A Vasto ci sono tanti personaggi poco noti che hanno vissuto delle esperienze davvero interessanti che meriterebbero di essere conosciute. Oggi vi vogliamo parlare di Nicola Treviso, classe 1915, un “ragazzino” di 95 anni, ancora vitale e pieno di energie, che ha vissuto in prima persona l’esperienza del secondo conflitto mondiale.
Accompagnato dall’industriale vastese Remo Salvatorelli, Nicola Treviso ci ha accolto nella sua abitazione di Via del Giglio, per una piacevole chiacchierata attraverso i suoi ricordi militari: un racconto fatto centinaia di volte alla famiglia e ai nipoti, che oggi vogliamo portare alla vostra attenzione.
Nicola Treviso con l'industriale Remo Salvatorelli |
Partito per la Marina poco prima che ventenne, con destinazione Venezia, dopo due mesi è stato trasferito a Pola dove ha svolto l’addestramento come cannoniere telemetrista. Nel 1937 è stato imbarcato sull’incrociatore San Giorgio. “La Marina Italiana ”, ricorda Nicola Treviso, “aveva tutti i telemetri FF di costruzione inglese, con un accorciamento di circa 300 metri . Erano tutti difettosi e gli inglesi li hanno venduti a noi. Questi apparecchi avevano i telescopi delle Officine Galileo. A Venezia ho trovato un telemetro tedesco con lente Zeiss. Vedevo l’immagine al contrario, ma era molto preciso ed ero l’unico a saperlo usare, anche perché ero molto bravo a tener conto di tutti gli elementi di disturbo. Durante un addestramento davanti agli ufficiali tedeschi, dovevo colpire con il cannone un barcone trainato dall’incrociatore Montecuccoli, che si trovava ad una distanza di mille metri. Boom! Colpito al primo colpo. Hanno allontanato ulteriormente l’obiettivo e ancora una volta l’ho colpito al primo tentativo”.
Congedato dopo il normale servizio di leva, Nicola Treviso è stato richiamato alle armi in seguito all’entrata in guerra dell’Italia. Per la sua bravura, un ammiraglio che lo conosceva molto bene, un tal Pazzani, ricercò il suo nominativo negli archivi della Marina e lo prese al suo servizio.
Nicola Treviso ha partecipato a due battaglie a Messina e uno a Capo Matapan, tra il 28 e 29 marzo 1941, dove furono affondati gli incrociatori Zara, Fiume e Pola e i cacciatorpediniere Maestrale e Scirocco. Poi ricorda di quando furono attaccati dagli aerei inglesi sotto Capo Passero: “Siamo partiti da Taranto con la motonave da carico Marco Foscarini. Portavamo materiali ed eravamo diretti a Tripoli. Nella stessa nave ho ritrovato Antonio Cannella e Nicola Raimondi di Vasto”. Insieme alla Marco Foscarini c’erano le altre navi da trasporto Andrea Gritti, Sebastiano Venier, Barbarigo, Rialto ed Ankara, sotto la scorta dei cacciatorpediniere Vivaldi, Da Noli, Grecale, Cadorna e Maestrale e delle torpediniere Cigno, Procione e Pegaso. “Era il 27 maggio 1941. Sotto Capo Passero vedo da lontano aerei delle forze canadesi con bimotori inglesi. Gridai forte - Allarmi! - e andai subito alla mitragliatrice. Arrivati nelle vicinanze gli aerei scaricarono le bombe e la nostra nave andò a fuoco. Sotto i nostri colpi vennero abbattuti due aerei. Ci fu un solo morto, un napoletano colpito al bacino. Con la nave avvolta dalle fiamme ci siamo buttati tutti in mare. Dalle altre navi ci hanno gettato le corde e ci hanno issato su. Io fui salvato dalla cacciatorpediniere Da Noli. A Tripoli ci hanno portato ad un distaccamento situato a circa 12 chilometri , in quanto la città libica tutte le notti era sotto il bombardamento degli inglesi. Lì incontrai anche il padre di Tonino Prospero, l’ex sindaco di Vasto”.
Il racconto si fa molto appassionante quando Nicola Treviso ci racconta del suo ritorno a Vasto dopo la firma dell’Armistizio, l’8 settembre 1943: “In quei giorni mi trovavo a Venezia. Ci hanno armati e ci hanno fatto scappare. A Malamocco, sul Lido di Venezia, una famiglia ci ha fornito abiti civili per non essere riconosciuti dai tedeschi. Siamo partiti di notte a piedi, passando per Chioggia fino a Porto Garibaldi. Qui abbiamo dormito all’aperto. Al mattino abbiamo incontrato un tizio di Ortona, proprietario di un motoscafo, diretto verso Bari. Con me c’era anche Pasquale Cinquina (Pete di fichere). A Cattolica siamo scesi dal motoscafo e siamo saliti su un treno strapieno. Con un piede sul treno e con l’altro sospeso in aria, sono arrivato fino a Montesilvano, dove il treno si è fermato perché i tedeschi avevano fatto saltare il ponte. C’erano tedeschi dappertutto, ma siamo riusciti a scappare. Giunto a Torrefaro di Ortona, sono andato a casa di un soldato che era imbarcato con me sulla San Giorgio. Ero affamato e mi hanno dato da mangiare un bel piatto di fagioli. Nonostante la stanchezza, mi sono rimesso in marcia a piedi, aiutato da due canne, ma verso Casalbordino non ce l’ho fatta più e sono crollato a terra. Ad un certo punto ho sentito il terreno sotto di me cominciare a tremare: erano i carri armati tedeschi che ripiegavano. Di scatto mi sono alzato, ma ero scalzo e mi sono ritrovato in mezzo a delle piante spinose. Con i piedi insanguinati, sono finalmente giunto a Vasto dopo 8-9 giorni di cammino, da quando ho lasciato Venezia”.
Dopo la guerra, come tanti altri vastesi, Nicola Treviso è emigrato in Belgio dove ha duramente lavorato per dieci anni nelle miniere di carbone. Tornato a Vasto ha continuato a lavorare nell’impresa del fratello Umberto.
Un ringraziamento di vero cuore a questo piccolo grande uomo, uno dei pochi che può ancora raccontare di aver partecipato da Balilla alla memorabile giornata del 12 settembre 1926, quando S.A.R. il Principe Umberto di Savoia ha inaugurato il monumento a Gabriele Rossetti, il Palazzo Scolastico e l’Acquedotto.
Lino Spadaccini
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