Il problema centrale dell’Italia oggi è la creazione di posti di lavoro.
Nella campagna elettorale
si sta parlando di “aria fritta” in un momento in cui
il Paese è in profonda trasformazione economica con riduzione di posti di lavoro in tutti i settori.
il Paese è in profonda trasformazione economica con riduzione di posti di lavoro in tutti i settori.
Tanto per semplificare:
-
le aziende “manifatturiere” – che una volta occupavano
milioni di lavoratori - chiudono e licenziano per andare a produrre in nazioni
dove la manodopera costa zero;
-
le fabbriche e le attività di servizi che ancora
operano in Italia, per sopravvivere,
riducono sempre più il personale;
-
lo Stato taglia le spese - come è giusto che faccia – e quindi taglia anche i posti di lavoro.
In questo desolante panorama di
crisi economica in cui bisognerebbe sedersi a tavolino e discutere di un “nuovo
modello di sviluppo” per l’Italia che non è più un Paese manifatturiero, la
politica cosa fa? Discute di banalità. Anzi di grandi banalità.
In queste condizioni NOIVASTESI
ha deciso d’ora in avanti di pubblicare solo i comunicati elettorali che
parlano di come creare nuovi posti di lavoro. Tutti gli altri comunicati elettorali
verranno cestinati.
Nicola D’Adamo
3 commenti:
Bravo D'Adamo! Hai ragione.
Propedeutico al sedersi in torno ad un tavolo è analizzare il mercato sia della domanda che dell’offerta, fare un’autovalutazione delle nostre potenzialità. Questo è un servizio che l’amministrazione dovrebbe fornire ai cittadini e non continuare a pubblicare le storie di Vasto, che vanno solo a riempire le librerie e ad impolverarsi. In pratica disegnare un progetto di sviluppo su basi scientifiche non da quattro amici al bar. Certo non sarà il commercio ne la finanza a creare occupazione, ma, come dicono la maggioranza degli economisti, occorre produrre beni e servizi a medio e alto valore aggiunto. Non potremo mai competere sui prodotti a low cost con i paesi emergenti perchè oltre ad una retribuzione minima del lavoro non ottemperano alle nostre leggi sulla sicurezza e sull’ecologia che creano dei giustificabilissimi costi. Dobbiamo mettere in moto la famosa creatività italiana e la politica deve solo creare i presupposti per iniziative private. Oggi le nostre industrie grandi, medie e piccole risentono pesantemente i costi della burocrazia che rallenta con mille laccioli chi vuol creare o ampliare la propria impresa. Le banche dovrebbero dare il sostegno finanziario in base alle potenzialità delle proposte e non al patrimonio del richiedente, rischiare non soltanto assicurare i propri crediti con garanzie reali.
Al tuo invito ne aggiungo un latro, basta con il vecchio vizio di tappezzare la città con manifesti elettorali. E’ un’offesa per i cittadini che secondo questi politici voteranno chi ha esposto più manifesti . Al contrario dovremmo rifiutarci di votare chi imbratta i nostri muri e produce quintali di carta con i relativi problemi ecologici.
Partiamo con questa campagna contro i manifesti elettorali.
Imbrattare i manifesti elettorali è un reato...
Votare con chi non riempie la città di manifesti, è un buon inizio ma abbastanza utopico, poichè le normalissime persone che in media si dirigono al voto, quel voto lo scelgono in base a cosa leggono sui giornali e siti ed a cosa sentono in tv...
Ed il più delle volte, tra i siti giornali e tv, troviamo sempre i soliti noti.
Insomma, o si decide di non mangiare fritto e basta, oppure si accetta il fatto che il più delle volte, sono proprio questi mezzi di informazione a preparare l'olio per friggere la buona aria croccante.
Preferirei una campagna elettorale senza promesse ma con fatti che dovrebbero cominciare a divenire realtà già dalla propaganda, indipendentemente e questa propaganda l'avrà vinta o meno alle elezioni.
Insomma come va di moda tra i vari link: sii il cambiamento che vuoi vedere... (più o meno era così la frase di Gandhi)
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