1940, GIUSEPPE SCALARINI, VIGNETTISTA DELL'AVANTI, SULLA NOSTRA SPIAGGIA DURANTE LA PERMANENZA NEL "CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI ISTONIO MARINA" foto tratta da http://www.scalarini.it/biografia.php |
Carissimo Nicola,
Dopo aver formulato i più sinceri auguri per gli organizzatori della ragguardevole mostra su Scalarini, sarà utile riproporre questo stralcio dall'articolo intitolato “Noterelle di cultura vastese” a mia firma, apparso su IL NUOVO del dicembre 2004, pag. 23.
In risposta all' omaggio di un suo libretto, fattomi dal preclaro Gigi Murolo, aggiungevo, tra l'altro: «...Poichè l'omaggio ha coinciso con la scomparsa dell'amico Giorgio Pillon, non riteniamo fuori luogo una precisazione che rende onore al giornalista critico e scrittore di Montagnana.
In risposta all' omaggio di un suo libretto, fattomi dal preclaro Gigi Murolo, aggiungevo, tra l'altro: «...Poichè l'omaggio ha coinciso con la scomparsa dell'amico Giorgio Pillon, non riteniamo fuori luogo una precisazione che rende onore al giornalista critico e scrittore di Montagnana.
Allorchè gli chiedemmo un ricordo di Luigi Anelli per la ristampa - a cura di Radio Vasto, 1982 – del volume Ricordi di Storia Vastese che l'autore pubblicò per la prima volta nel 1885, egli volle sviluppare il tema dei delicati rapporti avuti da don Luigi con gli internati di Istonio (Vasto Marina); parlò, così, della magnanimità del burbero autore di Fujj'ammèšche, nelle relazioni con i confinati politici, rese praticamente impossibili dall'atmosfera poliziesca di quel triste momento storico.
E citò fatti e personaggi reali, qualche volta protagonisti di divertenti situazioni umane, nonostante la cupa atmosfera che attorniava i semi-reclusi e la arcigna severità del “commissario”. Ma l'amico Giorgio aveva lavorato sul filo della memoria, in gran parte legata alla frequentazione del Prof. Anelli per motivi di studio, per cui gli sfuggì qualche dato o nome importante. E, onestamente, lo riconobbe. Fu così che chi scrive, dopo sue personali ricerche d'archivio, fece amabilmente aggiornare quell'elenco dal compiaciuto articolista. Compiacimento che si trasformò in gratitudine, grazie alla conferma, avvenuta in occasione della ristampa del medesimo testo anelliano. Ricerche le quali, tuttavia, in una occasione - gli altri nomi fecero seguito secondo metodologia di rigore - furono soltanto sollecitate dalla memoria: ricordavamo, infatti, di avere avuto un certo qual turbamento - a poco meno di dieci anni di età e condotti per mano dal trepido genitore! - nell'occasione di una furtiva visita tra quei derelitti, alla presenza di una immagine d'altri tempi. Vi era, infatti, tra gli altri internati - di cui colpì l'abbigliamento dignitosamente dimesso - una singolare figura da illustrazione popolare di feuilleton francese: un uomo magrissimo, allampanato e molto curvo (a causa dell'altezza?), vestito di abiti scuri con tanto di cravatta a nappa e di cappellaccio a larga tesa dello stesso colore; inoltre, inforcava occhiali a stringi-naso. E' immaginabile l'impressione del decenne? A riferirne oggi, affiora il sapore acre del presagio. Soprattutto perchè il genitore, interrogato freneticamente dall'imberbe, volle in un sibilo rispondere, cripticamente, come era dovere di chi non la pensava secondo “consenso”:...è un disegnatore di giornali sovversivi!
L'importante è che più in là (Anni Sessanta), per ragioni professionali e grazie alla grande amicizia di Enrico Gianeri (Gec), le ricerche personali di archivio - tra Milano e Torino - si trasformarono in una tesi a contenuto grafico e satirico (per il docente di storia contemporanea, Prof. Gianfranco Bianchi) su “quell'uomo e sulla sua opera” (Giuseppe Scalarini: Mantova: 1873-Milano 1948; collaborazioni su Merlin Cocai, Avanti, Pasquino, Lustige Blatter). Rileggersi dunque quel “ricordo” (e relativa ristampa) diventa oggi utile e gratificante. Soprattutto per chi non ha avuto troppa dimestichezza con certi temi, se si pensa che a firma dello stesso Oreste Del Buono, il paludato erudito de La Stampa, sul supplemento “ttl” di quel giornale, del non lontano 2 agosto 2003, a pag. 2, in un lungo articolo di storia della satira, abbiamo letto il nome di Scalarini associato al fatto che “nel 1940 - a 67 anni! - venne arrestato e portato in un campo di concentramento a Istorio (sic), negli Abruzzi”.»
E, visto che ho trascorso una vita tra le redazioni milanesi e torinesi del “Bertoldo”, ho ritenuto di farti questo omaggio personale, che meriti per il tuo indefesso e diuturno lavoro giornalistico in chiave di comune vastesità: Ciave!
Buon lavoro,
da Pino Jubatti
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