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Lo stato attuale di estremo
degrado del Palazzo della Curia (già Collegio Istonio), la sua interminabile
vicenda giudiziaria e da ultimo il
“trasferimento di proprietà” definitivo alla Curia di Chieti deciso dalla Giunta
Pietrocola nel 2005, meritano qualche commento.
Il Municipio della città di
Vasto, dopo l’istituzione della “Diocesi di Vasto” nel 1853, e precisamente
quattro anni dopo, nel 1857, senza aspettare l’arrivo del primo Vescovo nella
nuova Diocesi, donò imprudentemente
l’intero edificio di sua proprietà
annesso alla chiesa del Carmine alla “mensa arcivescovile” di
Chieti (sede arcivescovile, appunto, mentre Vasto era sede di diocesi
suffraganea). L’intenzione degli amministratori del tempo era comunque chiara:
quella sede doveva ospitare gli uffici della Curia e la residenza vescovile,
nonché il Seminario Diocesano di Vasto.
Le vicende successive
s’incaricheranno di smentire quelle buone intenzioni.
Infatti Vasto non ebbe mai un proprio Vescovo, ma continuò ad essere
“amministrata” dall’arcivescovo di Chieti (per la verità il 24 agosto del 1982
l’arcivescovo mons. Vincenzo Fagiolo riuscì a ricostituire la Diocesi di Vasto
e ne divenne il primo Vescovo, ma nel luglio del 1984 lasciò l’arcidiocesi per
un importante incarico di curia e a Vasto non arrivò più alcun vescovo….).
Dal 1919 al 1929 fu arcivescovo
di Chieti e Amministratore della Diocesi di Vasto Mons. Nicola Monterisi che
volle attenersi più agli atti notarili che alle “intenzioni” degli
amministratori, inoltre ebbe più di
qualche scontro con la municipalità vastese, soprattutto dopo la scomunica che
inflisse al Priore di S. Maria Maggiore per aver autorizzato la processione di
S. Michele contro il divieto dell’Arcivescovo che invece aveva riconosciuto il
cosiddetto “Ius processionandi” alla chiesa del Carmine. I dissapori finirono poi
in tribunale e diedero luogo ad un lungo processo.
Questa situazione creò negli anni
non poche discussioni tra l’Arcivescovo
di Chieti e gli Amministratori di Vasto. Essi ormai non erano più disposti a
concedere quello storico immobile alla
curia di Chieti visto che il Vaticano si rifiutava di dare seguito alla “Bolla”
del 1853 non nominando un Vescovo per la
Diocesi di Vasto. La vecchia diatriba legale sembrò aver termine nel 1937 quando
con atto notarile il Comune di Vasto concesse di nuovo l’intero Palazzo della
Curia annesso alla Chiesa del Carmine all’Arcivescovo di Chieti però a
condizione che fosse destinato “all’educazione dei giovani, agli uffici della
Curia e alla residenza vastese dell’Arcivescovo di Chieti-Vasto”.
Condizioni che furono rispettate
per oltre un ventennio. Infatti in quel palazzo fu ubicato il “Collegio
Istonio”, retto dai “Fratelli di S. Gabriele” o “Gabrielini”, con un corso Parificato
di Scuola Media e di Liceo Classico con annessa residenza di convittori e semiconvittori (il Liceo
Classico Statale sorgerà negli anni cinquanta, mentre un Ginnasio privato era sorto a Vasto nel
1867 ad opera di don Giustino Muzi che ne fu il primo rettore, ma ebbe vita
molto breve); inoltre vi furono aperti gli uffici della Curia di Vasto ed un modesto appartamento per
l’Arcivescovo.
Ma quelle condizioni non potevano
più essere rispettate dopo il
trasferimento dell’Istituto dei “Gabrielini” nella nuova sede di viale “G.D’Annunzio”
negli anni settanta e soprattutto dopo la soppressione della Diocesi di Vasto
nel decennio successivo. Perciò si è arrivati nel 2005 alla definitiva
transazione voluta dalla Giunta Pietrocola con il riconoscimento della
proprietà dell’intero immobile, già sede della Curia della Diocesi di Vasto,
all’Arcidiocesi di Chieti-Vasto per la realizzazione di una Residenza per il
Clero, in cambio venne riconosciuta la concessione al Comune di Vasto, in
comodato d’uso gratuito per 70 anni, dell’intero storico palazzo di
“Genova-Rulli” di via Anelli.Purtroppo, è storia di oggi, il “palazzone” di via Vescovato è in completo
abbandono ed ancor peggio sta l’intero Palazzo “Genova-Rulli. Ma questo è un
altro discorso….
Nicolangelo D'Adamo
2 commenti:
Caro Professor D'Adamo non le nascondo che questo e' un articolo molto bello,ma importante dal punto di vista storico perche'traccia un profilo dei vari passagi che si sono susseguiti in oltre cento anni .Una domanda ...ma perche' il Vescovo non autorizzo' la processione di S.Michele? Mi piacerebbe sapere cosa ha provocato una tale decisione.Il Priore chi era? Perche' non ha eseguito l'ordine?Con il processo che cosa decisero? Grazie in ogni caso.
Caro Davide, nel 1919 fu ripristinata la parrocchia di Santa Maria Magg. (nel 1921 la parrocchia di S.Pietro)perciò secondo la Congrega del SS.Sacramento di S.Maria la processione di S.Michele doveva uscire dalla parrocchia visto che la Chiesa di S.Michele apparteneva a S. Maria, mentre la chiesa del Carmine apparteneva e appartiene alla parrocchia di S.Giuseppe. Il vescovo non era di questo parere, visto che il diritto di fare quella processione (nel diritto canonico si chiama "ius processionandi")era stato riconosciuto alla chiesa del Carmine, e allora il priore (di cui ignoro il nome) autorizzò ugualmente la processione e si beccò la scomunica. Il processo di cui parlo si riferisce più che alle vicende della processione, alle spese relative alle tasse statali (una specie di ICI) da pagare per gli immobili della curia: l'arcivescovo non voleva caricare l'intero importo sul bilancio della curia visto che era controversa la proprietà del palazzo attiguo alla chiesa del Carmine.
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