NO ALLA POLTRONA… SI AI FATTI!
di Nicolò Fabrizio*
La classe politica italiana attuale è ormai allo sbaraglio. Non abbiamo più voglia di sentir parlare i nostri rappresentanti al governo e al Parlamento, ci sentiamo lontani dal loro mondo fatto di intercettazioni,processi brevi, legittimi impedimenti,clientelismi vari.. La verità e una sola: non sanno più fare politica. Essa, in piccole realtà e soprattutto in un contesto nazionale,dovrebbe porre al centro i bisogni, le difficoltà dei cittadini e avere come obiettivo fondamentale il benessere dell’ intera comunità. Uso il condizionale perché basta aprire i giornali,ascoltare le radio, le trasmissioni televisive d’ informazione ( se vengono trasmesse) per capire che non è così. Ormai si sente parlare solo di “talebani” ( termine con cui il nostro premier ha definito i magistrati), delle inchieste varie riguardanti la corruzione nella classe dirigente politica, della par condicio, di liste elettorali o non regolari o non presentate in tempo a cui fanno seguito le lotte degli esclusi per la riammissione, decreti legge, il celebre ormai lodo Alfano… Insomma, la solita solfa che siamo costretti a subire quotidianamente. Nella mente di ogni cittadino che si rispetti affiora una voce arrabbiata che dice: «Ma a te cosa interessa? Si, è importante sapere chi ti rappresenta, i suoi guai giudiziari o altro, ma dei bisogni reali di voi cittadini quando si parlerà? Quando, per esempio,si potranno vedere a combattere in prima persona , sul campo,i nostri politici per la lotta alla criminalità organizzata? Quando decideranno di non accontentarsi più delle comode ma facili poltrone? Se non fanno questo ,cosa sono li a fare? ». Sempre questa voce continua a dire:«L’ esercizio del potere deve essere pubblico,visibile a tutti, il grande filosofo Norberto Bobbio in merito afferma:«Il problema della pubblicità del potere è sempre servito a mettere in evidenza la differenza fra le due forme di governo, la repubblica caratterizzata dal controllo pubblico del potere e nell’ età moderna della libera formazione di un’ opinione pubblica, dal principato, il cui metodo di governo contempla anche il ricorso agli arcana imperii (…) secondo i quali il potere del principe è tanto più efficace, e quindi conforme allo scopo, quanto più è nascosto agli sguardi indiscreti del volgo, quanto più è al pari di quello di Dio, invisibile(…)la res publica non solo nel senso proprio della parola, ma anche nel senso di esposta al pubblico, esige che il potere sia visibile.» Forse sbaglio a ricordartelo-prosegue la voce- che siamo una repubblica e che di principi nel passato ce ne sono già stati abbastanza! Cosa poter fare per far sì che le cose cambino? Impegnati nella vita politica della tua città affinché le cose vadano in maniera diversa, risveglia dentro di te l’ amore per la politica, quella dei fatti però, non dello stare seduti in poltrona». Io ho deciso di ascoltarla questa voce. E voi?
*studente del Liceo Mattioli Vasto
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