caro Pollutri, giusto ma vedrai che quel che dici non lo recepirà nessuno... Neanche Spadaccini, lo storico di casa... tutti ex demoscristiani, sia pure dell'ultima ora (o repubblica). Che c'entra: noi-vastesi pure essi... Ma, che vuoi, di quelli che ci tenevano a Vasto, più che alla poltrona, diceva mio padre (del tempo forse del tuo)... "che ci vu fà, s'è perse la razze"!
Ho letto con interesse l'articolo di Pollutri. Sono perfettamente d'accordo con lui, l'espansione urbanistica a partire dagli anni '50 a Vasto è stata un disastro. Ma considerare il rinnovamento urbanistico avvenuto tra il '25 e il '38 come uno dei tanti aspetti positivi del fascismo, mi sembra un errore. Semmai li considero una conseguenza del buon senso di chi allora amministrava Vasto. Teniamo presente che gli interventi urbanistici veramente fascisti avevano tutt'altra estetica. Basta vedere Chieti, dove in centro sono stati costruiti degli edifici in stile razionalista, questi sì veramente fascisti e non in armonia con il contesto. Per non parlare poi di Sabaudia e Latina....... Anch'io sono nostalgico, ma del buon senso.
Ad Alessandro. Temo che il mio accenno allo "stile", parlando di quel tempo, abbia ingenerato l'equivoco di farmi dire (ma nego di pensarlo o di averlo inteso dire) che lo sviluppo e l'ammodernamento di quel tempo sia stato "un aspetto positivo del fascimo". Nel mio discorso desideravo "prescindere" possibilmente da quel regime, seppur così sentito a Vasto. Usando il termine "nostalgico" ironizzavo sul significato che in genere sottende (in termini storico-politico) e intendevo respingere - appunto - l'accusa di filofascismo verso chi rivendica o rimpiange quel tempo vastese. Del resto ho voluto essere provocatorio, perchè dispiaciuto e infastidito dal fatto che certa cultura vastese abbia e ancora voglia "rimuovere" persino dalla memoria condivisa quello che fu fatto allora. Un attegiamento incredibile a fronte della mediocrità tutt'altro che aurea della succesiva "era" democristiana, durata più che un ventennio e di cui ancora oggi poco abbiamo vergogna e pentimento. Ribadisco quel che tenevo a sottolineare di quel tempo: un fervore di opere, un tenere alla qualità, un voler dare un'immagine a Vasto (altro che "buon senso" soltanto). Certamente lo stile del tempo fascista (giustamente citi Sabaudia e Latina che nell'agro pontino furono una sorta di paradigma dello stile urbanistico voluto dal regime e da Mussolini in persona) non lo troviamo a Vasto. Le sue costruzioni d'allora paiono piuttosto riecheggiare la Roma Umbertina, sia pure con eclettismo derivato e provinciale, in fondo preesistente all'arrivo del Duce. Per questo, ripeto, sorvoliamo sull'ideologia del tempo (senza volerla dimenticare o assolvere), ma diamo il giusto valore a quanto fatto dai "nostri padri e nonni" tra le date da te esattamente precisate. Se si vuole senza spurie nostalgie, ma con inevitabile rimpianto per - ripeto - un entusiamo e una voglia di fare e di fare con stile e qualità irrimediabilmente perduto o sepolto nei dei decenni successivi, saltando ovviamente i tragici e poi faticosi anni 40. Sono stato bambino, ragazzo, studente di vario grado nella Vasto democristiana ... e non mi è piaciuta. Vivo gran parte dell'anno, come molti vastesi di fuori, altrove. Di certo mi manca l'orizzonte e il respiro del mare, ma non ho rimpianto alcuno della Vasto mediocre e sciatta del mio tempo giovanile. Questo è sicuro.
Caro Pollutri, sono perfettamente d'accordo con te. Diamo il giusto valore a quanto fatto dai "nostri padri e nonni", dalle persone quindi, e mettiamo da parte il fascismo. Giusto valore, non idealizzazione. Purtroppo anche nel passato "remoto" ci sono state violazioni al patrimoni urbanistico e architettonico di Vasto vergognose. Pensiamo solo al palazzo Palmieri, un edificio in stile neoclassico addossato ad un castello del tardo Medioevo!! Solo il buon Luigi Anelli si scandalizzò di fronte a quello scempio e si dimise dalla carica di assessore. Vorrei che l'abbrutimento di Vasto coincidesse solo con l'era democristiana, ma ahimè non è così. L'ultimo piano regolatore, e non siamo in era democristiana, ma nella per fortuna passata "era Tagliente", è stato un disastro. Vasto è stata inondata dal cemento e sono proliferate costruzioni l'una addossata all'altra a solo vantaggio dei palazzinari. E noi siamo stati a guardare! E' anche colpa nostra.
4 commenti:
caro Pollutri, giusto ma vedrai che quel che dici non lo recepirà nessuno... Neanche Spadaccini, lo storico di casa... tutti ex demoscristiani, sia pure dell'ultima ora (o repubblica). Che c'entra: noi-vastesi pure essi... Ma, che vuoi, di quelli che ci tenevano a Vasto, più che alla poltrona, diceva mio padre (del tempo forse del tuo)... "che ci vu fà, s'è perse la razze"!
Ho letto con interesse l'articolo di Pollutri. Sono perfettamente d'accordo con lui, l'espansione urbanistica a partire dagli anni '50 a Vasto è stata un disastro. Ma considerare il rinnovamento urbanistico avvenuto tra il '25 e il '38 come uno dei tanti aspetti positivi del fascismo, mi sembra un errore. Semmai li considero una conseguenza del buon senso di chi allora amministrava Vasto. Teniamo presente che gli interventi urbanistici veramente fascisti avevano tutt'altra estetica. Basta vedere Chieti, dove in centro sono stati costruiti degli edifici in stile razionalista, questi sì veramente fascisti e non in armonia con il contesto. Per non parlare poi di Sabaudia e Latina.......
Anch'io sono nostalgico, ma del buon senso.
Ad Alessandro. Temo che il mio accenno allo "stile", parlando di quel tempo, abbia ingenerato l'equivoco di farmi dire (ma nego di pensarlo o di averlo inteso dire) che lo sviluppo e l'ammodernamento di quel tempo sia stato "un aspetto positivo del fascimo". Nel mio discorso desideravo "prescindere" possibilmente da quel regime, seppur così sentito a Vasto. Usando il termine "nostalgico" ironizzavo sul significato che in genere sottende (in termini storico-politico) e intendevo respingere - appunto - l'accusa di filofascismo verso chi rivendica o rimpiange quel tempo vastese. Del resto ho voluto essere provocatorio, perchè dispiaciuto e infastidito dal fatto che certa cultura vastese abbia e ancora voglia "rimuovere" persino dalla memoria condivisa quello che fu fatto allora. Un attegiamento incredibile a fronte della mediocrità tutt'altro che aurea della succesiva "era" democristiana, durata più che un ventennio e di cui ancora oggi poco abbiamo vergogna e pentimento. Ribadisco quel che tenevo a sottolineare di quel tempo: un fervore di opere, un tenere alla qualità, un voler dare un'immagine a Vasto (altro che "buon senso" soltanto).
Certamente lo stile del tempo fascista (giustamente citi Sabaudia e Latina che nell'agro pontino furono una sorta di paradigma dello stile urbanistico voluto dal regime e da Mussolini in persona) non lo troviamo a Vasto. Le sue costruzioni d'allora paiono piuttosto riecheggiare la Roma Umbertina, sia pure con eclettismo derivato e provinciale, in fondo preesistente all'arrivo del Duce. Per questo, ripeto, sorvoliamo sull'ideologia del tempo (senza volerla dimenticare o assolvere), ma diamo il giusto valore a quanto fatto dai "nostri padri e nonni" tra le date da te esattamente precisate. Se si vuole senza spurie nostalgie, ma con inevitabile rimpianto per - ripeto - un entusiamo e una voglia di fare e di fare con stile e qualità irrimediabilmente perduto o sepolto nei dei decenni successivi, saltando ovviamente i tragici e poi faticosi anni 40.
Sono stato bambino, ragazzo, studente di vario grado nella Vasto democristiana ... e non mi è piaciuta. Vivo gran parte dell'anno, come molti vastesi di fuori, altrove. Di certo mi manca l'orizzonte e il respiro del mare, ma non ho rimpianto alcuno della Vasto mediocre e sciatta del mio tempo giovanile. Questo è sicuro.
Caro Pollutri, sono perfettamente d'accordo con te. Diamo il giusto valore a quanto fatto dai "nostri padri e nonni", dalle persone quindi, e mettiamo da parte il fascismo. Giusto valore, non idealizzazione. Purtroppo anche nel passato "remoto" ci sono state violazioni al patrimoni urbanistico e architettonico di Vasto vergognose. Pensiamo solo al palazzo Palmieri, un edificio in stile neoclassico addossato ad un castello del tardo Medioevo!! Solo il buon Luigi Anelli si scandalizzò di fronte a quello scempio e si dimise dalla carica di assessore.
Vorrei che l'abbrutimento di Vasto coincidesse solo con l'era democristiana, ma ahimè non è così. L'ultimo piano regolatore, e non siamo in era democristiana, ma nella per fortuna passata "era Tagliente", è stato un disastro. Vasto è stata inondata dal cemento e sono proliferate costruzioni l'una addossata all'altra a solo vantaggio dei palazzinari. E noi siamo stati a guardare! E' anche colpa nostra.
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