martedì 23 marzo 2010

DERMINO MAYO UN GRANDE MUSICISTA VASTESE


Il 23 marzo 1877 moriva il musicista vastese Dermino Mayo. Figlio di Quirino e Leonilde Berenga, Dermino è nipote di Venceslao Mayo di cui abbiamo parlato qualche giorno fa.
Grazie gli studi del compianto Giuseppe Pietrocola, possiamo avere qualche notizia in più rispetto alle poche citate dal Marchesani e da Luigi Anelli. In particolare il Pietrocola è riuscito a ritrovare, presso il Conservatorio San Pietro a Maiella a Napoli, lo spartito dell’opera semiseria Mattia l’Invalido (1843), ritenuto dall’Anelli andato perduto, formato da due grossi volumi manoscritti, il primo di 303 pagine per il primo atto e il secondo di 457 pagine per il secondo atto. Il libretto dell’opera di Leopoldo Tarantini è stata pubblicata dalla Tipografia Flautina di Napoli, ed è stata integralmente riprodotta in appendice alla pubblicazione del Pietrocola Un musicista vastese dell’800 Dermino Mayo, n.11 de I Quaderni del Club “Amici di Vasto”.
A proposito di questa opera prima del maestro vastese è interessante leggere alcuni passi della recensione pubblicata il 2 novembre 1843, sul giornale Teatri Arti e Letteratura stampato a Bologna, dopo la rappresentazione dell’opera presso il R. Teatro del Fondo di Napoli: “Questa musica è nuova e la prima colla quale il giovane autore si mostra al pubblico: sotto questo aspetto teniam conto di aver dato un esperimento del suo studio. Per un giovane, a noi pare, debbe essere questa prova indispensabile, necessaria. Sia qualunque la parte di genio che ha sortita in dono nelle belle arti, senza lo studio un giovane non può aspettarsi un bell’avvenire di fama…
Mi par buono altresì ricordare”, prosegue il cronista, “che ogni lavoro dee avere una fisionomia particolare, costante, che è, come suol dirsi, il suo carattere, il suo tipo. Questa musica non ha siffatta fisionomia costante; perciocché par che unisca al genere leggero, buffo o semiserio che si voglia, quella del dramma tragico”.
Allievo di Saverio Mercadante, Dermino Mayo ha maturato i suoi studi nel Real Conservatorio di S. Pietro a Maiella prima come alunno e poi come professore di armonia. Per pubblico concorso vinse il posto di direttore della scuola di musica nel Real Stabilimento dei SS. Giuseppe e Lucia. Il Pietrocola nel suo saggio scrive che questa notizia deve essere verificata in quanto non ha trovato nessuna menzione in merito a questa istituzione. In realtà da alcune ricerche fatte tramite internet questa istituzione esiste ed è un “Ospizio” dove si insegnava anche musica.
A causa di una malattia fu costretto a lasciare la città partenopea e tornare nella sua Vasto, precludendo una carriera di sicuri successi. Luigi Anelli scrisse di lui: “Scrisse il Mayo molta musica per chiesa, la quale se non sempre si distingue per freschezza e novità di motivi, per originalità e maestria d’istrumentazione sta a pari con quella dei più insigni vultori dell’arte musicale italiana”.
Tra le opere di Derminio Mayo ricordiamo Serate musicali con accompagnamento di pianoforte, dedicate a D. Flavia Santangelo (1940), Messa a tre voci (1840), Sette parole (1840), Salve Regina, per tenore solo (1842), Dixit, coro e duetto (1842), Tantum Ergo (1842), Il Ravvedimento, opera semiseria in tre atti, mai rappresentata, su libretto di Domenico De Luca (1844), L’Aurora, serenata a quattro voci (1847), Inno a S. Filomena (1851), Saulle, azione sacra su versi ancora di Domenico De Luca (1852), Stabat Mater (1852), Litanie (1855), S. Antonio, cantata a quattro voci (1856), Inno, a quattro voci e coro (1857), su versi di Giambattista Cely Colajanni, rappresentata al Teatro Rossetti di Vasto, Le Disgrazie, aria semiseria per basso (1858), La Religione e la Gloria, fantasia a grande orchestra (1859), Preludio Religioso (1859), Sinfonia a grande orchestra (1860), ed una canzone napoletana, ritrovata da Giuseppe Pietrocola, dal titolo La Dichiarazione. Altre composizioni sono state ritrovate dal maestro Luigi Di Tullio e citate sul volumetto dedicato alla Chiesa di S. Maria Maggiore dal titolo Nostra Signora del Vasto.
Lino Spadaccini

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