Scena di Core Mè del 1932 al Teatro Rossetti |
di Lino Spadaccini
Era il 16 ottobre 1932: per la prima volta andava in scena la commedia musicale in dialetto abruzzese Core mé, scritta da Espedito Ferrara e musicata dal M° Aniello Polsi.
Clamoroso il successo di pubblico e di critica, con l’intreccio amoroso di
Rusenelle (nella prima rappresentazione del 1932 interpretata da Lucia Scotti), Minghe (Raimondo Sanframonti) e Fiurine (Michele Galante), che ha entusiasmato ed emozionato gli spettatori presenti non solo nel Teatro Rossetti di Vasto, ma anche in altri illustri teatri abruzzesi, come il Fenaroli di Lanciano e il Marruccino di Chieti, soprattutto nell’edizione successiva degli anni ’40, riproposta per interessamento del preside Italo Testa. Tutto questo grazie ad una trama semplice, coinvolgente e piena di liricità, creata dalla penna dell’appena ventiquattrenne Espedito Ferrara, esaltata dalle melodie fresche ed eleganti composte da Aniello Polsi.
“La commedia, felicemente innestata alle forme classiche della nostra operetta”, si leggeva in una nota dell’O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoristi) nei giorni precedenti la rappresentazione del 1932, “costituisce il primo tentativo, il primo esperimento di produrre scenicamente il folklore abruzzese in veste lirica e idilliaca secondo una concezione organica e artistica, in cui versi, prosa e musica riflettano quasi specchio fedele l’anima della gente nostra tutta pervasa di tenerezza e di fascino senza incorrere perciò in deprecate arcadicherie o in banalità operettistiche. L’amore, sbocciato come uno sgargiante rosolaccio fra il grano, viene trattato dal Rag. Ferrara con una idealità finissima, squisitamente delicata, frammista ad un senso di ineluttabile superstizione e animato dal soffio religioso, che formano la parte maggiormente poetica e tipicamente folkloristica del lavoro”.
Locandina di Core Mé del 1932 |
Core Mè 1932, una curiosità: il bambino seduto è Gaetano Ciancio, noto cantante popolare,tuttora presente sulla scena vastese |
Core mè è indubbiamente il lavoro più noto di Espedito Ferrara, un’opera sincera perché nasce dal basso, dalla voce schietta e autentica del popolo attraverso i sentimenti, l’amore, i costumi, la nostalgia e la parlata tipica della nostra terra.
Tutto è pronto per la partenza di Minghe e sembra che l’incontro con Rusenelle non debba esserci ma la lampada della Provvidenza si riaccende e finalmente Rusenelle può dichiarare il suo amore. Quando Minghe chiede alla sua amata di sposarlo, lei risponde “Scine, core mè”.
CORO HISTONIUM 1988: RAPPRESENTAZIONE E DISCO. Nel 1988, a più di quaranta anni dall’ultima rappresentazione, il Coro Polifonico Histonium, in occasione del 15° della fondazione, con un progetto ambizioso, ha messo in scena una nuova edizione di Core mè, con quattordici rappresentazioni proposte in diverse città, riscuotendo ovunque consensi unanimi di critica e pubblico. Presente alla serata inaugurale presso il Teatro Rossetti, anche un commosso Espedito Ferrara.
“Lo incontrai molto spesso”, ricorda Fernando D’Annunzio, che nella commedia impersonava Zi’ Cole, “quando con il Coro Polifonico Histonium preparavamo l’operetta Core mè, lui, nonostante già un po' avanti negli anni, volle assolutamente essere presente a quasi tutte le prove e non mancava di richiamarci e di suggerirci ciò che doveva essere migliorato, ricordo che si oppose fermamente alla proposta di effettuare qualche taglio per accorciare la durata dello spettacolo, ricordo anche che restò molto contento e soddisfatto quando la sua operetta musicata dal M° Polsi andò in scena e fu tante volte replicata e portata fuori Vasto e perfino fuori dall'Italia”.
1988, Teatro Rossetti : Ferrara ( a destra) con la famiglia alla rappresentazione della commedia Core Mé messa in scena dal Coro Polifonico Histonium |
Sotto la regia attenta e puntuale di Antonio Piccirilli, Giuseppe Di Paolo ha vestito gli abiti di Minghe, Valeria De Fanis quelli di Rusenelle, Pino Cavuoti quelli di Fiurine, mentre Antonio D’annunzio ha impersonato Totò; gli altri interpreti principali Grazia Malatesta (Stellucce), Roberto Del Borrello (Pizzepàpere), Daniela D’Amore (Mirelle), Fernando D’Annunzio (Zi Cole) e Mirella D’Aurizio (Zija Sande). L’orchestra ed il coro sono stati abilmente diretti da Lucio Nardone; gli abiti, disegnati da Laura Santoro, sono stati realizzati da Giuliana Tosone, mentre le scene sono state curate da Italo Iammarino.
Il frutto dell’intenso lavoro è stato raccolto con l’incisione in vinile delle più belle melodie tratte dalla commedia musicale.
Tredici le tracce presenti e tra queste non poteva mancare l’indimenticabile coro delle filatrici con la famosa
E ffil’e ffil’e ffile:
Tredici le tracce presenti e tra queste non poteva mancare l’indimenticabile coro delle filatrici con la famosa
E ffil’e ffil’e ffile:
La giuvunètte
E ffil’e, ffil’e ffile
File la ggiuvunètte…
N’te fuse, n’te vertécchie
L’amore, ma che ffà?
Annaspe, vodd’e ggire
E ‘drecce e ‘ndricciarelle
Matasse e jummarelle
N’ze po’ cchiù scatenà.
Oilì oilà
Ca nghe le chiave ‘n cénde…
Martine po’ sta déndre:
è ccose che sse sa…
E ffil’e ffil’e ffile
File la donna bbelle
L’amore è ficcarelle
De nase e ssa che d’ha!...
Molto bella e intensa anche l’aria che da il titolo alla commedia Core mé:
Ere nu fiore bèlle e pprofumate
Na rosa roscia gné nu foche
Cresciute nghe lu piande a ppoch’a ppoche
Lu piande de chest’occhie ‘nnammurate…
Te vujje tande bbene,
core mé…
e nen mme da cchù ppene,
core mè…
striìgnite m’bracc-i-a mmè gné na catene
ma dìmme tu: te vujje tande bbene,
core mè…
Mò lu cciardine nen tè cchiù bbellèzze
N’tè cchiù pprufume senza chelu fiore…
Ccuscì se strujje l’alme de delore,
5 commenti:
Bellissimo articolo e bellissima documentazione fotografica. Sarebbe bello rimettere in scena questa operetta e far rivivere in scena quel mondo che ormai è tramontato.
Ammà le vù déice...
Caro Alessandro, lo potremmo rifare sicuramente soprattutto se potessimo riavere il nostro Teatro Rossetti, ma evidentemente questa nostra amministrazione non lo intende come luogo dove si può fare eventualmente anche della buona musica.....!!!
Capésce'ammà!!!
Perché l'amministrazione non dovrebbe permettere una rappresentazione di questo genere al Rossetti?
hanno messo la scusa che le compagnie teatrali non possono andare a recitare in quella "bomboniera"; potrebbero rovinarla e sminuirla, in quanto non trattasi di personaggi "celebri"...., come quelli che porta da qualche tempo il famoso maestro Bellafronte....con i suoi concerti!!!
Tanto di cappello ai famosi... ma una cosa è evidente: si sono appropriati di un bene che và si tutelato, ma messo a disposizione di tutti, non solo a coloro a cui piace la musica jazz!!!
saluti!!
Certo è più facile, e utile per qualcuno, pagare oltre 40.000,00 euro per un presunto festival del cinema, dove vengono proiettati vecchi DVD impolverati, facendo intervenire, con interessantissime (???) interviste star al tramonto o aspiranti “divi” che devono ancora guadagnare questo titolo.
Finanziare tanti libri sulla storia di Vasto che nessuno leggerà e che andranno ad impolverarsi in qualche scantinato.
Mentre una commedia come Core me, a cui molti cittadini sono legati con orgoglio, come me, è dimenticata.
Non è un peccato ma qualcosa di più. Chi è stato spettatore della riedizione del 1988, tornai a Vasto solo per quell’occasione, si domanda perché non riproponiamo con orgoglio questo un pezzo di vastesità?
Non fa più parte della nostra tradizione e ci emoziona questa commedia che il Toson d’Oro, una sfilata di figuranti per la maggioranza “furastire”?
“Ma nisciune se ne importa” neppure il miglior sindaco d’Abruzzo.
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