Il nostro Calendario di Espedito Ferrara
Detti popolari, proverbi, aneddoti del giorno, recitati anche in dialetto, disponibili on line
di LINO SPADACCINI
Sin dai tempi della redazione dell’Histonium maturò in Espedito Ferrara
l’idea di realizzare un calendario, in un certo senso un “lunario”, che
scandisse le giornate dei vastesi attraverso detti popolari, proverbi, aneddoti
e semplici ricordi.
Solo in tarda età, tra il 1981 ed il 1986, il poeta e
giornalista vastese decise di riprendere mano al materiale, in parte già
pubblicato sulle pagine sul suo giornale, per arricchirlo e completarlo. A
lavoro ultimato, consegnò il dattiloscritto, per la lettura, all’amico Tonino
Pollutri, il quale l’ha conservato e l’ha riproposto per la pubblicazione,
consegnando il testo a Fernando D’Annunzio.Fernando D'Annunzio e Mauro Ferrara (figlio di Espedito) alla presentazione de "Il nostro Calendario" |
Si trattava poco più di una bozza, con diverse
cancellature, correzioni a penna effettuate dall’autore. “Chi mi ha fatto questo regalo”, ricorda Fernando D’Annunzio,
conosciuto e apprezzato poeta vastese, “è
Mario Pollutri, fratello di Tonino e mio cugino acquisito. Ricordo che mi
disse: – Fernà’, i’ li sacce che a
tte chišti cose ti piace; picchè ni’ ji dì’ ‘na sištimàte e nu ccon’ a la vodde
l’ariscrive?- Il lavoro non era
dei più semplici, ma siccome, effettivamente, queste cose sono la mia passione,
non mi sono fatto ripetere l’invito, precisando che non potevo dedicare alla
cosa molto tempo, ma che un po’ alla volta, dedicandoci qualche ritaglio di
tempo, tra gli impegni di lavoro ed altri impegni vari, che non mancano mai,
avrei portato a termine il lavoro e che lo avrei fatto volentieri e nel
migliore dei modi”.
Grazie ad un sapiente lavoro di trascrizione effettuato dal poeta vastese,
senza non poche difficoltà, si è giunti alla stesura definitiva del testo. Ma
piuttosto che un semplice libro stampato, Mauro Ferrara, uno dei figli di
Espedito, ha avuto la felice intuizione di realizzare un’opera multimediale, di
facile utilizzo anche per le nuove generazioni, arricchita con immagini d’epoca
messe a disposizione da Beniamino Fiore, con la possibilità non solo di leggere
i testi, ma anche di ascoltarli attraverso l’inconfondibile voce di Carmela
Camperchioli, Gino Pierabella e Fernando D’Annunzio. “Perché un cd-rom invece di un libro?”, a spiegare la motivazione di
questa scelta è lo stesso Mauro Ferrara, “Perché
il testo è di facile conservazione e riproduzione: i suoni del dialetto, invece, cambiano e sono prossimi a sparire
completamente. C’è urgenza di fissarli, in qualche modo, e di conservarli.
Molto più dei testi. Per i testi dialettali, inoltre, esperienze
precedenti hanno mostrato un interessamento maggiore dei giovani a questo
formato rispetto al libro”.
Ecche Jennäre: mo’ se fa ‘vande,
la ‘rroste a lu foche e lu trùffele accande:
Sét’ammetäte, cafune e ssegnure,
canda ne séte de déndre e dde fure.
la ‘rroste a lu foche e lu trùffele accande:
Sét’ammetäte, cafune e ssegnure,
canda ne séte de déndre e dde fure.
Questo è solo un esempio di quanto si può trovare
all’interno de “Il nostro calendario”.
Ogni giorno viene ricordata la memoria del santo o dei santi, seguendo
soprattutto la tradizione vastese, come ad esempio nel mese di maggio:
1 S.Liberata, Festa del lavoro: S. Giuseppe. “Compagnia per Bari
oppure
22 S.Giulia; S.Rita: Benedizione delle rose, nella Cattedrale e
all’Addolorata
Seguono molti proverbi e detti del mese:
Mâje: fèsta fèste me ne vâje.
La pegnète de lu Prime de Mâje: con 9 legumi: fave, fagioli, lenticchie,
ceci, cicerchia, piselli, granturco, grano e farro. Di rito tradizionale.
Se ppiéuve a lu Légne de la Cràuce se fràcete la nàuce.
Maje Ggìnie Lìje Ahoste, mojja mé nen te canosce.
Lu técchie de Maje: chi rite e cchi piâgne.
Maje nghe lu huende lu quafone jé ccundènde.
Frequenti sono anche le filastrocche, come ad esempio
per San Pasquale, de la ‘Tasse (di
Atessa) che si festeggia il 17 maggio, protettore degli ubriaconi, ma come
precisa Espedito Ferrara, “San Pasquale è
altresì il santo delle ragazze da maritare e delle vedovelle in cerca di un
nuovo compagno della vita”. E questa è la preghiera rivolta al santo per
invocare la mediazione:
San Pasquale Bajelonne,
prututtore de le donne,
me truvàte nu muarite
bbianghe rosce e cculurìte?
Cone vvùjje, tale e qquale,
o gluriose San Basquale
Un’ultima filastrocca, per chiudere, dedicata alle
lucciole, che nel mese di maggio cominciano “a sciamare per i prati e per i campi”, e i ragazzi cantano:
Lùcene ‘ cappelle
Pe mmar’e ppe ttèrre
Pe tutte le casarèlle…
Lùcena calla calle
Sètte carrozze e ssètte cavalle;
sette cavalle de lu Rre.
Lùcena lùcen’apprèss’a mmé,
lùcena lùcen’apprèss’a mmé.
Da
qualche mese il Consorzio RES ha messo in rete “Il nostro calendario”, portando avanti un discorso di divulgazione
alla portata di tutti della notevole produzione non solo di commedie, ma anche
poetica e letteraria in lingua e dialettale, del grande
Espedito Ferrara.
Lino Spadaccini
due pagine degli originali |
Nessun commento:
Posta un commento