Ma Vasto ha bisogno di un "Piano di Rivitalizzazione del Centro Storico", che è cosa diversa.
Le sirene tornano a suonare sul Piano di Recupero del Centro storico redatto dal Prof. Cervellati che dovrebbe essere portato in Consiglio Comunale entro fine anno.Noi continuiamo a ribadire il nostro concetto: se per piano di recupero si intende "regolamento edilizio" su come devono essere ristrutturati gli edifici, non si arriva a nessuna conclusione. (Bastava scaricarlo da Internet dal sito di una qualsiasi città storica ben organizzata. In Italia ce ne sono a centinaia).
Se per Piano di Recupero si intende invece, anche e soprattutto, "Piano di rivitalizzazione del Centro storico" con relativa lista di azioni concrete e fattibili, si può arrivare ad un ottimo risultato.
Per esempio Cervellati non ha definito a quale funzione può assolvere il complesso Genova-Rulli a Porta Nuova, che pure è una struttura che il comune ha in comodato e potrebbe essere il volano di tante iniziative.
Che facciamo: continuiamo a dire che si può alzare un piano per gli edifici bassi, che non si può parcheggiare in via Anelli e che si devono riaprire le botteghe artigiane di Mastre Giuvanne o Mastre Pasquale?
Certamente no. Il problema di rivitalizzare un centro non è facile - è vero - ma alcune città (quelle più all'avanguardia) sono riuscite a trovare una soluzione di successo.
nda
2 commenti:
"Urbanisticamente" parlando
Il piano elaborato dal professor Pier Luigi Cervellati e dallo staff incaricato da Comune permetterà "aggiustamenti e allineamenti", che dovrebbero consentire di migliorare l'aspetto estetico della città antica. Un balcone naturale affacciato sul mare. "Pensate ad esempio al rifacimento delle casette allineate lungo corso Garibaldi e via Vittorio Veneto".
Questo non lo dice uno scemo qualunque, lo dice il sindaco di Vasto, che aggiunge: “Trattandosi di urbanistica, le procedure saranno complesse”.
Come se la composizione architettonica e l’estetica di un luogo si possano ricondurre all’allineamento di una piccola e povera casetta con un nobile palazzetto senza considerare proporzioni, caratteri stilistici, valenze storiche e quanto altro. Come se le norme dettate dal piano di recupero di un centro storico, possano “annullare” quelle dettate dal Codice Civile.
Pensate al “rifacimento” delle palazzine liberty allineate su corso Garibaldi e delle case settecentesche di via Vittorio Veneto. Pensate! Se io chiudo gli occhi e penso, mi viene in mente corso Marrucino a Chieti.
Secondo me, l’ignoranza di coloro i quali ritengono che in un centro storico si possa intervenire come in un condominio di un quartiere popolare nelle città della Germania dell’est, è peggiore di coloro che hanno permesso il “sacco di Palermo” o, se vogliamo risalire a tempi precedenti, di coloro che realizzarono gli sventramenti a Roma, la Spina di Borgo, tanto per fare un esempio.
Un brivido di terrore lungo la schiena! Ma poi in tanti mi dicono: “Su, ancora un po' di pazienza ed è finita. Avranno anche sprecato un po' di soldi in consulenze, ma danni non ne possono più fare. Adesso ci penseranno i vastesi a mandarli via”.
Naturalmente concordo pienamente con quanto esposto nel post.
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