Sta calando il buio sulle scale che scendono al mare, quante volte i passi vanno e vengono senza fermarsi per darti il tempo di guardare e di ascoltare.......
e di sentire il profumo di quegli oleandri che costeggiano la discesa .....nel tempo riaffiorano i momenti che avresti voluto o dovuto fermare...lo sguardo sulla luna, la luce sul mare ...spettacolo naturale, perfetto, gli occhi nella vita si abituano...una visione quotidiana, lo sguardo che cerca da solo il mare ad ogni curva uno scorcio di blu'
......poi gli occhi si accecano quando quella che sembrava una abitudine viene a mancare...e gli occhi pescano nella memoria ,sempre piu' in profondita'......scavano e rimuovono la sabbia del mare e dei ricordi...e il profumo degli oleandri porta con se' il sorriso la parola di chi incontri sulle scale che scendono al mare mentre sta calando il buio.........sorridetevi e fermatelo quel momento quel tempo......presto sara' un ricordo .........
PATRIZIA CRISCI
13 commenti:
Non ho alcuna preparazione o esperienza specifica per definire quello che leggo una poesia.
Mi regolo da solo: quando leggendo provo una forte emozione, alloro mi dico che quella è una poesia. Senza far caso alla metrica.
Patrizia scrive cose che mi emozionano profondamente e quindi per me scrive poesie.
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Ma quanti bei puntini, madamasuelle Patrizia!
Alle volte (anzi sempre) occorre distinguere i sentimenti poetici da uno strumento di comunicazione letteraria chiamata poesia o componimento poetico, con le sue regole, con i suoi trucchi e mestieri. Oggi come ieri. Proviamo a scrivere e a far suonare musica scritta senza il pentagramma, senza la misura delle battute e dei tempi con cui regolare le note, senza la scelta iniziale del ritmo con cui far trascorrere un'idea sonora, ed avremo un vero guazzabuglio fonico.
Così come dice Cicco sarebbe troppo facile, banalmente fattibile e proponibile, ed è (chiedo scusa) fallimentare.
Quella di Patrizia, considerati i tempi 'nuovi' dell'arte, potremmo dirla una ... "istallazione" estemporanea di sentimenti e sensazioni (di per sè degni e preziosi) banalizzati da parole e da un fraseggiare scontato e comune.
Altrimenti - è proprio vero - ..."sta calando il buio"! sul valore della forma (preziosa ed efficace) nell'arte e nella letteratura.
Patrizia non racconta fatti, lei dipinge brividi e vampate. E' molto bello leggerla, a volte anche doloroso; le parole come onde, le sospensioni come risacca. Cominci con gli occhi che scorrono tra le parole, e senza rendersene conto ti ritrovi con gli occhi chiusi. Non sai neppure se hai finito di leggere: ma quando riapri gli occhi, qualcosa dentro te è cambiato.
Giusfra, rispetto il tuo punto di vista ma non lo condivido nella sostanza. Sono d'accordo sul fatto che la scrittura di Patrizia sia del tutto estemporanea. Tuttavia vorrei farti notare che quel che questo scritto offre, come altri di Patrizia, non è narrazione e non poggia sulla costruzione. Si tratta di pennellate, è Pollock e non Dalì. Il fraseggiare scontato e comune al quale fai riferimento, a mio modo di vedere non è neppure un fraseggiare; ed è un peccato che tu lo legga in tal modo. Non perchè tu non sia libero di farlo, ci mancherebbe; ma perchè penso che questa lettura ti conduca a perdere quello che conta davvero dello scrivere di Patrizia: un effetto che vorrei chiamare "la risonanza". Trovo che quello che Patrizia scrive sia fortemente risonante con i suoni che portiamo dentro, li ravvivi e li riporti a vibrare: i ricordi, le esitazioni del cuore, il senso di sorpresa, l'attesa, la passione, la noia, la desolazione. In questa risonanza io non leggo Patrizia: la ascolto. La sento pian piano scomparire, e quel che resta è il mio sangue che corre, la mia vita che vive.
Quel bellissimo profumo di oleandri che racconta la Signora Patrizia, lo sentivo anch'io, stupendo e dolce...
Lo sentivo a buio inoltrato, sulla strada del ritorno da una giornata di lavoro estivo: quel passaggio, li, sotto la frana risalendo su verso casa, era il punto dove ogni stanchezza passava... ogni dolore calmava.
Ho provato un brivido anch'io...
P.S. che rompimento di cavolo questa storia dei puntini e dei troppi puntini!
Da un lato apprezzo chi, senza distinzione di persona, ne fa una critica rispettando comunque il senso di ciò che è comunque scritto; dall'altro, vorrei dire, se mi è consentito, che l'uso dei puntini puntini, mai più di tre per volta, è consentito anche dall'accademia della crusca, e la maiuscola nel dopo i puntini, ovviamente, dipende sempre dal significato e dal senso che l'autore intende dare agli stessi.
Vivo da tempo in pace con me stesso perchè seguo il mio istinto, le mie emozioni.
Ho visto definire poeti quelli che fanno la rima tra sagnitèlle e scrippèlle.
Io mi tengo Patrizia e le emozioni che mi trasmette, con e senza puntini, fossero anche dieci.
Patti i tuoi scritti mi emozionano e mi fanno amare d apprezzare ancora di più tutto quello che ho intorno come dici tu "gli occhi nella vita si abituano...una visione quotidiana" . Amo vivere qui e mi piace farlo ora. Qui ed ora c'è tutto ma dobbiamo fermarci ad apprezzare e vivere il momento. Si questo è veramente vivere.... l'acqua del mare che scivola tra le mani come fosse linfa della vita, o l'acre penetrante odore della brezza sulle alghe deposte dalla risacca. Respirare questo odore facendolo qui ed ora significa vivere il presente per non rimpiangerlo ne desiderarlo invano.
Perchè imprigionare l'emozione nella punteggiatura? Proprio perchè tale, deve essere libera espressione, infatti si concede alla bellezza dei versi la "licenza poetica". Le parole di "mademoiselle" Patrizia hanno parlato alla nostra sensibilità e ci hanno dato qualcosa: profumo di oleandro e uno sguardo di luna.
Patrizia, anni fa i miei figli guardavano un cartone animato che con una vocina simpatica diceva: TE L'AVEVO DETTO IO, TE L'AVEVO DETTO IO!!!
...Hai visto quanti bei commenti? Quando ti decidi a riordinare i tuoi scritti e raccoglierli in un volume?
Leggo, rifletto e ...mi arrendo. Qui, ciascuno si attacca a Patti(!) per fare un proprio 'pezzo' emozional-poetico. Va bene, rispetto, ma pensavo di invitare alla riflessione che, per un linguaggio verbale, in una comunicazione scritta, non tanto "le regole" quanto la "forma" (la scelta lessicale, come significato e in termici fonici) sia assolutamente da curare, perchè dia la migliore efficacia ai sentimenti avvertiti e da trasmettere ad altri.
Non aggiungo più di tanto su tale versante.
Per Ciccosan semplicemente annoto: se è assolutamente vero che non 'fa' poesia nettere in rima sagnitélle con scrippélle (un mero gioco verbale presente soprattutto nei componimenti letterari in vernacolo), altrettanto, mi sia permesso di annotare: sentir dire e ripetere che "sta calando (!) il buio" (o la notte) proprio non capisco come possa emozionare. Certo, entrambi banalizziamo.
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Sorridiamo-ci! (accetto l'invito della signorina).
Maria, invece, sorprendentemente (considerata la sua scrittura di commento, solitamente alla mano), ha tirato fuori un piccolo ma vero brano poetico in "Lo sentivo a buio inoltrato, sulla strada del ritorno (...)". Messo in versi (la nota maniera letteraria per scandire al meglio parole e respiro, e così partecipare ad altri il proprio vissuto) diverrebbe un vero frammento antologico.
Non posso che dare ragione a giusfra. Non voglio entrare nel merito del valore estetico dello scritto, ma in generale è importante che la comunicazione scritta segua delle regole. Per una ragione pratica, non per un' esigenza pedantesca. Le regole nello scritto favoriscono la intelligibilità dello stesso e fa bene giusfra quando prende come esempio la musica. Un pezzo musicale senza la corretta scansione ritmica sarebbe ineseguibile. Stessa cosa vale per lo scrivere. La forma non è soltanto un vuoto involucro, ma permette di esprimere al meglio quello che si vuole trasmettere.
Detto questo non posso esprimere che apprezzamento verso l'autrice per la sua sensibilità e proprio perché quest'ultima possa meglio esprimersi, invitarla a leggere il mio commento non in senso distruttivo, ma costruttivo.
Caro Giusfra, forse, quel "sorprendentemente" è dovuto al fatto che non ti sei mai fermato più di tanto a leggermi, non hai mai cercato di leggere cosa scrivessi, anche altrove, ad esempio sul mio blog (compreso quello che, da un po', ho tolto dal mio profilo).
Forse, perchè quei miei commenti alla mano, erano dovuti al fatto del voler lasciare comunque il mio pensiero, ma ahimè, non è che passo il tempo al PC a laccarmi e limarmi le unghia, quindi, scrivevo e inviavo, a differenza di quando volevo lasciare il segno, ma, inevitabilmente il segno (attraverso i commenti e qualche post altrove) me lo avete lasciato, a turno, voi "lettori e commentatori" con critiche feroci e qualche volta offese varie tra la mia punteggiatura ed il mio, quando presa da forti emozioni, scrivere attraverso flussi di coscienza e senza rimetterli in sesto, inviati... e tra un vai a ca... ricevuto da qualche parte ed altri inviti similari ma decisamente più educati; tra l'esser bannata per off topic (anche questo commento, ora, è considerabile in off topic, poichè parlo di me)da qualche parte e l'esser ignorata da altre, ho perso la voglia di scrivere...
Ora, mi diletto a parlare di emozioni esclusivamente col gatto.
Per tanto, puoi, potevi tranquillamente tenere il "tuo stupore" esclusivamente per te e non tirarlo fuori qui, a mettermi come uno speudo paragone: cosa che non accetterò mai per principio, indipendentemente se mi attacco o non attacco a patti.
Distinti saluti.
fantastico, approvo!
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