Con
una bella copertina a colori disegnata da Achille Beltrame, “La Domenica del
Corriere”, nel febbraio del 1911, annunciava il ritrovamento di antiche monete
d’oro nella campagna vastese.
Questo
il commento riportato nelle pagine interne del supplemento illustrato del
“Corriere della Sera”: “A Vasto,
nell’Abruzzo, mentre
un agricoltore lavorava in una sua vigna, disseppellì a caso un’anfora di terracotta ricolma di antiche monete d’oro e d’argento. Trattasi di monete di grande valore, di varie regioni italiane, dal XII al XVI secolo. L’ispettore degli scavi e monumenti sequestrò il tesoro numismatico per impedirne la dispersione”.
un agricoltore lavorava in una sua vigna, disseppellì a caso un’anfora di terracotta ricolma di antiche monete d’oro e d’argento. Trattasi di monete di grande valore, di varie regioni italiane, dal XII al XVI secolo. L’ispettore degli scavi e monumenti sequestrò il tesoro numismatico per impedirne la dispersione”.
L’ispettore
a cui fa riferimento l’articolo, non è altri che lo storico vastese Luigi
Anelli. E proprio sulle pagine del periodico locale Istonio, troviamo un interessante articolo, dove possiamo
apprendere ulteriori notizie.
Il
giorno 9 febbraio, mentre un contadino di Monteodorisio, un certo Amadio Di
Paola, preparava il terreno per mettere su la vigna nel suo appezzamento in
contrada Rivullo, a circa cinquanta centimetri di profondità, rinvenne un
piccolo vaso fittile pieno di monete antiche.
La
notizia della scoperta, si estese ben presto in tutto il circondario e giunse
anche alle orecchie dell’Anelli, il quale si attivò immediatamente per impedire
che le monete andassero disperse. Lo stesso
contadino, dopo cinque giorni, per evitare guai peggiori, consegnò le monete
rinvenute nelle mani dell’Ispettore dei Monumenti e Scavi del Circondario di
Vasto.
Davvero
interessante la ricca collezione ritrovata, costituita da ben 10 monete d’oro e
1062 d’argento, con la più recente risalente all’anno 1367, tra le quali
spiccano alcune molto rare come lo zecchino del doge Marco Cornaro, lo zecchino
del doge Andrea Dandolo e il bolognino del vescovo Guido Tarlato, coniato dalla
zecca di Arezzo.
Secondo
alcune tesi formulate dallo storico vastese, la datazione del sotterramento
delle monete è da far risalire presumibilmente al XV secolo, quando nelle
nostre contrade ferveva la guerra fra Angioine ed Aragonesi, che si
contendevano il Regno di Napoli, oppure al 1566, quando i Turchi, sbarcati
nelle nostre coste, misero a soqquadro la città, mettendo in fuga la
popolazione, che trovò rifugio nelle selve delle zone limitrofe.
Lino
Spadaccini
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