di Luigi Medea
Una sala, quella dell’Auditorium di San Paolo Apostolo, gremita da laici e
sacerdoti ha accolto Lunedì 3 dicembre 2012, la coinvolgente relazione di Mons.
Marco Frisina, Rettore della Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, intitolata
alla Patrona dei musicisti, e Presidente della Commissione di Arte Sacra della
Diocesi di Roma.
Dopo l’intervento iniziale di saluto, rivolto dal vicario zonale don Gianni
Sciorra a tutti i presenti, è stato il Vescovo Mons. Bruno Forte a presentare il
tema e il relatore.
“Perché questa attenzione alla liturgia? - ha esordito Mons. Forte – Perché
essa è la ripresentazione della carità di Cristo, che ci contagia e ci spinge ad
amare Dio e il prossimo. La liturgia è un entrare con Cristo nel mistero
dell’amore trinitario. Il cristiano, infatti, non prega un Dio, ma prega in Dio.
La Chiesa ha bisogno della liturgia come l’aria che respiriamo. La liturgia è
ricca di bellezza”.
“Abbiamo invitato Mons. Marco Frisina – ha continuato Padre Bruno – perché ha
tre forti caratteristiche: è un uomo di fede che ama la bellezza; è un biblista,
che parla di Dio con il linguaggio della bellezza; è un musicista, di cui
abbiamo già apprezzato le doti artistiche in un precedente incontro”.
Mons. Frisina, dopo aver ringraziato per il fraterno invito, ha avviato la
sua relazione con questa frase: “La liturgia ben celebrata vuol rivelare la
bellezza di Dio”. “Del resto – ha subito aggiunto – la liturgia, l’amore e la
bellezza hanno un profondo rapporto”.
Don Marco è, quindi, passato a presentare il documento “Sacrosantum
Concilium”, una delle quattro costituzioni del Concilio Vaticano II,
solennemente promulgata da Papa Paolo VI il 04 dicembre
1963. Esso è frutto
di tanti anni di riflessione e di un cammino lento e pieno di insidie, che
risale già a Pio X, quando con la “Actuosa partecipatio” lasciò intendere che
uno degli scopi che desiderava intraprendere nella sua riforma liturgica e
pastorale era quello di far rinascere l'autentico spirito cristiano (compito che
spetta ad ogni generazione di credenti) attraverso un'attiva partecipazione ai
misteri da parte dei fedeli.
Durante il Concilio c’è stato un dibattito serrato, perché non si trattava
tanto di cambiare la liturgia, ma di attuare alcune importanti proposte
sintetizzate mirabilmente nel proemio, che così recita: “Il sacro Concilio si
propone di far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; di
meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono
soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i
credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della
Chiesa”.
Don Marco ha approfondito il senso di queste proposte per, poi, richiamare
alcuni principi fondamentali, evidenziati nella “Sacrosantum Concilium”: la
natura della sacra liturgia; la Chiesa che attua l’opera di salvezza attraverso
la liturgia, la quale è fonte e culmine di tale azione; la presenza di Cristo
nelle azioni liturgiche; la necessità di promuovere la formazione liturgica non
solo dei fedeli a secondo dell’età e del genere di vita, ma anche e soprattutto
dei sacerdoti, che devono essere impregnati, loro per primi, dello spirito e
della forza della liturgia, e ne devono diventare maestri e testimoni; l’impegno
ad una partecipazione “piena, consapevole e attiva” alle celebrazioni
liturgiche.
Si è aperto il dibattito con alcune domande preparate dai membri del
Consiglio pastorale diocesano, alle quali don Marco ha dato risposte brevi ed
esaurienti, concludendo: “Il documento conciliare ci ha insegnato l’amore alla
liturgia. Riscopriamo la liturgia come qualcosa di nostro!”.
LUIGI MEDEA
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