lunedì 19 novembre 2012
UNA MAREA DI FEDELI HA PARTECIPATO ALLA SOLENNE ESPOSIZIONE DEL SANGUE DI GIOVANNI PAOLO II
Si è conclusa, Domenica 18 novembre, la solenne esposizione della Reliquia del sangue del Beato Giovanni Paolo II nella Parrocchia di San Paolo Apostolo di Vasto. Dieci giorni di intensa fede, che hanno visto una marea di gente venire in pellegrinaggio per venerare la reliquia e visitare la Mostra sulle tappe fondamentali della vita di Papa Wojtyla, allestita nei locali della Parrocchia, ma soprattutto per pregare e per partecipare alle varie celebrazioni, confessandosi e ricevendo l’Eucaristia.
Contento, naturalmente, il principale artefice di tutto l’evento, don Gianni Sciorra, che nel suo
indirizzo di saluto all’Arcivescovo Bruno Forte, ha voluto proprio richiamare questo continuo flusso di persone, alle quali Giovanni Paolo II ha indicato “percorsi di conversione e di forza interiore”.
Padre Bruno, presiedendo la celebrazione eucaristica, ha ringraziato innanzitutto don Gianni per tutto il lavoro svolto con grande amore e dedizione, nonostante il grave lutto subito per la perdita della mamma Matilde Roberti. Ha, poi, salutato le autorità presenti, tra cui il Prefetto di Chieti dott. Fulvio Rocco De Marinis, spiegando che la sua presenza era dettata da due motivi: essere vicino all’evento religioso come pastore della Diocesi perché la venuta della reliquia è stata un vero dono di Dio e offrire una sua testimonianza personale su Giovanni Paolo II, soprattutto ricordando gli esercizi spirituali, tenuti in Vaticano nel 2004, durante i quali rimase colpito dalla sua grande umanità e alta spiritualità.
Dopo la lettura del Vangelo, tutta l’omelia di Mons. Forte è stata incentrata sulla figura di Papa Wojtyla, “testimone della speranza” lungo l’intero arco della sua vita, anche durante la giovinezza, quando “prigioniero della speranza”, ha saputo resistere alla barbarie nazista. Lo è stato, poi, da prete e da Vescovo quando ha combattuto con la fiducia in Dio il socialismo reale, e durante il lungo pontificato. “Ma è stato testimone di speranza – ha aggiunto Mons. Forte – in modo particolare durante il periodo della malattia, quando ha esercitato di fronte al mondo il difficile, ma fecondo, magistero della sofferenza e del silenzio”.
Questa speranza, ha concluso il Vescovo Padre Bruno, Giovanni Paolo II l’ha trovata nella fede nella vita eterna (“se oggi si credesse di più nella vita eterna, ci sarebbero meno ruberie in politica, meno egoismo e più apertura verso gli altri”) e nella certezza che la nostra speranza è Cristo, perché Lui è venuto a portare il seme della vita eterna.
LUIGI MEDEA
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