mercoledì 26 maggio 2010

Un ricordo di Don Felice

Da Nicolangelo D'Adamo, autore di "Felice Piccirilli Sacerdote" (Cannarsa 1988), riceviamo un altro ricordo dell'amato parroco della Cattedrale

Il 26 maggio del 1968 moriva a L’Aquila don Felice Piccirilli. Indimenticabile parroco della cattedrale di Vasto negli anni difficili della guerra e della ricostruzione. Ci sembra doveroso ricordarlo in questo quarantaduesimo anniversario soprattutto per farlo conoscere ai più giovani, a coloro che non ebbero la grazia di conoscerlo. Attorno alla cattedrale di Vasto per oltre venti anni (1942/1968) hanno ruotato speranze, interessi, aspettative,ansie, risentimenti, lacerazioni che hanno “fatto” la storia di Vasto (si pensi soprattutto alla “Casa del Fanciullo”e alla “Domus Pacis”).
Molti insegnamenti di don Felice non hanno limiti di tempo e di spazio e si pongono all’attenzione di oggi con la stessa freschezza di quegli anni lontani: quel gusto di presentare il Cristianesimo nei suoi massimi precetti della carità e dell’amore, quella solidarietà umana genuina, la concezione della vita come puro servizio, quella ricerca di far seguire alla testimonianza della “Parola”, la testimonianza delle opere….E’ vero, come ha detto qualche politico, che don Felice “confondeva il possibile con l’ideale”, ma sono stati proprio gli ideali che hanno segnato la storia dell’umanità. Hanno accelerato i processi di trasformazione, hanno reso più vivibile la società umana. La storia è piena di grandi idealistiche hanno “sognato” conquiste fondamentali per l’uomo. Penso agli ideali di Martin Luther King e di Ghandi. Ma soprattutto penso agli ideali della “Beatitudini” che “infiammano” da duemila anni la storia del Cristianesimo.
A rileggere oggi tante scelte pastorali di Don Felice appaiono profetiche, e si resta sorpresi dalla consonanza dei suoi insegnamenti con le scelte che poi furono fatte dal Concilio Vaticano II soprattutto in materia di dottrina sociale e di valorizzazione del laicato. Ecco, sul ruolo che ebbe il laicato nella storia pastorale di don Felice penso che ci sia ancora da scrivere molto e rendere testimonianza dei tanti giovani e meno giovani, ragazzi e ragazze che lavorarono per quella parrocchia con generosità ed umiltà seguendo l’insegnamento evangelico che ci chiede di dare senza aspettarci la ricompensa: “Mutuum date nihil inde sperantes”.
Nicolangelo D'Adamo

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