domenica 1 gennaio 2012

VINCENZO APOLLONIO, IL "TECCHIO" DAL LIBRO SU CARPINETO


Il  tecchio, il  fratello  fuoco  

Laudato si' , mi Signore, per frate focu,
per lo quale enallumini la nocte
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte

Sono gli struggenti versi che San Francesco di Assisi nell'immortale Cantico delle Creature dedica a quell'elemento primordiale che è il fuoco. Evocativi per molti del focolare domestico, risvegliano nei più anziani la nostalgia di un ricordo antico: l'immagine della famiglia patriarcale riunita intorno al caminetto la sera della Vigilia di Natale, in attesa che la campana annunci la Messa Solenne della mezzanotte. Nel camino arde il tecchio, il ciocco che era stato conservato sin dal  momento della provvista della legna per l'inverno; dovrà esso restare acceso tutta la notte fino allo spuntar del giorno per poter  scaldare il Bambino Gesù, nato in una grotta al freddo, al gelo.
Dell' antica usanza scrive Ignazio Silone nel  racconto “Il Ciocco” e la tradizione voleva che si lasciassero esposte sul tavolo le provviste natalizie lasciando aperta la porta di casa: nella Notte Santa il Bambinello poteva trovarsi con Giuseppe e Maria in giro per il mondo, in fuga. Bisognava fare in modo che, se la Sacra Famiglia avesse avuto bisogno di sostare, potesse entrare in qualsiasi casa e riscaldarsi.
Il significato simbolico e la stessa sacralità del ceppo sono confermate da una vecchia consuetudine in alcuni paesi del Medio ed Alto Vastese, ad esempio Tufillo e  Roccaspinalveti. Quando un giovane innamorato voleva dichiarare i propri sentimenti ad una ragazza e chiederne la mano deponeva di sera davanti alla porta della sua casa un tecchio; se la risposta era positiva, il legno veniva ritirato dalla famiglia di lei e la mattina dopo il pretendente poteva recarsi dai suoi genitori per confermare le proprie serie intenzioni.
VINCENZO APOLLONIO
 (DAL LIBRO UN BORGO ANTICO IN ABRUZZO CITRA)


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