domenica 11 marzo 2012

ESPEDITO FERRARA: Speciale VENTENNALE DELLA MORTE (PUNTATA 1/10)

Espedito Ferrara fotografato nel 1961 sul balcone della "sua" biblioteca Rossetti,
di cui fu Direttore fino alla pensione. 

ESPEDITO FERRARA 
grande interprete 
della "vastesità"

DI LINO SPADACCINI
Vent’anni fa, l’11 marzo 1992, ci lasciava Espedito Ferrara, uno dei più grandi cultori di storia vastese del ‘900
Nicola D’Adamo, attraverso le pagine del periodico Vasto Notizie ne annunciava la morte con questo titolo “È morto Espedito Ferrara. Scompare un pezzo di storia”: in poche parole riassumeva tutto quello che il giornalista, commediografo e poeta vastese ha rappresentato per la nostra città.
La notizia della scomparsa
sul nostro VastoNotizie 
A buon ragione, nello stesso giornale, il decano dei giornalisti vastesi Giuseppe Catania, definiva Espedito Ferrara “uno dei pionieri del giornalismo e della cultura vastese degli anni a cavallo dell’ultimo conflitto mondiale”, ed ancora, “Vera tempra di scrittore forbito di acuto ingegno, conoscitore profondo del vernacolo abruzzese e del caratteristico, tipico dialetto vastese, svolse un’arguta e meticolosa ricerca di motti e proverbi della parlatura paesana”.
Continuatore dell’esperienza teatrale dialettale di Luigi Anelli, Espedito Ferrara rappresenta
l’ultimo autore significativo di questo genere: “Ssa fa’ Dde” (1931), “Giacobbe, Raffajèle e Sprecaciànnere” (1931), “Aria di città” (1932), “Terre nostre” (1943) la commedia musicale inedita “Sta Madùnnelle” (1942) e soprattutto l’operetta “Core mè” (1932), musicata dal maestro Aniello Polsi, rappresentano dei piccoli grandi capolavori che ancora oggi vengono riproposti all’attenzione del pubblico.
1988: Ferrara  premiato alla recita del suo "Core mè"
dall'allora sindaco Prospero e assessore alla P.I. Fiore.
«Quando si nomina Espedito Ferrara – ricorda il poeta Fernando D’Annunzioin me si riaccende e si rafforza ciò che provavo, provo e proverò sempre nei suoi confronti: profonda stima, sincera ammirazione e qualche gradito ricordo. Da ragazzo lo conoscevo di vista, forse per averlo incontrato qualche volta in biblioteca, poi cominciai a conoscerlo per fama e per simpatia; per alcuni anni ho frequentato come apprendista, durante le vacanze scolastiche, lo studio fotografico dei Fratelli Di Marco in corso Dante, Espedito Ferrara veniva ogni tanto e si fermava ed io restavo ammirato dalle sue espressioni, dalle sue battute, dai suoi argomenti e dai toni quasi sempre scherzosi. Un incontro che amo ricordare risale credo a fine anni '80 quando, avendo cominciato a dilettarmi nella composizione di poesie dialettali, avevo partecipato ad un concorso in ambito abruzzese e mi ero classificato tra i primi; lui forse era presente alla manifestazione di premiazione o forse mi aveva letto nell'antologia pubblicata, comunque un giorno mi avvicinò e mi sorprese con un “bravo!... m’à piaciùte la puhusì che ssi scritte... però a scrive lu dialètte nin’è facile, ma ggià vì bunarèlle”...   Vi confesso – conclude il poeta vastese – che ancora oggi, in occasione di qualche dubbio sulla maniera di scrivere il dialetto, vado a consultare le opere di Luigi Anelli e di Espedito Ferrara che ritengo siano i più validi riferimenti del nostro dialetto».
Core Mè, 1932
Espedito Ferrara è stato un esempio e grande maestro per generazioni di vastesi che si sono avvicinati al teatro dialettale, come testimonia Gianluigi Delli Quadri, brillante autore di commedie di successo: «Devo sicuramente a lui l'amore per il teatro dialettale. L'aver recitato nei primi anni 80 nella commedia “Giacobbe Raffajèle e Sprecaciànnere” a livello scolastico, di certo ha influito in me come un ideale Maestro nelle commedie che ho scritto, gettando le basi, che mi hanno portato a fondare la compagnia teatrale “La Cungarelle”. Ricordo la serata al Globo, lui era in prima fila, strapieno di gente seduta perfino sulle scalinate, sotto la guida della signora Del Borrello fu un grande successo! Ricordo mio fratello, mi disse che alla poltrona di sotto c'era un signore allungato quasi per terra per il ridere, che diceva - Mi fà male li ganghe pi ‘rrède! A fine rappresentazione Espedito venne nei camerini a congratularsi e mi disse personalmente che era stata la rappresentazione più fresca e dinamica vista da lui ...ricordo ancora il suo sorriso».
E. Ferrara,  seduto al centro, con una compagnia teatrale
Dopo aver collaborato come corrispondente per importanti testate giornalistiche nazionali, quali Il Tempo, Il Messaggero, Il Popolo e Il Giornale d’Italia, nel 1947 assume la direzione del periodico  Histonium, riprendendo l’esperienza de Il Vastese d’oltre Oceano di Luigi Anelli, realizzando un giornale d’informazione locale per il popolo vastese e per i tanti emigranti sparsi per il mondo. Come ricordava Giuseppe Catania, l’Histonium era “palestra di confronto aperto e leale, di tanti avvenimenti che hanno tracciato un solco profondo negli annali civili”: un giornale ricco di cronaca locale (basta ricordare le memorabili pagine sulla la sciagura aerea del 1951 e sulla frana del 1956), di spunti e riflessioni sulla vita cittadina, vicende politiche, con particolare evidenza all’attività di Giuseppe Spataro, ed ancora poesie dialettali e in lingua, le “effemeridi” con simpatiche storielle di vita paesana e tanto altro ancora.
Al centro Polsi e Ferrara con la compagnia Il Sabato del Villaggio
Per tanti anni Espedito Ferrara è stato direttore del Museo Civico e della Biblioteca “G.Rossetti”. Nell’immediato dopoguerra, dal 1946 fino al 1955, ottiene l’incarico in via provvisoria per il riordino del Museo, ma nonostante le richieste effettuate, non percepisce alcun compenso. Nel marzo del 1955 viene assunto in via provvisoria e dopo due anni gli viene regolarizzata la posizione di Direttore di Biblioteca. Espedito Ferrara, sempre  affabile e disponibile con tutti, compie il proprio dovere con passione e dedizione nel riordino e catalogazione del ricco patrimonio, fino al raggiungimento della pensione nel marzo del 1973, anche se rimarrà in carica, con apposita delibera, per altri due anni, in attesa dell’espletamento di un concorso che non verrà mai fatto. In realtà l’Amministrazione Comunale non ha mai riconosciuto ufficialmente a Espedito Ferrara la carica di direttore del Museo Civico e, come confermano varie testimonianze, di questo ne rimase molto dispiaciuto, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista prettamente economico, in quanto la pensione ne risentì pesantemente.
Nel 2002 i figli di Espedito Ferrara hanno pubblicato un CD dal titolo Il nostro calendario, contenente detti, proverbi, versi e aneddoti dialettali raccolti o composti tra il 1981 ed il 1986. Inoltre, da qualche anno è stato creato un sito web con il nobile scopo di mettere in rete, a disposizione della collettività, tutte le opere di Espedito Ferrara: dopo Il nostro calendario, Ssa fa’ Dde, Aria di città e Terra nostra, a breve verrà messa in rete un’altra commedia molto divertente dal titolo “Giacobbe, Raffajèle e Sprecaciànnere”.
Espedito Ferrara è stato un grande uomo, stimato e amato e, ancora oggi, a vent’anni dalla morte, viene ricordato da tutti con grande affetto. Questa significativa ricorrenza potrebbe essere l’occasione per rendergli il giusto tributo attraverso l’intitolazione di una strada, che ne tramanderà ai posteri il nome e la memoria. È il minimo che si possa fare ed Espedito Ferrara questo lo merita.

Lino Spadaccini


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