martedì 31 agosto 2010

Le imprese di Vittorio Giovine, generale dell'aeronautica


Spinti dai miti del cinema hollywoodiano e dai tanti giornaletti di guerra, gli aeroplani in generale e i piloti temerari hanno da sempre affascinato la fantasia dei bambini e anche dei meno giovani. Chi non ha mai sognato di pilotare un aereo della RAF contro i kamikaze giapponesi, oppure di essere al posto dello spericolato Tom Cruise nel film “Top Gun”.

Anche Vasto ha avuto nel passato dei temerari “top gun” e tra questi il più grande è senz’altro Vittorio Giovine.

Nato a Vasto da Raffaele e Concettina Anelli, Vittorio ha conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico di Chieti, e dopo essere entrato nella R. Accademia Militare di Torino, risultando primo fra 250 concorrenti, ne è uscito nell’agosto del 1914 con il grado di sottotenente d’artiglieria. Passato all’Aeronautica, nella prima guerra mondiale, col grado di capitano è stato insignito di tre medaglie al valore. Nell’estate del 1930 viene trasferito in un importante aeroporto del nord dove assume il comando di uno Stormo da Bombardamento Notturno.

In occasione delle nozze di Umberto di Savoia e Maria Josè del Belgio, per aver comandato la divisione aerea nella rivista fatta nel cielo di Roma, viene insignito da S. M. il Re Alberto del Belgio della onorificenza di Commendeur de l’Ordre de la Couronne.

Agli inizi del 1933 un incidente di volo poteva costargli la vita. A bordo di un velivolo da turismo subiva un improvviso arresto del motore causato probabilmente da una ostruzione alla tubazione di benzina. Era da poco decollato e si trovava a circa trenta metri d’altezza, ma grazie alla notevole esperienza ed anche ad una buona dose di fortuna, riusciva a portare a casa la pelle. Ecco come viene descritto l’episodio sulle pagine dell’Istonio: “Un secondo per decidersi, pochi secondi per eseguire. Sbandò decisamente l’apparecchio a destra e con manovra calma e, a detta dello stesso Ufficiale, con un pizzico di fortuna riuscì a inchiodare il velivolo in giusta posizione ma alquanto violentemente da quella parte dove il campo presentava ancora un piccolo spiazzo utilizzabile, arrestandosi così con una innocua capottata a venti metri dal precipizio”. Tanta paura e qualche piccola contusione, ma appena uscito dai rottami era già su un altro aereo preoccupato di non presentarsi in ritardo ad un importante appuntamento.

Questo non è il solo incidente: già quattro anni prima il nostro Giovine, decollato dall’areodromo F.Baracca di Roma, diretto a Napoli, ha dovuto compiere un atterraggio di fortuna nei dintorni di Terracina, a causa della rottura di un tubo dell’acqua, che causò il surriscaldamento del motore.

Ingegnere, comandante di gruppo nello Stato Maggiore Aeronautico e comandante della scuola di aviazione civile di Roma, nel 1935 viene promosso Generale di Brigata, mentre nel 1942 viene nominato Generale di Squadra Aerea. Per tre anni viene nominato comandante dell’Accademia Aeronautica di Caserta e dal 1942 al 1943 Capo del Personale del Ministero dell’Aereonautica.

Nel 1947 Vittorio Giovine viene messo in pensione, ma grazie alla sua notevole esperienza fatta sul campo, prosegue un’intensa attività di conferenziere e saggista in materia di aviazione. Viene anche chiamato per altri importanti incarichi, come insegnante in corsi per ufficiali generali e presidente del Registro Aeronautico.

Ritiratosi a vita privata a Roma, Vittorio Giovine ha mantenuto un forte legame con la sua città natale attraverso numerosi articoli e lettere scritte per l’Histonium di Espedito Ferrara prima, e per Vasto Domani di Angelo Cianci poi.

E chiudo proprio con uno stralcio di lettera indirizzato al rieletto sindaco Silvio Ciccarone, tra vecchi ricordi e nostalgie politiche, pubblicato sulle pagine di Vasto Domani del marzo 1968: “Non canto di vittoria, affinché non si parli di lotta, ma di speranza e di fede, di concordia e di amore per il paese nostro, in favor del quale ognun rivanghi nella propria educazione, nella propria cultura e nei più remoti angoli della coscienza le virtù più nobili, sacrificando, ove ne avesse sentore o stimolo, tutto ciò che può esservi di tristo e che non attiene assolutamente all’interesse comune. Cominceremo allora a parlare di amor di patria. E forse anche di democrazia”.

Il Generale di Squadra Aerea Vittorio Giovine si spegneva, nella sua abitazione romana di Via Aristide Sartorio, il 22 agosto del 1982.

Lino Spadaccini

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