giovedì 24 marzo 2011

PERSONAGGI VASTESI: CARLO LACCETTI (2), POETA, CONFERENZIERE, PUBBLICISTA


Qualche settimana fa, parlando del chirurgo di origini vastesi Carlo Laccetti, gli ho erroneamente attribuito due poesie ispirate dall’esperienza diretta del primo conflitto mondiale. In realtà le due poesie Maggio di Riscossa! e Vittoria al Piave! sono di un altro Carlo Laccetti, omonimo del chirurgo.
Grazie alla segnalazione fatta dal nipote (anche lui Carlo Laccetti) ed ai documenti che gentilmente ci ha inviato, possiamo tracciare un breve profilo di questo personaggio vastese poco noto.
Nato nella nostra città il 23 dicembre 1880, è stato pubblicista, poeta e conferenziere. Ha scritto interessanti articoli per importanti testate quali Il Resto del Carlino e il Giornale del Popolo, e dal primo novembre 1919 ha diretto il periodico vastese Il Progresso, organo dei lavoratori d’Abruzzo.
Viene ricordato anche per i suoi tanti interventi pubblici per occasioni solenni come ad esempio per la morte dell’architetto Roberto Benedetti, progettista della Cappella della Sacra Spina in S. Maria Maggiore, la festa degli Alberi, oppure il discorso pronunciato dal Palazzo della Sottoprefettura in onore dei tre martiri del Risorgimento vastese Luigi Ricci, Antonio Bosco e Gaetano Marchesani: “Di fronte alla sacra lastra marmorea nella cui anima sono incisi i nomi gloriosi dei concittadini Giuseppe Ricci, Antonio Bosco, Gaetano Marchesani”, scriveva Carlo Laccetti, “vi siete raccolti oggi recando, quasi in solenne pellegrinaggio e compiendo un voto del vostro cuore ardente, una corona di fiori a rinverdire le lettere, che il tempo giammai cancellerà, di questi prodi che ci ricordano tre ricorrenti storici decisivi per l’Unità d’Italia: Mentana! Lissa! Porta Pia!...”.
Dal 1914 al 1916 è stato vice direttore del Convitto Istituto Nasuti presso Palazzo Ponza. “Nel 1917, ricorda il nipote, “dovette lasciare l'incarico perché chiamato alle armi. Conservo ancora la lettera di benservito del direttore prof. Michele Nasuti datata 4 gennaio1917 nella quale il professore affermava che mio nonno sarebbe stato un ottimo ufficiale cosi come è stato un ottimo educatore e precettore”.

L’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria la sera del 23 maggio 1915, e alla Germania quindici mesi più tardi. Furono mesi difficili segnati dalle notizie che arrivavano dal fronte e che ispirarono a Carlo Laccetti una poesia molto bella dal titolo Trincera, scritta nel settembre 1916 e stampata sul recto di una cartolina postale sul cui verso era impressa la scritta “Pei figli dei combattenti   Vasto – L.0,05”. Ecco alcuni passi: O trincera, trincera discavata / nel duro sasso dell’eccelsa vetta / dove, alla punta della baionetta, / l’Eroe piantò l’invitto Tricolore; / o trincera, trincera tutta rossa, / come la fiamma della fede mia, / rossa di sangue, che fellonìa / dell’uomo già versò per tanti fiumi; / o trincera, dimora della Gloria, / dove chi vive, non vivrà domani; / o trincera, scavata con le mani, / con l’unghie e i denti d’un fratello morto…C’è scritto nel Santuario, in alto, un motto, che la Forza d’Italia ha suggellato: “Qui non si passa”. Il cuore del soldato / non vacilla, non cede. “Indietro! Indietro!”
L’esperienza della guerra segnò profondamente l’animo di Carlo Laccetti. Di ritorno dal fronte, nel 1919, per le Edizioni Guzzetti di Vasto, pubblicò due belle poesie Maggio di Riscossa! e Vittoria al Piave! Poesie intense dal forte sapore patriottico. Ecco un breve cenno tratte da Vittoria al Piave!: “…Vacilla, indietreggia / il vinto nemico… / O figli d’Italia, / premete, incalzate / spingete, cacciate / il torvo invasore, / che insidia l’onore / di tante sorelle! / Vacilla, indietreggia / sconvolto abbattuto / lo stormo sparuto / de’ morti di fame… / Da ‘l cielo Baracca / sorveglia la rotta / e muore contento. / L’annunzio ferale, o prode Baracca, / ti rende immortale. / L’Italia lo apprende / insieme ad un grido / atteso sperato, / da tempo invocato: / Vittoria! Vittoria!”.
 Mio nonno”, ricorda ancora il nipote Carlo Laccetti, “era sposato con Luisa Colamarino nipote, diceva lei, della contessa Ricci, ed ebbero cinque figli, due maschi e tre femmine. Mio padre Giovanni era il primogenito e diventò presto capofamiglia perché mio nonno mori molto giovane per un’infezione renale”.
Ringraziamo Carlo Laccetti per aver contribuito a farci conoscere la figura del nonno e speriamo di tornare presto su questo personaggio con ulteriori interessanti approfondimenti.

Lino Spadaccini



1 commento:

Gabriella ha detto...

Abbiamo rilevato alcune inesattezze nei ricordi di mio cugino, relative alla nostra famiglia d'origine.
Il poeta Carlo Laccetti, nostro nonno, nato da Giovanni Laccetti e dalla contessa Rosa Ricci, sposò, nostra nonna, Luisa Colamarino, che era quindi nuora e non nipote della contessa.
Inoltre i figli nati dalla loro unione furono sei, e non cinque, come riportato: la primogenita Tina( chiamata così in ricordo della nonna materna Concetta De Horatiis, sposa di Alfonso Colamarino, medico farmacista in Furci- Chieti), Elena, Giovanni, Irma, Mario (deceduto per annegamento in giovane età nelle acque di Vasto ), e Dora, nostra madre, nata il 25 gennaio 1920, pochi mesi prima della morte del padre.
Inoltre tengo a precisare che nostro nonno Carlo era cugino e non solo omonimo del chirurgo citato nell'articolo e che nostra mamma aveva avuto modo di frequentare abitando entrambi a Napoli.
Ringraziando per l' impegno a mantenere vivi i ricordi di Vasto e dei suoi concittadini.
Annamaria e Gabriella Ceccherelli