domenica 17 giugno 2012

Oggi festa di quartiere in onore di Sant’Onofrio.


Oggi festa di quartiere in onore di Sant’Onofrio.
Dopo l’apertura della festa nella giornata di ieri, con la S. Messa celebrata da Don Gianfranco Travaglini, e serata danzante con i “Solmusic”, si prosegue oggi con la gara al Palo della cuccagna, dalle ore 16,30 ed a seguire l’apertura degli stand della Sagra della porchetta e quella delle Cozze alla marinara. Alle ore 19,30 S. Messa celebrata da Don Massimo D’Angelo, con la partecipazione della Confraternita della Sacra Spina e del Gonfalone, mentre dalle 21 si ballerà in piazza con l’Orchestra “Il Tarlo e la Noce”.


La vita dell’eremita Onofrio ci è giunto sotto forma di racconto da parte di un certo Pafnuzio (nome di origina copta che significa “Dio mio”).
Pafnuzio era un monaco che visse in Egitto nel V secolo e, desideroso di incontrare gli anacoreti del deserto, per conoscere la loro vita e le loro esperienze, lasciò il suo monastero e con poco cibo si incamminò verso il deserto.
Dopo due tappe fatte in ventuno giorno, ormai sfinito dalla fatica e senza più cibo, si accasciò a terra e proprio in quel momento vide apparire davanti a se una figura umana dall’aspetto terribile, con i capelli e la barba lunghissimi che gli arrivavano a terra, e solo qualche foglia per coprire le nudità.
Spaventato da quella strana figura, Pafnuzio cominciò a correre verso una piccola colina, ma l’uomo lo chiamò chiedendo di non avere timore e di tornare indietro. Pafnuzio allora capì di aver trovato quello che cercava e avvicinatosi all’uomo cominciò a fargli domande.
L’eremita disse di chiamarsi Onofrio e viveva nel deserto da 70 anni (alcune tradizioni dicono 60). In tutto questo arco di tempo non aveva mai incontrato nessuno, si nutriva delle poche erbe che trovava e si riposava all’interno delle caverne, sulle coline o nelle vallate. Prima di andare nel deserto Onofrio aveva vissuto in un monastero della Tebaide a Ermopolis, insieme ad un centinaio di monaci. Lì ricevette le prime erudizioni spirituali, ma poi decise di recarsi nel desiderio per affrontare la vita solitaria sull’esempio di S. Giovanni Battista e del profeta Elia.
Partito con pochi viveri, Onofrio percorse circa 6 o 7 miglia fino a giungere in una caverna dove incontrò un altro eremita, a cui chiese di iniziarlo alla quella vita così particolare.
Onofrio proseguì il racconto a Pafnuzio raccontando di come si adattava le stagioni, come resisteva alle intemperie e di come si procurava il cibo. Per quanto riguarda il nutrimento spirituale, alla domanda di Pafnuzio che gli chiedeva come riuscisse a comunicarsi, l’eremita rispose che ogni settimana, la domenica, un angelo gli portava il Sangue ed il Corpo di Cristo.
Dopo questa lunga conversazione, Onofrio condusse Pafnuzio a Caliodiomea, dove quest’ultimo fu testimone del miracolo del pane e dell’acqua portati in modo soprannaturale. Il giorno successivo Onofrio disse a Pafnuzio: Dio ti ha inviato qui perché tu dia al mio corpo conveniente sepoltura, poiché sono giunto alla fine della mia vita terrena”.
Dopo averlo benedetto si inginocchiò in preghiera e morì. Pafnuzio tagliò a metà la sua tunica per farne un sudario e depose il corpo in un anfratto della roccia. Prima che egli partisse una frana ridusse in rovina la caverna e abbatté tutti i palmizi nei dintorni, segno della volontà divina che egli non doveva rimanere in quel luogo. Pafnuzio ripartì per l’Egitto e raccontò alla comunità ciò che aveva visto ed udito.
La produzione iconografica relativa a S. Onofrio non è molto vasta, pochi cicli di affreschi, realizzati tra il XII ed il XV secolo si trovano nella chiesa di S. Pellegrino a Bominaco, vicino L’Aquila, nella chiesa della Misericordia a Teramo, in S. Caterina a Galatina, al Sacro Speco di Subiaco e nel chiostro della Chiesa di S. Onofrio al Gianicolo a Roma.
Anche nella chiesa vastese, sulla parete di fondo del terzo altare a sinistra è presente un ciclo di affreschi riportato alla luce con una buona opera di restauro nella prima metà degli anni ottanta.
Di autore ignoto, forse uno stesso frate dimorante nel convento, dovrebbe far risalire il ciclo nella seconda metà del diciassettesimo secolo, in quanto, parte delle pitture sono stati parzialmente occultati dall’apposizione dell’altare privilegiatum risalente alla fine del Seicento.
Il ciclo è composto da sedici riquadri delimitati nella parte esterna da una fascia grigio azzurra, accompagnate da didascalie formate da lettere a stampatello, rosse e nere, su fondo bianco.
Il tema del ciclo pittorico dovrebbe riguardare episodi della vita di S. Onofrio e vita del Convento.

Lino Spadaccini




Nessun commento: