agli
altri (potentati e conventicole), i quali hanno così buon gioco a ‘battersi’
fra loro per ideologica bandiera e personale ambizione, quanto non per mero
interesse o presunzione del tutto privati. I risultati, deleteri e
mortificanti, sono sotto i nostri occhi e i giovani, quelli del “Siam pronti”, con la loro rinnovata
voglia politica (azione “per la città”), resteranno a lungo ad aspettare
l’opportunità di agire di persona per concorrere a realizzare il Bene Comune.
Occorre averne consapevolezza, …occorreva dirlo apertamente.
GFP (histon.civis)
2 commenti:
Tutto bello sembra perfino giusto, ma siamo a quota duemila metri, almeno fermandosi al commento. Premesso che non ho avuto la possibilità di leggere il libro perché fuori Vasto, concretamente come si vuole ridisegnare Vasto? Parliamone anche per mettere a bordo chi non è intervenuto e non vuole ancora investire nel libro. Speriamo non con l’dea di una sede universitaria, un nuovo ospedale e la conferma del tribunale, che se non vado errato si propose mesi fa. Si largo ai giovani con potenziale e un minimo di esperienza non solo di politica, la buona volontà serve per andare in paradiso non per governare, occorre oltre all’etica, un “must irrinunciabile ” anche la “professionalità”. Altrimenti si è velleitari e arroganti. La professionalità di chi amministra e di chi viene amministrato è l’unico antidoto contro il clientelismo, un male assoluto non più sopportabile, che continua a distruggere l’Italia e la nostra città.
Il "ridisegnare la città", come priorità formulata da MdM, in risposta ad una 'provocatoria' domanda postagli, nell'ipotesi che fosse lui (...per un giorno almeno) il sindaco di Vasto, sta indicare la necessità di ripensare il suo territoriale e comunitario presente e futuro. Qualcuno dirà: - Almeno si limitassero ad amministrare l'esistente, secondo necessità, ragione e decoro...! Con tutte le ragioni, alla luce di quel che avviene, in negativo, e per mancanza non di professionalità, ma di vero-politico interesse al ruolo di pubblico amministratore e soprattutto al Bene del luogo.
Non a caso, di recente, il fu sindaco Notaro è stato ben ricordato e onorato nel giorno della morte, per la sua opera-idea di città, anche da parte di chi non è mai stato un 'democristiano'.
Il clientelismo, un male che sta nel sistema democratico, ineluttabilmente, produce danni laddove - come ho tenuto a sottolineare nel mio commento - si lascia che a decidere, per opposte faziosità e insieme per ignavia elettorale della gente, siano le minoranze di parte organizzate a portare a casa un voto in più dell'avversario ...da battere (come dice oggi Vendola parlando di Berlusconi).
Vero voto democratico e d'opinione cercasi. La sua mancanza è il vero handicap per i giovani che, seppur preparati e bene indirizzati, non trovano possibilità di emergere e di far valere le proprie idee e nuove energie. Direi che, con una battuta, a Vasto come in Italia in genere, bisognerebbe educare innanzitutto il popolo al sistema democratico. Va da sé che nessun partito abbia interesse a farlo, e che ciascuna parte ne abbia indubbio vantaggio a conservare una sudditanza da affiliati nella gente.
Le "preferenze"...? Panem et circenses...! Cosa vecchia, anzi antica, e ben sperimentata.
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