sabato 25 aprile 2020

La storia dell'antica FESTA DELL'INCORONATA: è l'unica volta che non si celebra dal 1738 (FOTO storiche)

SOLO MESSA IN STREAMING DOMANI ALLE 11





di LINO SPADACCINI

Dal 1738, ogni anno, nell'ultima domenica di aprile,  si è sempre celebrata la festa in onore della Madonna dell'Incoronata. Quest'anno, per la prima volta, a causa del covid-19, non è consentita nessuna manifestazione pubblica.
Domani mattina alle ore 11, la S. Messa verrà trasmessa in diretta streaming da Misericordia TV, visibile sulla pagina facebook e sul canale youtube.
A partire dalla festa e processione di S. Vincenzo Ferreri, il lunedì di Pasqua, e adesso quella della Madonna dell'Incoronata, probabilmente anche le altre feste di primavera salteranno.


Nel nostro piccolo, attraverso la pubblicazione di immagini storiche e in parte inedite, cercheremo di far rivivere la festa dell'Incoronata con la speranza che
60 foto storiche>>>
torni presto tutto alla normalità e che l'anno prossimo si possa tornare a solennizzare questa festività molto cara ai vastesi.

La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso che si verificò nella primavera del 1738quando, a causa del perdurare della siccità, venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva essere onorata.

In seguito all’espansione della contrada di S. Martino, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre 1826, propose all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per un migliore servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto dell’edificio fu disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo 1860 il Re Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da Guardiagrele e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i lavori necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio si occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del mobilio.

L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la guida di   P. Giuseppe   Cerritelli  da   Chieti, presero possesso del romitorio e otto giorni più tardi avvenne la cerimonia d’inaugurazione. Solo pochi mesi dopo, in seguito alla soppressione di tutte le comunità religiose, avvenuto con decreto del 17 febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati nella villetta del signor Antonino Celano. Questi rivendicando il diritto di proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a riottenere sia la chiesa che il convento, che a loro volta vennero donati ai frati cappuccini.
Nel 1914 fu aperto il Collegio Serafico e grazie all’opera di P. Beniamino da Cupello e P. Pio da Ateleta, molti giovani vennero guidati nello studio: oltre duecento sono diventati sacerdoti e tra di loro due sono stati elevati al rango di Vescovo.

Molti lavori vennero eseguiti tra il 1932 ed il 1938, tra cui la costruzione della cappella in onore di S. Corrado di Parzham, un’altra in onore di S. Veronica Giuliani e l’inaugurazione della nuova facciata della chiesa, così come la vediamo oggi, che comprende il porticato con il nuovo coro nella parte superiore.

Nel 1938, in ricordo del 2° centenario del santuario, i festeggiamenti culminarono il 30 aprile, giorno della festa, alla presenza del Vescovo, mons. Giuseppe Venturi,con la solenne imposizione della Corona sul capo della Madonna e la Consacrazione della Città a Maria Santissima con la formula pronunziata dalla prima autorità cittadina.

Nella domenica delle palme del 1963 vennero consacrate tre nuove campane. Ma nella notte del 20 maggio successivo, ignoti ladri penetrati all’interno del Santuario, rubarono la triplice corona in argento dorato. Senza esitazione i frati e tutta la comunità parrocchiale pensarono di far realizzare una nuova corona tutta in oro lavorata a sbalzo a mano. A meno di un anno dal furto, il 3 maggio 1964, la corona venne benedetta da Papa Paolo VI e il 31 maggio, per il Rito della Incoronazione, venne dato ampio risalto all’evento, con la partecipazione del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian e di altre eminenti personalità.

Nell'aprile del 1988, nella ricorrenza del 250° anniversario del Santuario dell'Incoronata, i Padri Cappuccini hanno organizzato una serie di eventi culminata con la solenne concelebrazione eucaristica, davanti la Cattedrale di S. Giuseppe, presieduta dal Card. Francis Arinze, Presidente del Segretariato dei non cristiani.

Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere ed anche poesie.

"La festa dell’Incoronata, come l’altra della Penna", scriveva Alfonso Sautto tra le colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano, "richiamava un’affluenza enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi, riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi, consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di canti e di suoni".

Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e fischiettini.

In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo A la Madònne di la 'Ngurnáte, ritroviamo la puntuale descrizione dello spirito della festa:
Accušcë li pirzáun' a la 'Ngurnate!
Varlòtte di lupëine, puparille,
'ndrëich' e caštàgne prúpet' a vvracciáte:
cirte taralluccére ma, uhé, bille!

'M bácce ala cchiisce La Pichicche abbáte
a vvánne' scattilálle e ssunarille;
e ssátt' a 'n' árche šta Munzî assittáte
arrét' a 'na bbangátte di ciuffille.

Nu quafunátte séune la scupëine;
du'quatrére cchiù'llà ánn' allimmèlle;
e a 'na bbarràcche, addò' si jéuch' a vvëine,

si váit' a rilluciéje nu curtèlle…
nu scàppa scàppe… e 'mmêzz' a l'ammujëine
nu štrëlle: A l' òm' accëise Cianarèlle!!!

Nei versi sono citati due personaggi vastesi molto conosciuti Camillo Paolino (La Pichicche) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico Miscione (Munzù) fabbricante di fantocci di creta.

Lino Spadaccini


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