giovedì 12 novembre 2009

Rispetto della Natura, dell'Uomo... e delle sue esigenze

Fare Ambiente
(…piantare un albero non basta)
di Giuseppe F. Pollutri
Nel mio battermi, o rendermi interprete anche del pensiero di altri che meno facilmente sanno o possono farlo pubblicisticamente, per il …“risanamento” di un’area di Vasto denominata “SIC” - bellamente quanto impunemente abbandonata a se stessa, pur nel crescente quanto autorizzato insediamento urbano e turistico - rischio di passare per un oppositore dei cosidetti ambientalisti. Io che in casa, per l’attenta cura data a un mio giardinetto, sono accusato di “amare le piante più delle persone”, nelle mie note appaio un anti-verde-natura. Assurdo e paradossale, per due ordini di motivi.
Il primo è che, diversamente di quanto mi si dice scherzevolmente in casa, io “amo le persone”. E’ mia ferma convinzione che l’essere umano, per quanto colpevole sia stato o possa essere di tanti misfatti e nequizie, anche verso l’habitat in cui Qualcuno l’ha posto (o per essere ‘laici’ dirò: si è venuto a trovare), merita attenzione e rispetto (nei fatti e non solo nell’enunciazione dei principi) almeno quanto la natura, l’ambiente, … un monte, un fiume, un albero. Cosa che purtroppo, da chi a vario livello territoriale governa, viene spesso dimenticato o colpevolmente disatteso. A Vasto, come in altri posti, certo, ma in questo il male comune non può essere camuffato ed etichettato come “mezzo gaudio”.
Punto secondo. Molti – sempre stando ai fatti – confondono Natura e Ambiente (ambiente e “paesaggio”!) o ancora – per banalizzare ma meglio capirci – sterpi ed erbacce con i giardini o il “verde pubblico”, in città o in periferia. A mio avviso, ove non si determini un’area come necessaria o voluta “riserva naturale”, per Ambiente deve intendersi un “habitat” in cui l’uomo legittimamente quanto inevitabilmente si pone e interagisce con ciò che lo circonda, che siano piante, fiumi, coste o monti e persino il vicino confinante. L’essere vivente non può non ‘condizionare’ o modificare il “luogo” con la sua presenza, con le sue esigenze, per un destino biologico (e nell’umano anche spirituale e culturale) che Qualcuno (Dio, Javé, Allah …) gli ha dato da vivere o da compiere. Non per niente oggi, più avvertiti o più intimoriti di un tempo da guasti già apportati al nostro pianeta, parliamo di sviluppo delle attività umane che siano “eco-sostenibili”.
Se i miei appunti sopra descritti possono essere ritenuti non infondati, quantomeno, si condividerà con me il timore che “i Verdi” siano nelle loro proteste spesso velleitari e per ciò dannosi, poiché pretendono di incidere nell’organico insieme del creato in modo unilaterale, parziale e preconcetto. Se poco mi si darà ragione, si farà propria la mia piccola ma chiara richiesta che la società, e per essa la politica (i governanti), nel delineare uno sviluppo urbano e territoriale, individui in un tutt’uno, puntuale e razionale, il dove, come e cosa attuare, affinché ci sia - ripeto - al tempo stesso il rispetto della Natura e dell’Uomo. Ciò che spesso non avviene, con gravi conseguenze laddove a essere violentato o non rispettato è l’equilibrio geologico, o con conseguenze meno visibili e clamorose, ma non meno importanti, quando ad essere colculcati sono esigenze e diritti dell’umano.
Termino con una provocatoria forse, quanto inevitabile ed utile battuta. Se lodevole è “piantare un albero per ogni neonato” umano, bisognerebbe che poi a questi, nel suo crescere, gli si dia modo di vivere più agevolmente possibile, ivi compresa la possibilità di sgambettare già dai primi anni, con bici o a piedi, su una “passeggiata” lungomare e non su una trafficata strada autoveicolare. Dedicare a ciascun figlio dell’uomo un albero è bello (quanto un tantino vetero-retorico e talvolta strumento d’altro, quanto a manifestazione), ma occorre dare anche alla mamma con carrozzina …una passerella (fatta di legno se più ci piace del cemento o altro) per portarlo agevolmente in riva al mare, anche se si ha casa in area denominata SIC o come altro ci pare. Riduttivo che possa sembrare: questo è ragionevolmente (in ultima analisi) Fare Ambiente. Io credo.
Giuseppe F. Pollutri

1 commento:

NICOLA D'ADAMO ha detto...

Pubblico qui il commento di F.P.Cicco Spadaccini, erroneamente da me inserito sul primo articolo d Lucio Ritucci sullo stesso argomento.
DI F.P. CICCO SPADACCINI
Giuseppe, l’amico Luccio a modo suo cerca di richiamare l’attenzione sulla qualità della vita utilizzando un argomento semplice alla portata di tutti. Non credo che pensi di salvare il pianeta piantando alberelli nelle aiuole della città. Non è uno sciocco.
Tu ribatti con argomentazioni che invece implicano mettere mano agli stili di vita, ai modelli delle società, cioè poni noi di fronte a problematiche complesse che per risolverle occorre una rivoluzione culturale.
Quegli stessi bambini che porteremmo a spasso su una passerella di legno su prati fioriti, appena qualche anno dopo metteranno in croce quelle stesse mamme che li spingevano nei carrozzini, per avere un motorino e scorazzarci su piste asfaltate e non su vialetti alberati.
Per fare quei motorini, per verniciarli, per farli andare, per quelle strade, occorre alterare e trasformare pesantemente parte del pianeta.
Trascorsi altri pochi anni, imbratteranno i muri delle scuole, parcheggeranno le auto sui marciapiedi, consumeranno jeans struscialdoli per terra, e durante i rave party distruggeranno quel poco di verde che i genitori saranno stati capaci di ripristinare.
Poi arriveranno altri bisogni, sempre più complessi, dal turbo al palmare, e altra parte del pianeta dovrà essere trasformata per soddisfarli.
Quando ero ragazzo nella mia famiglia entrava un solo stipendio e si campava in 7; ma i cappotti si rivoltavano, le scarpe si risuolavano, il pane non si buttava, e quando compravi una camicia ci trovavi polsini e colletto di ricambio. E tutte le mamme, a differenza di oggi, sapevano come tenere un ago in mano. Solo per fare qualche esempio.
E’ chiaro che quella famiglia trasformava un’infima parte del pianeta rispetto a quella che oggi una analoga famiglia brucia.
Per me non è questione di parchi, di sic, di eolico, di eco, di biologico, ed altri epiteti del genere; è questione di modo di vivere.
Non so se siamo ancora in tempo, sono pessimista. Potrei cambiare idea se vedessi scendere e risalire a piedi dalla marina, 9 ragazzi su 10, invece di vederli 10 su 10 con i motorini.
Intanto, prima che il Dio di Abramo (non ho problemi di laicità), ci scacci di nuovo dall’Eden proviamo a piantare ‘sti alberelli; ma diciamo ai ragazzi di non illudersi, chè un albero adulto produce in un giorno solo un terzo circa dell’ossigeno che un uomo consuma nello stesso giorno.