martedì 23 marzo 2010

Generazioni a confronto: noi eravano garantiti? Ma chi l'ha detto!

I non garantiti e il mercato
Domenica scorsa ho letto un articolo di Stefano Moretti su Piazza Rossetti,secondo la sua versione dopo il ’68 è cessata la conflittualità fra operai (Servi) e imprenditori (Padroni) ed è sopraggiunto il Mercato, che aleggia come un uccello nero e aggressivo che ha messo entrambi dalla stessa parte . Non mi sembra che gli operai che salgono sui capannoni per rivendicare il loro posto di lavoro siano in compagnia degli imprenditori che sostengono le loro tesi.
Inoltre il mercato “dimensione anonima”(?) è qualcosa che è sempre esistito ed ha sempre contrapposto domanda e offerta e gli interessi delle due parti contraenti, anche generazioni fa. Da quando i figli di Adamo ed Eva si sono mesi in proprio ed hanno iniziato a scambiare/barattare le merci che ciascuno produceva, è iniziato il mercato. Allora era qualcosa di primordiale ma le regole fondamentali erano, sono e saranno quelle, cambieranno solo gli strumenti che la tecnica fornirà.
Subito dopo, quando l’uomo ha cominciato a coltivare la terra ed allevare il bestiame, a causa dei risultati dilazionati del proprio lavoro è stato costretto a chiedere che gli venissero anticipati i beni per la sua sopravvivenza impegnandosi a restituire il controvalore al momento del raccolto/vendita, così nasce il prestito o finanziamento anni e anni fa.
Mercato e finanza partono dalla notte dei tempi e restano indispensabili per la comunità a prescindere dai tempi e dai luoghi in cui vengono esercitati. Certo poi tutto può essere distorto e qualcuno trasforma una risorsa per la comunità in un danno per alcuni. L’ingordigia veduta come massimizzazione degli utili può condurre alla legge della giungla dove sopravvive il più forte, ma a questo punto devono entrare altre variabili che devono regolamentare il mercato.
Ritornando alla lettera,spero di aver capito male, ma traspare chiaramente un’accusa all’attuale generazione degli over 50 che viene rimproverata di “ rincorse affannose al prestito, con l’ipotecarsi tutto per acquistare il superfluo, ipotecare figli e futuro, ipotecarsi anche le mutande”.
Si è vero, quando rientrando a Vasto, chiedevo in giro di questo apparente e improvviso benessere Vastese, la risposta era sempre la stessa: un castello costruito su cambiali e altri strumenti finanziari non onorati.
Ma è tutta colpa di questa generazione datata? Non siete voi giovani, per primi, a cadere nelle braccia delle sirene della pubblicità e dell’emulazione che vi spinge a chiedere anche il superfluo che ai vostri occhi diventa necessario “perché io non devo avere quelli che gli altri hanno” talvolta costringendo i genitori fare quei passi falsi a cui si fa riferimento?
Ma non siete voi, in particolare la fascia più bassa, la generazione del Grande Fratello, dei Tronisti e spettacoli similari, disposti a tutto per diventare famosi e fare soldi entrando anche in una prigione dorata dove la TV ti pubblicizza 24 ore al giorno. Questo nella speranza poi di entrare nel mondo dello spettacolo, non sapendo ne cantare ne ballare ne fare altro, ed essere assoldati dalle discoteche e anche in qualche sagra paesana dove ci sono ragazzini e ragazzine che sono pronti a pagare per vedervi? Ma questa ubriacatura basata sul nulla dura poco, giusto l’intervallo fra una edizione e l’altra di questi programmi, però ci si accorge che si è perso del tempo prezioso, si qualcuno ha guadagnato tanto ma speso altrettanto. Quando il ciclo è concluso si ritorna al via con il rischio di essere inghiottiti dalla depressione che può durare molto di più della bevuta.
Secondo l’articolo le generazioni precedenti sono nate già con il futuro garantito mentre voi le nuove generazioni siete i “non garantiti”. Non mi sembra che le cose siano andate così, tutte le generazioni hanno dovuto lottare per acquisire delle sicurezze e anche per assicurarsi il pane e cercare di arrivare al companatico. Certo non vi stiamo lasciando un mondo facile, ma nemmeno il nostro era rose e fiori, oggi c’è tanta confusione e bisogna ancora capire come sopravvivere con la globalizzazione che vi rende un’unica tribù..
Siete innamorati di internet che ha eliminato frontiere e distanze, potete colloquiare con il mondo, li dove la vecchia generazione arranca voi andate spediti e vi sentite “the best”. Ma avete pensato al risvolto della medaglia? Stiamo andando sempre di più verso una concorrenza globale che vi porta a confrontarvi con il mondo non solo con i vastesi e le zone limitrofe. In quello che era il vostro territorio, in senso lato, si stanno proponendo le popolazioni che vengono da situazioni di disagio, sono agguerrite e più pronte al sacrificio perché vogliono passare anche loro dalla sopravvivenza a poter comprare anche il superfluo. Sono pronti a sgomitare per acquisire il territorio che purtroppo molti italiani stanno rifiutando. Ragazzi chiedere garanzie, come salvagente per restare a galla, non è il modello vincente al contrario dovete imparare a nuotare e subito. Pensate a prepararvi alla sfida globale che vi attende poiché non c’è paracadute che tenga, i dazi non sono più applicabili per proteggere i lavoratori locali, quello che chiedete è un palliativo momentaneo non può diventare la soluzione.
Chiudo concordando con voi che è un peccato tipico italiano, che anche la precedente generazione ha pagato, quello di considerare i giovani sempre “non pronti per…..” e si è soliti rimandare il passaggio di consegne con un “è meglio aspettare che maturi” e se poi si diventa “ormai logori” è meglio . Tutto questo è frutto di egoismo e paura di essere sopraffatti, ma la verità è sempre nel mezzo, e forse dall’altra parte c’è troppa voglia di emergere non supportata dalla giusta professionalità che un mercato sempre più esigente richiede.
Enzo La Verghetta

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