I piccoli racconti che vi abbiamo proposto ieri, in un certo
senso possono essere accostati alle “Effemeridi” di Espedito Ferrara,
pubblicate sul periodico Histonium tra
la fine degli anni ’40 e primi anni del 1960. In pratica, ci troviamo di fronte
a brevi scenette di vita quotidiana, molto spesso realmente accadute, altre
volte di pura fantasia, ma
ormai entrati nel gergo e nei modi del popolino,
dove emergono vizi, debolezze, semplicità, ignoranza, ma anche pregi e virtù
della nostra piccola cittadina.
Oggi vi presentiamo un altro di questi racconti, raccolto
oralmente circa una ventina di anni fa, durante una
spensierata serata tra parenti, davanti a scrippèlle, caggîunitte ed un buon
bicchiere di vino.
Si racconta che avevano commissionato ad un artigiano del
legno, di fare un crocifisso per la chiesa di San Michele. L’artigiano, si
diede subito da fare per cercare un pezzo di legno adatto allo scopo e, dopo
tante ricerche, vide un albero di fico con un ramo a forma di croce.
Il contadino del terreno dove si trovava l’albero chiese
all’artigiano a cosa gli servisse il ramo e, dopo aver ricevuto la risposta,
senza tante esitazioni, cedette il pezzo di legno, anche perché, in tutta
sincerità, erano parecchi anni che l’albero non metteva neanche un fico.
Dopo un po’ di tempo, il contadino si trovò a passeggiare
davanti la piccola cappella di San Michele e si fermò ad osservare il
crocifisso fatto con il suo ramo di fico e tutta la gente che in ginocchio
pregava davanti ad esso.
Meravigliato da tanta devozione, il contadino esclamò:
“N’á ma messe ‘na
fichére, po ma fa’ ‘na grazie?”.
(Non ha mai messo un
fico, può mai fare una grazia?)
Lino Spadaccini
Nessun commento:
Posta un commento